Home > People > Editoriali > #iosonotorino > 1988 – 2018, trent’anni di Torino. Il punto di vista
Abbiamo chiesto ad alcuni protagonisti della vita cittadina di questi anni, la loro opinione sul passato, sul presente, sul futuro di Torino. Un’occasione per fermarsi a riflettere su ciò che è stato e ciò che potrà essere.
La testimonianza di Alessandro Meluzzi, medico psichiatra, psicologo forense e crime analyst, docente universitario e già primario ospedaliero.
Come ha visto cambiare Torino negli ultimi 30 anni?
Torino ha subito una intensa deindustrializzazione passando dalla monocultura industriale stile FIATcentrica al tentativo, culminato con le olimpiadi del 2006, di reinventarsi come metropoli del loisir, dell’enogastronomia e del terziario più o meno avanzato. Da un punto di vista strettamente personale è migliorato e si è rallegrato l’aspetto di piazza Vittorio Veneto, dove è situato il mio studio, così come quello di via Maria Vittoria, trasformatasi da via degli antiquari un po’ stantii a quella del food giovanile. Quanto al livello dei redditi torinesi e del riflesso inevitabile sulla possibilità di spese, anche sanitarie, è difficile dire, anche perché indubbiamente non fosse che per anzianità una certa tendenza alla crescita professionale è inevitabile.
La città è bella in modo stupefacente per chi la visita la prima volta. Una vera capitale di stato europeo, almeno da Vittorio Amedeo di Savoia in avanti.
Come la immagina nel futuro?
Credo che difficilmente Torino potrò ritrovare una nuova vocazione nazionale ed europea senza puntare sulle sue eccellenze culturali, universitarie, come il prestigioso Politecnico e molte altre facoltà universitarie, e di una maggior capacità di potenziare la rete di trasporti, dall’alta velocità ferroviaria sull’asse dell’Europa meridionale e del trasporto aereo. La città è bella in modo stupefacente per chi la visita la prima volta. Una vera capitale di stato europeo, almeno da Vittorio Amedeo di Savoia in avanti.
Un aneddoto degli ultimi 30 anni…
Sicuramente l’elezione a deputato di Mirafiori contro ogni scommessa e previsione battendo un gigante della politica di sinistra come Sergio Chiamparino, allora segretario del PDS. La dimostrazione di una città meno conservatrice, statica e incapace di cambiare di quanto non venga descritta in tanti clichés banali.
Li ringraziamo tutti, da chi ha premuto più sui tasti del cuore e dell’emozione a chi ha messo l’accento sulle vicende storiche e sui progetti.