È un progetto a lungo termine, teso a durare un triennio, quello che porta la Carrozza del Re nel capologo piemontese. Appartenente alle Collezioni Presidenziali del Quirinale Mylord – così si chiama, anche se negli inventari antichi figura la definizione di Polonese – era uno dei mezzi di trasporto preferiti da Vittorio Emanuele II per le sue uscite a Roma e, simbolicamente, è ora collocata a pochi passi dalla loggia da cui Carlo Alberto annunciò, il 4 marzo 1848, la promulgazione dello Statuto.
L'occasione è quella dei 160° anni dell'Italia Unita, celebrazione che vedrà anche il Ministro della Cultura Dario Francheschini a tenere un intervento tematico, virtuale, sui canali del Museo del Risorgimento.
Per l'occasione viene presentato anche il nuovo allestimento Le armi del Re, una selezione di 21 oggetti di notevole pregio e importanza storica, recentemente restaurati, che facevano parte delle ricche raccolte personali di Vittorio Emanuele II
Oltre alle armi, la collezione comprende bandiere, uniformi, onorificenze e altri oggetti strettamente personali: alcuni si collegano al ruolo pubblico del sovrano, come i doni diplomatici o le armi che ricordano le battaglie del Risorgimento, altri sono da mettere in relazione con gli interessi personali di Vittorio Emanuele II, primo fra tutti la caccia, documentata da una spettacolare collezione di fucili e coltelli.
L'allestimento include anche due armature giapponesi, la B. 53 e la B. 54, entrambe donate al sovrano dall’imperatore Meiji nel 1869 e nel 1871, a pochi anni di distanza dalla firma del trattato di amicizia e commercio che apriva le relazioni diplomatiche tra il Regno d’Italia e l’Impero giapponese.
Si trattava di doni prestigiosi come testimoniano la cura nel realizzarle e la scelta dei materiali impiegati che indicano la destinazione a personaggi di rango elevato. La prima armatura è un apparato difensivo leggero utilizzato per lo scontro a piedi. A differenza della B. 53, montata già nell’Ottocento su un manichino, l’armatura B. 54 è stata riproposta nel suo insieme solamente ora, per sottolinearne l’aspetto unitario e facilitarne una più immediata lettura.
Leggi l'intervista a Enrica Pagella, direttrice dei Musei Reali di Torino. Clicca qui