Home > People > Editoriali > #iosonotorino > 1988 – 2018, trent’anni di Torino. Il punto di vista
Abbiamo chiesto ad alcuni protagonisti della vita cittadina di questi anni, la loro opinione sul passato, sul presente, sul futuro di Torino. Un’occasione per fermarsi a riflettere su ciò che è stato e ciò che potrà essere.
La testimonianza di Chiara Appendino, sindaca della Città di Torino.
Come ha visto cambiare Torino negli ultimi 30 anni?
Torino per me è sempre stata una Città la cui cifra era il lavoro e la produzione di eccellenze. Vent’anni fa la storia della FIAT era ancora più presente di quanto non lo sia oggi, il brand era italiano e tante famiglie torinesi avevano avuto a che fare in maniera più o meno diretta con questa realtà industriale. Tuttavia, non ho mai smesso di ammirare orgogliosa le ricchezze del nostro territorio. Visitavo i musei, le mostre, frequentavo gli eventi, i concerti e molto altro. Di queste ricchezze si sono accorti in molti, anche ben oltre i confini del Piemonte e dell’Italia. Torino ha iniziato ad essere sempre più frequentata da turisti. Tuttavia questa meritata ed eccellente rivalutazione non ha sopperito completamente al calo della spinta industriale che nel frattempo è andato diffondendosi. Oggi è tempo di conciliare queste due anime. Restituire spazio alla natura produttiva del territorio promuovendo al contempo le sue ricchezze artistiche, naturali e culturali.
Torino deve fare quello che sa fare meglio: arrivare prima ed eccellere. Per farlo è necessario impostare il prima possibile le condizioni affinché ritrovi la sua spinta produttiva
Come la immagina nel futuro?
Rinnovata. Torino deve fare quello che sa fare meglio: arrivare prima ed eccellere. Per farlo è necessario impostare il prima possibile le condizioni affinché ritrovi la sua spinta produttiva alla luce delle innovazioni che caratterizzano il nostro tempo. Penso alla digitalizzazione, IoT, smart environments, industria 4.0, il Competence Center dove Torino si è classificata al primo posto. Perché ciò diventi realtà è necessario preparare un ecosistema adatto, con know-how e infrastrutture. Il primo c’è, anche grazie a storiche realtà quali il Politecnico, l’Università. Sulle infrastrutture stiamo lavorando e portando a casa importanti risultati, anche grazie a collaborazioni interistituzionali. Queste sono le condizioni per rilanciare il territorio, promuovere la produzione e l’aumento di posti di lavoro. Mi immagino poi una Torino più vivibile, con più biciclette, mezzi elettrici e meno inquinamento, in cui ci sia spazio per i giovani, cultura, eventi e per stare insieme. Vorrei una Città che sia da vivere ancor prima che da visitare.
Un aneddoto degli ultimi 30 anni…
Un giorno rientrando a casa trovai la lettera di una cittadina in cui mi scriveva della sua situazione: una mamma sola, con figli e un lavoro precario. Era una lettera intrisa di dolore ma anche di speranza e di determinazione. Chiesi che venisse contattata dall’Ufficio del Sindaco per i Rapporti con il Cittadino; la contattarono e – con il supporto dei servizi sociali – affrontarono la sua situazione. Mi riferirono poi che si concluse felicemente e per me fu una gioia immensa. Voglio qui cogliere l’occasione per ringraziare ancora una volta il personale della Città che si occupa dei servizi ai meno fortunati. E comunicare a questi ultimi che la Città c’è ed è pronta a mettere in campo tutte le soluzioni possibili per aiutare chi è in difficoltà. Stare in mezzo alle persone, ascoltarle, raccogliere istanze, segnalazioni e anche critiche è un momento di crescita, necessario per una Sindaca.
Li ringraziamo tutti, da chi ha premuto più sui tasti del cuore e dell’emozione a chi ha messo l’accento sulle vicende storiche e sui progetti.