Home > People > Editoriali > #iosonotorino > 1988 – 2018, trent’anni di Torino. Il punto di vista
Abbiamo chiesto ad alcuni protagonisti della vita cittadina di questi anni, la loro opinione sul passato, sul presente, sul futuro di Torino. Un’occasione per fermarsi a riflettere su ciò che è stato e ciò che potrà essere.
La testimonianza di Daniela Piazza, fondatrice della casa editrice torinese ‘Daniela Piazza Editore’.
Come ha visto cambiare Torino negli ultimi 30 anni?
La città è mutata, naturalmente in meglio. Mi basta riportare un episodio: nel 1993, quando ero alle relazioni esterne dell’aeroporto, avevamo organizzato un convegno con i direttori degli aeroporti di tutto il mondo. Torino all’epoca veniva ancora considerata dalle guide straniere un ‘sobborgo’ di Milano, ma dopo l’evento il presidente dell’aeroporto Franco Pennella e l’AD Claudio Boccardo si videro recapitare delle lettere di apprezzamento per la città. Chi era intervenuto pensava fosse una città grigia, triste e buia, dove si andava a dormire alle otto di sera per prepararsi al lavoro in fabbrica. Poi si sono ricreduti, e hanno imparato ad amarla. E quando sono arrivate le Olimpiadi nel 2006, la città è totalmente cambiata.
La città è mutata, naturalmente in meglio
Come la immagina nel futuro?
Mi auguro che migliori sempre di più e che venga sempre più apprezzata.
Un aneddoto degli ultimi 30 anni…
Il ricordo che vorrei trasmettere ai lettori è molto personale, ma mi sento di condividerlo con loro perché riguarda mia mamma, che allora aveva 87 anni. Il ricordo di una madre è universale. Nel 2011, durante l’Adunata Nazionale degli Alpini, avevamo lasciato la macchina a Porta Susa per girare per la città e salire più tardi in Famija Turinèisa a guardare la sfilata con Gianduja e Giacometta. La sera siamo andati a concludere la giornata con la Fanfara Montenero in riva al Po, dove avevano l’accampamento e dove abbiamo cenato. Un alpino ha chiesto a mia madre di ballare; erano almeno 30 anni che non danzava più e dopo era sorridente e felice come non mai. Siamo tornati a casa con un bellissimo ricordo: quello di una città che ha saputo accogliere con gioia tanta gente, ma che è stata contraccambiata allo stesso modo.
Li ringraziamo tutti, da chi ha premuto più sui tasti del cuore e dell’emozione a chi ha messo l’accento sulle vicende storiche e sui progetti.