Home > People > Editoriali > #iosonotorino > 1988 – 2018, trent’anni di Torino. Il punto di vista
Abbiamo chiesto ad alcuni protagonisti della vita cittadina di questi anni, la loro opinione sul passato, sul presente, sul futuro di Torino. Un’occasione per fermarsi a riflettere su ciò che è stato e ciò che potrà essere.
La testimonianza di Davide Canavesio, imprenditore e investitore torinese in svariati settori come quello del food tech, con brand internazionali legati alla ristorazione. È anche investitore in startup innovative come Enerbrain, Pharmercure e WeTaxi, di cui è presidente. Amministratore delegato di Environment Park.
Come ha visto cambiare Torino negli ultimi 30 anni?
Ho vissuto a Torino fino al 2000, anno in cui sono andato negli Stati Uniti e poi a Londra per lavoro. Fino ad allora avevo sempre avuto un’idea di Torino come un luogo grigio e ingessato nella sua immagine di città industriale, quadrata, anche nella mentalità, e senza grandi cose da fare. Sono tornato a Torino nel 2006, per le Olimpiadi invernali, e il cambiamento è stato evidente: ho trovato una città più coraggiosa e consapevole di avere capacità pari ad altre città europee, ma soprattutto ho visto cambiare profondamente le persone, a partire dall’atteggiamento. Negli ultimi 5 anni ho visto una sorta di nuovo affaticamento della città. E il rischio è di tornare indietro.
Ho molta fiducia in Torino. La immagino davvero come una ‘città delle opportunità’, capace di scrollarsi di dosso i paragoni con Milano o con altre metropoli
Come la immagina nel futuro?
Ho molta fiducia in Torino. La immagino davvero come una ‘città delle opportunità’, capace di scrollarsi di dosso i paragoni con Milano o con altre metropoli, per affermarsi come un luogo con proprie caratteristiche e identità. Possiamo essere tra i primi per l’innovazione, per lo sport, per l’università e per la qualità della vita, e possiamo diventare una città unica. In sintesi, la Torino del futuro la immagino ‘a portata di mano’.
Un aneddoto degli ultimi 30 anni…
Spero di non deludere i lettori, ma le Olimpiadi sono state davvero l’elemento più significativo per quel che mi riguarda. Sono tornato a Torino proprio nel 2006 per la cerimonia di apertura dei Giochi. Era il periodo in cui dovevo decidere se tornare dopo aver vissuto una vita molto stimolante all’estero. Ciò che mi ha fatto cambiare idea non è stata tanto la cerimonia di apertura dei Giochi, ma l’immagine dell’ingresso dello stadio pieno di migliaia di volontari con il sorriso, che andavano incontro alla gente e regalavano abbracci. Per me è stato uno shock perché in un istante sono crollati tutti i pregiudizi che avevo su una città grigia, inquadrata e un po’ noiosa. Ho percepito in un attimo la vera essenza di Torino e dei torinesi: l’apertura e l’entusiasmo per il futuro.
Li ringraziamo tutti, da chi ha premuto più sui tasti del cuore e dell’emozione a chi ha messo l’accento sulle vicende storiche e sui progetti.