Torino, estate 2019
Non è un argomento propriamente allegro, ma in questo articolo vorrei spendere due parole in materia di successioni per cercare di sfatare quella che è, a tutti gli effetti, una leggenda urbana. Spesso capita che si rivolgano a me persone che vogliono fare testamento o avere informazioni sulla loro successione, e che mi dicano di aver letto su internet, o di aver saputo da conoscenti e amici, che i fratelli e le sorelle vantano diritti sulla loro futura eredità. Alla mia richiesta di sapere che mestiere facciano costoro, in genere mi sento rispondere: «Me l’ha detto il mio vicino di casa, il mio fruttivendolo, la mia parrucchiera…». Ancora non mi è mi capitato di sentir dire «me l’ha detto il mio personal trainer», ma prima o poi capiterà. È opinione comune che i fratelli e le sorelle del defunto ereditino parte del suo patrimonio e che vi sia una sorta di diritto, da parte loro, a concorrere all’eredità. Questa affermazione è però vera e falsa allo stesso tempo.
Vediamo di chiarire la situazione con qualche esempio concreto. Partiamo da un principio fondamentale: i fratelli e le sorelle non sono legittimari, non hanno cioè una quota di eredità riservata loro dalla legge e, quindi, possono essere esclusi dall’asse ereditario con un testamento. Ciò non vuol dire, però, che non ereditino mai in assenza di una contraria volontà testamentaria. Se chi muore non è sposato (o unito civilmente) e non ha figli né genitori, l’eredità si devolve per intero ai fratelli e alle sorelle. Se muore Tizio che è celibe, senza figli né genitori, l’eredità andrà tutta in parti uguali ai fratelli Caio e Sempronio. Se invece vi sono ancora uno o entrambi i genitori, l’eredità si devolve in parti uguali ai genitori e ai fratelli e sorelle. Quindi, se il nostro Tizio, oltre ai fratelli Caio e Sempronio, ha ancora il padre Tizione, l’eredità andrà per metà ai fratelli, in parti uguali tra loro, e per l’altra metà al padre Tizione. Poniamo invece che il defunto sia sposato con figli: in questo caso ai fratelli non spetta nulla, così come nel caso in cui non sia coniugato, ma abbia uno o più figli. Se dunque Tizio è sposato con Mevia e ha due figli, Tizietto e Mevietta, alla moglie spetterà un terzo dell’eredità e ai due figli i due terzi, mentre ai fratelli Caio e Sempronio non spetterà nulla. Ai fratelli non spetterà nulla anche nel caso in cui Tizio non sia sposato e abbia solo i due figli Tizietto e Mevietta. Il caso più critico – per le considerazioni che faremo più avanti – è quello del soggetto che è sposato, ma non ha figli. La maggior parte dei non addetti ai lavori pensa che l’eredità vada tutta al coniuge, ma questa è una credenza che non ha riscontro nella realtà, in quanto in questo caso l’eredità in parte va al coniuge, in parte ai fratelli e sorelle e in parte ai genitori, se vi sono.
Torniamo ai nostri personaggi: Tizio è sposato con Mevia, non ha figli e non ha più i genitori, ma ha i soliti due fratelli Caio e sempronio. In questo caso, in assenza di testamento, l’eredità si devolve per i due terzi alla moglie Mevia e per un terzo ai due fratelli Caio e Sempronio. Se poi Tizio avesse ancora uno o entrambi i genitori l’eredità andrebbe suddivisa per due terzi al coniuge Mevia, per un quarto ai genitori Tizione e Tiziona e per un dodicesimo ai fratelli Caio e Sempronio. Negli ultimi casi esaminati, si potrebbe creare una situazione che può essere fonte di spiacevoli conseguenze: si pensi al caso di una giovane donna che, rimasta vedova, vorrebbe risposarsi e che ha il patrimonio immobiliare in comune con i parenti del marito defunto, i quali potrebbero, per impedirle di rifarsi una vita, ostacolarne la vendita o opporsi a una divisione. Ecco che in questo caso, come negli altri, soccorre il testamento: come abbiamo già detto, i fratelli e le sorelle, contrariamente ai genitori, che hanno un diritto sull’eredità dei figli che a loro volta non hanno figli, non sono legittimari e quindi possono essere esclusi dalla successione attraverso la redazione di un testamento. Come sempre, sarebbe buona norma rivolgersi a un professionista, e preferibilmente a un notaio, per ricevere consigli in materia e per cercare di pianificare per tempo e in modo consapevole la propria successione.