News

#iosonotorino

di Luigi Ratclif

1988 – 2018, trent’anni di Torino. Il punto di vista

Abbiamo chiesto ad alcuni protagonisti della vita cittadina di questi anni, la loro opinione sul passato, sul presente, sul futuro di Torino. Un’occasione per fermarsi a riflettere su ciò che è stato e ciò che potrà essere. 

La testimonianza di Luigi Ratclif, responsabile per la Città di Torino dei programmi di promozione della creatività e innovazione della Divisione Cultura, Istruzione e Gioventù. È inoltre Segretario nazionale GAI (Associazione per il Circuito dei Giovani Artisti Italiani).

Come ha visto cambiare Torino negli ultimi 30 anni?

Il cambiamento è sotto gli occhi di tutti, faccio parte di quella squadra di persone che tra gli anni ’80 e ’90 hanno lavorato a un’idea di città che fosse creativa e pulsante com’è oggi. All’epoca la città aveva già in sé tutte le potenzialità per risvegliarsi a livello culturale e quei semi che abbiamo immesso nel terreno oggi stanno dando i loro frutti.

All'epoca la città aveva già in sé tutte le potenzialità per risvegliarsi a livello culturale e quei semi che abbiamo immesso nel terreno oggi stanno dando i loro frutti

Come la immagina nel futuro?

Credo sia inevitabile che questo slancio permanga. La città si sta posizionando bene nel panorama italiano e internazionale per quanto riguarda le arti contemporanee, bisogna però lavorarci sopra ancor di più. È necessario un dialogo virtuoso tra il sistema creativo e le istituzioni. Bisognerebbe coniugare i grandi eventi con le diverse attività culturali, rendendo quest’ultime più diffuse e capillari in tutta la città, coinvolgendo i giovani emergenti e i centri di produzione indipendente. Spero che in futuro questo pulsare possa diventare una delle cifre distintive della nostra città.

Un aneddoto degli ultimi 30 anni…

Penso alla primavera del ’97 quando abbiamo organizzato la Biennale dei Giovani Artisti dell’Europa e del Mediterraneo alla Cavallerizza Reale che per la prima volta riapriva le sue porte alla città. Fu un’invasione pacifica di giovani creativi che rappresentò per la città qualcosa di più che un fatto culturale. Portò a Torino centinaia e centinaia di artisti per 10 giorni e da lì partì la consapevolezza, la forza e la solidità di una città che poteva aprirsi al mondo e affrontare eventi importanti. Come ripeto spesso, se Torino sorride, diventa irresistibile.

 

 

Questa e altre 61 testimonianze

sul numero dei 30 anni di Torino Magazine.

Li ringraziamo tutti, da chi ha premuto più sui tasti del cuore e dell’emozione a chi ha messo l’accento sulle vicende storiche e sui progetti.