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#iosonotorino

di Marco Francia

1988 – 2018, trent’anni di Torino. Il punto di vista

Abbiamo chiesto ad alcuni protagonisti della vita cittadina di questi anni, la loro opinione sul passato, sul presente, sul futuro di Torino. Un’occasione per fermarsi a riflettere su ciò che è stato e ciò che potrà essere. 

La testimonianza di Marco Francia, presidente del Comitato Regionale Piemonte della Federazione Italiana Golf.

Come ha visto cambiare Torino negli ultimi 30 anni?

Mi vengono in mente alcuni momenti legati alla fine degli anni 80. Anni ruggenti, di edonismo reaganiano, dell’insostenibile leggerezza dell’essere di Kundera e di ‘quelli della notte’ di Arbore. Sarà che quando si torna indietro con i ricordi e si ringiovanisce, tutto sembra più bello e la malinconia prevale su ogni altro sentimento, ma certo erano anni felici e divertenti anche perché avevo poco più di vent’anni. Proprio in quegli anni cambia la mia vita privata e professionale insieme. Nell’88 vengo assunto a 24 anni in Publitalia/Fininvest e incomincio così un percorso personale e professionale che terminerà nel 2015 dopo 29 anni di onorata ‘militanza’ nel ‘Biscione’. Ho vissuto quindi Torino in modo diverso, perché era come se fossi in trasferta nella mia città, ma ho imparato a vederla sotto una diversa prospettiva, ad apprezzarne i meriti ma anche a sottolinearne quando era giusto farlo, qualche cattiva abitudine caratteriale. Ho sempre tifato per lei come si fa con il figlio più ‘difficile’. Torino è cresciuta moltissimo in questi 30 anni e si è data un ‘andi’ per fortuna, ma credo che molto sia ancora il percorso da fare per rendere giustizia ad una città bellissima e piena di idee.

Torino è cresciuta moltissimo in questi 30 anni e si è data un 'andi' per fortuna, ma credo che molto sia ancora il percorso da fare

Come la immagina nel futuro?

Spero vivamente che superi quel provincialismo atavico che purtroppo troppo spesso pervade i torinesi che si vedono sempre e solo in competizione con Milano, lagnando presunti complotti e furti immaginari. Che vada oltre tutto questo e anzi crei con Milano un collegamento virtuoso che sia la giusta sintesi tra l’intraprendenza milanese e l’eleganza torinese. La nostra città può vincere e risollevarsi purché impari ad osare di più. Spero che le nuove generazioni abbiano nella loro indole il coraggio di non nascondersi e di mostrare Torino e la sua bellezza al mondo senza quel pudore esagerato che ha impedito alla nostra città di essere quello che avrebbe meritato di essere.

Un aneddoto degli ultimi 30 anni…

Uno degli eventi che ricordo con maggiore commozione è sicuramente il 50° anniversario della tragedia di Superga. Mi torna in mente la sera della partita commemorativa al Delle Alpi, ci andai con un mio collega dell’epoca. Lui era di La Spezia e si ricordava che il Grande Torino aveva incontrato i mitici Vigili del fuoco di La Spezia che lo avevano battuto nella finale dello scudetto del ’44. Era incuriosito di vedere come venivano commemorati i campioni granata quella sera. Mi voltai verso di lui e lo vidi piangere come un bambino, l’emozione aveva fatto un brutto scherzo, ma in quel momento capii ancora una volta la magia di una squadra tanto forte quanto sfortunata ed il senso di appartenere ad un destino crudele ma straordinariamente fascinoso. Da quel giorno anche lui divenne un po’ tifoso granata.

 

 

Questa e altre 61 testimonianze

sul numero dei 30 anni di Torino Magazine.

Li ringraziamo tutti, da chi ha premuto più sui tasti del cuore e dell’emozione a chi ha messo l’accento sulle vicende storiche e sui progetti.