Home > People > Editoriali > #iosonotorino > 1988 – 2018, trent’anni di Torino. Il punto di vista
Abbiamo chiesto ad alcuni protagonisti della vita cittadina di questi anni, la loro opinione sul passato, sul presente, sul futuro di Torino. Un’occasione per fermarsi a riflettere su ciò che è stato e ciò che potrà essere.
La testimonianza di Paolo Turati, economista, docente di Wealth Management alla SAA School of Management dell’Università di Torino.
Come ha visto cambiare Torino negli ultimi 30 anni?
Personalmente la trovo una Città molto differente: per certi aspetti in modo positivo, specialmente quanto alla riqualificazione di gran parte delle aree centrali, tanto che Torino è ormai davvero riconosciuta a livello internazionale come una città bellissima; per altri versi rilevo nuovi aspetti di grave criticità per diverse zone della città che sono diventate delle vere e proprie ‘enclaves’ immigratorie in cui si va registrando un grave degrado sociale e urbanistico anche in termini di drammatica riduzione dei valori immobiliari. Da un punto di vista professionale riscontro una sorta di mutazione genetica, con ampia retrocessione dell’impresa industriale e delle presenze istituzionali in senso anche lato (Borsa Valori, Enel, Italgas, Sip, Fiat) solo in parte compensate da una crescita dell’attività turistico-culturale e formativa.
Ginevra, Zurigo, Basilea, Monaco, Vienna sono modelli in cui Torino potrebbe e dovrebbe vedersi rispecchiata.
Come la immagina nel futuro?
Immagino (magari sogno!) una città con trasporti sempre più efficienti (varie linee di metropolitana in primis), con una sicurezza pubblica garantita ai massimi livelli per i cittadini, con coefficienti di respirabilità dell’aria adeguati, con attività turistico-culturali sempre più in grado di creare valore. Ginevra, Zurigo, Basilea, Monaco, Vienna sono modelli in cui (anche per le presenze istituzionali internazionali e sovranazionali che hanno saputo attrarre) Torino potrebbe e dovrebbe vedersi rispecchiata.
Un aneddoto degli ultimi 30 anni…
Da ex corridore ciclista, non posso esimermi dal citare la decisione di porre assai giustamente l’arrivo della più antica corsa del Paese, la Milano-Torino, in cima alla mitica salita di Superga, dopo averla fatta percorrere ben due volte per renderla più selettiva per i vari Contador o Nibali.
Li ringraziamo tutti, da chi ha premuto più sui tasti del cuore e dell’emozione a chi ha messo l’accento sulle vicende storiche e sui progetti.