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#iosonotorino

di Rocco Moliterni

1988 – 2018, trent’anni di Torino. Il punto di vista

Abbiamo chiesto ad alcuni protagonisti della vita cittadina di questi anni, la loro opinione sul passato, sul presente, sul futuro di Torino. Un’occasione per fermarsi a riflettere su ciò che è stato e ciò che potrà essere. 

La testimonianza di Rocco Moliterni, giornalista professionista, firma del supplemento de ‘La Stampa’ TorinoSette.

Come ha visto cambiare Torino negli ultimi 30 anni?

La Torino di fine anni ’80 non era plumbea e noiosa come oggi si ritiene. Nell’88 ero appena approdato a TorinoSette, il supplemento metropolitano della Stampa e ben presto ci accorgemmo che 32 pagine non bastavano a raccogliere la vitalità e la ricchezza delle iniziative culturali che il tessuto cittadino produceva. In quella vitalità c’erano i germi per le grandi trasformazioni che in questi trent’anni hanno ridisegnato il volto di Torino. Purtroppo non l’anima: è ancora troppo incline a piangersi addosso.

Penso che Torino possa essere, come è sempre stata, una città-laboratorio. Solo che la sperimentazione e l’innovazione più che dall’industria manufatturiera verranno da altri settori.

Come la immagina nel futuro?

Penso che Torino possa essere, come è sempre stata, una città-laboratorio. Solo che la sperimentazione e l’innovazione più che dall’industria manufatturiera verranno da altri settori. Il Politecnico giocherà un ruolo importante in questo futuro. Ma anche l’enogastronomia. La immagino una città del gusto, in grado di attrarre, come oggi Copenhagen, proprio perché scopre e individua nuove tendenze. Con buona pace di quelli che snobbano la moltiplicazione dei bistrot.

Un aneddoto degli ultimi 30 anni…

Se devo ricordare alcune cose che mi hanno fatto sognare in questi trent’anni, direi il Castello di Rivoli ai tempi di Ida Gianelli (vi ho scoperto l’arte contemporanea e la cucina di Davide Scabin) e la messinscena curata da Luca Ronconi degli ‘Ultimi giorni dell’umanità’ di Karl Kraus in un Lingotto che stava per cambiar pelle. Mi hanno emozionato credo per lo stesso motivo: vi ho sentito palpabile l’intelligenza di qualcuno che indicava in campi diversi un futuro possibile.

 

 

Questa e altre 61 testimonianze

sul numero dei 30 anni di Torino Magazine.

Li ringraziamo tutti, da chi ha premuto più sui tasti del cuore e dell’emozione a chi ha messo l’accento sulle vicende storiche e sui progetti.