Home > People > Editoriali > #iosonotorino > 1988 – 2018, trent’anni di Torino. Il punto di vista
Abbiamo chiesto ad alcuni protagonisti della vita cittadina di questi anni, la loro opinione sul passato, sul presente, sul futuro di Torino. Un’occasione per fermarsi a riflettere su ciò che è stato e ciò che potrà essere.
La testimonianza di Ruben Abbattista, docente di design della comunicazione allo IED Istituto Europeo di Design e responsabile della comunicazione istituzionale della Città di Torino.
Come ha visto cambiare Torino negli ultimi 30 anni?
La città ha davvero cambiato pelle. Per quanto Torino sia sempre stata ricca di iniziative culturali di vario genere, esse – almeno fino all’inizio degli anni 2000 – sono sempre state relegate in un mondo un po’ sommerso e underground. Con l’arrivo del grande momento olimpico si è invece capito che non solo la città aveva questo grande potenziale culturale, ma che esso poteva essere mostrato e poteva concorrere a posizionare Torino nel panorama internazionale delle città della cultura. Il grande cambiamento è stato quindi, sia dal punto di vista personale sia da quello professionale, un’acquisizione di consapevolezza sul valore e sulla molteplicità delle istanze culturali cittadine, ma anche sull’importanza di comunicare al meglio tali istanze e di coinvolgere la cittadinanza tutta nella realizzazione di iniziative sempre più partecipate.
Torino - pur con tutti i problemi dei grandi centri urbani - è una città con un alto livello di qualità della vita
Come la immagina nel futuro?
Torino – pur con tutti i problemi dei grandi centri urbani – è una città con un alto livello di qualità della vita. Credo però che si debba lavorare ancora molto per migliorare il rapporto tra città e cittadini e ciò si può realizzare da un lato definendo un grande disegno strategico, che indichi quali obiettivi la città intende raggiungere nel futuro, e dall’altro lavorando su tematiche che impattano direttamente sulla quotidianità dei cittadini: mobilità, ambiente, formazione, lavoro, internazionalizzazione. Per il futuro immagino quindi una Torino più aperta e coraggiosa, che sia in grado di attrarre giovani da tutto il mondo attraverso la qualità della propria offerta culturale e formativa, ma che al tempo stesso possa favorire la partecipazione attiva dei cittadini al progresso della propria città.
Un aneddoto degli ultimi 30 anni…
Nella mia quotidiana attività professionale mi dedico molto alla comunicazione e al design, quindi – più che un aneddoto – mi piacerebbe condividere con i lettori una considerazione. La città di Torino è stata nominata nel 2008 prima Capitale Mondiale del Design, nel 2014 è entrata nel circuito Unesco delle Città Creative per il Design ed infine nel 2017 ha ospitato l’Assemblea Generale della Organizzazione Mondiale del Design. Ciò vuol dire che la nostra città è vista nel mondo come un punto rilevante della mappa internazionale delle città dove design, creatività e innovazione contribuiscono all’evoluzione del tessuto economico e sociale del territorio. La riflessione che mi viene spontanea è che forse si accorgono di tutto ciò di più all’estero di quanto noi stessi percepiamo e tale considerazione ci dovrebbe spronare, in questo come in altri settori, a potenziare le reti territoriali e a fare massa critica per dare una rappresentazione più realistica e produttiva delle tante competenze che la città può mettere in campo.
Li ringraziamo tutti, da chi ha premuto più sui tasti del cuore e dell’emozione a chi ha messo l’accento sulle vicende storiche e sui progetti.