Per la festa della Liberazione, il Teatro Astra porta in scena La Stanza di Remo - I can’t breathe, uno spettacolo di teatro civile firmato dal collettivo artistico Saveria Project, che narra le storie di vita del partigiano Remo intrecciate a un racconto transgenerazionale sulla lotta e la Resistenza. Il collettivo artistico ha sviluppato lo spettacolo nel corso di due anni con indagini, interviste e incontri informali, per rispondere alla domanda: che cosa voglia dire essere partigiani oggi.
A partire dal 1943, a Bologna e in Emilia Romagna, molti giovani entrano nelle file della Resistenza, tra cui Remo e le staffette Lina Tìnti e Germana Masi. Remo è stato deportato e, come molti partigiani, oggi vive in una casa di riposo, in una stanza che diventa luogo in cui i ricordi di un partigiano, prigioniero politico nel campo di concentramento di Bolzano, si intrecciano con le esperienze di altre donne e uomini che hanno fatto la Resistenza. Ma è anche un contenitore in cui trova spazio il bisogno di giustizia dei ventenni afrodiscendenti, che si battono contro le discriminazioni razziali e di genere e la cui rabbia si confronta con la nostra storia.
Spiega Stefano Moretti, tra i fondatori del collettivo artistico e interprete: «Abbiamo messo in scena in forma drammaturgica l'incontro tra generazioni diverse e una riflessione sulla memoria. Tutto parte dal desiderio di incontrare il partigiano Remo [...]. Non volevamo semplicemente commemorare i partigiani o la Liberazione, ma partendo dalla loro esperienza ci siamo interrogati su chi siamo oggi. Abbiamo capito che alcuni di loro inizialmente non avevano un'idea politica precisa ma che aderirono alla Resistenza per un desiderio di libertà, come reazione alle ingiustizie e ai soprusi. [...] L'altra cosa che ci interessava era l'istruzione negli anni Trenta, durante la guerra in Etiopia, come punto di partenza per una riflessione sul razzismo che sembra endemico nel nostro Paese. [...] Con l'arrivo del Covid la riflessione si è allargata e abbiamo deciso di aggiungere al racconto quanto è successo in questi due anni perché anche la pandemia ci ha costretti a scegliere da che parte stare: è cresciuta la paura degli altri, del diverso, del vaccino, si sono create divisioni e revisioni. E al contempo ci siamo accorti che c'è già il desiderio di rimuovere quanto ci è accaduto per tornare alla normalità».
Tre attori, Luca Carboni, Stefano Moretti e Giulia Valenti, e la giovane attivista afrodiscendente di Black Lives Matter Bologna, Rebecah Commey, provano a raccontare le storie di uomini e donne che hanno fatto la Resistenza e di ripercorrere gli anni dell’educazione fascista, gli orrori rimossi del colonialismo per arrivare ai George Floyd italiani.
Lo spettacolo è una produzione TPE - Teatro Piemonte Europa e Saveria Project, con il sostegno di ERT / Teatro Nazionale, Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, A.N.P.I Comitato Provinciale di Bologna.
In occasione dello spettacolo, dal 23 aprile al 6 maggio, è possibile fruire dell'installazione in realtà aumentata della stanza di Remo, Odio gli indifferenti - I can’t breath al Polo del ‘900 con ingresso gratuito.
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