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di Michela Malerba

Presidente dell'Ordine degli Avvocati di Torino

Come è cambiata la professione di Avvocato

Il cammino di una professione tra cambiamenti e trasformazioni

Torino, speciale 30 anni

Un tempo l’avvocato aveva una preparazione esclusivamente giuridica. Per tradizione, rappresentava una parte davanti al giudice. Il privato illustrava la questione e l’avvocato la riconduceva ai principi di diritto per ‘contrapporla’ alla tesi della controparte. Al giudice, terzo e indipendente, era delegata la decisione. Questo modello processuale avversariale ha subito negli anni un’importante crisi: l’avvocato, individualista e battagliero, giurista tecnicamente preparato, ha dovuto implementare le sue conoscenze per poter sostenere le trasformazioni.

Si è assistito alla diffusione di una giustizia che non è solo contenzioso ma anche negoziazione e conciliazione. Tanti sono gli ambiti in cui si sono visti importanti cambiamenti. Uno su tutti, il diritto di famiglia: in ragione dei mutamenti culturali e sociali si richiedono oggi al professionista competenze che vanno ben oltre quelle tecniche, certamente imprescindibili. Altro esempio di cambiamento è l’arbitrato societario, che permette di demandare la soluzione di controversie ad arbitri indipendenti, in tempi certi, con costi sin da subito prevedibili e più compatibili con le esigenze di mercato delle società.

Anche il diritto collaborativo, applicabile in alcune materie, è un nuovo strumento per dirimere i conflitti. Le parti e i loro avvocati ‘collaborano’ per trovare una soluzione concordata della controversia; l’intervento del giudice è previsto solo in caso di mancato accordo. È stata poi individuata la figura del legale conciliatore e del legale che sostiene la parte nella procedura di mediazione civile e commerciale; anche in questi casi i professionisti guidano le parti nel costruire un accordo. Questo contesto riduce la domanda di giustizia davanti al giudice e contribuisce a rendere effettivo il principio costituzionale della ‘ragionevole durata del processo’, inteso non solo con riferimento al singolo processo ma anche nell’ottica della gestione complessiva dell’attività giurisdizionale. In questo quadro di cambiamento, nel 2012 è intervenuta la riforma professionale: all’avvocato oggi si richiede ‘competenza, aggiornamento, professionalità’. I nuovi ruoli affidatigli impongono specializzazione, formazione continua, confronto e cooperazione con le altre professioni. Certamente il modo tradizionale di intendere la professione, da cui sono partita, risulta oggi superato.

La sfida è adattare la professione a una società in continua e rapida evoluzione, puntando sulla capacità di svolgere funzioni diverse da quelle considerate tipiche. Oggi le doti di probità e correttezza si devono coniugare con la cultura generale, con l’attitudine alla logica e all’oratoria, alla conoscenza delle tecniche e alla consapevolezza del ruolo di negoziatore. All’avvocato si richiede di abbandonare gli individualismi che lo hanno caratterizzato a favore del gioco di squadra e della sinergia con le diverse professionalità. L’avvocatura deve evolversi, in questo necessario cammino, lasciando indietro stereotipi ormai totalmente inadeguati e anacronistici, al fine di contribuire a soddisfare quel bisogno di diritto, di giustizia, che la società quotidianamente richiede.

Michela Malerba

Nata a San Maurizio Canavese nel 1962, è avvocato iscritto al Foro di Torino dal 1991. Dopo aver svolto la pratica nello studio dell’avvocato Francesco Bosco, dove è rimasta fino al 1997, ha proseguito l’attività professionale in uno studio proprio. Nel dicembre 2000 ha costituito lo studio legale Capelletto Malerba, che si è sciolto nel maggio 2016; successivamente, insieme all’avvocato Gian Piero Chieppa, ha fondato lo studio Chieppa Malerba. Iscritta all’Albo dei Cassazionisti dal 27 gennaio 2012, dal 2017 al 2019 è stata presidente dell’Ordine degli Avvocati di Torino.