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Le 3 Manon

di Arnaud Bernard

di Laura Sciolla

Speciale Territorio 2024

COME ANTICIPAZIONE DEL CALENDARIO '24/25 DEL TEATRO REGIO, VA IN SCENA “MANON MANON MANON” E A GUIDARE L’ORCHESTRA SARÀ IL REGISTA ARNAUD BERNARD. CHE QUI SPIEGA L’ORIGINE DI QUESTO INEDITO TRITTICO

Tre opere autonome ma complementari, tre direttori d’orchestra, tre interpreti per la stessa protagonista, tre diversi cast. Dall’1 al 29 ottobre 2024, il Teatro Regio presenta Manon Manon Manon, un viaggio tra i volti della giovane protagonista del romanzo dell’abate Prévost che tanto ebbe successo nella metà del Settecento, ispirando poi tre compositori: Daniel Auber che diede vita a Manon Lescaut nel 1856, Jules Massenet che compose la sua Manon nel 1884, e Giacomo Puccini che raggiunse il suo primo grande trionfo con Manon Lescaut nel 1893, messo in scena proprio al Teatro Regio di Torino il 1 febbraio di quell’anno.

Le trame delle opere di Auber, Puccini e Massenet sono basate su questo romanzo e ognuna di esse offre un’interpretazione unica sulla storia d’amore, con vocaboli musicali e prospettive narrative differenti. Il regista di questo progetto ambizioso, e certamente intrigante per gli appassionati di opera lirica (ma non solo), dal titolo Manon Manon Manon è Arnaud Bernard.

Manon Manon Manon

Manon Manon Manon

«La Manon di Prévost è piuttosto avventurosa, ma è anche una donna libera che scopre il vero amore solo tardi. Per Auber sarà un uccello in trappola, per Massenet una donna alla ricerca di se stessa, per Puccini una donna libera e ribelle. È l’unione di tutte le Manon che fa Manon, e rappresentare le tre Manon insieme è il punto centrale di questa impresa colossale. Tutte le Manon si allontanano e si avvicinano alla loro sorella maggiore letteraria, nessuna le è fedele e nessuna la tradisce. Le tre opere sono autonome e si reggono nella loro indipendenza, ma sono le differenze ad alimentarsi a vicenda e occorre dunque un prisma comune attraverso il quale guardarle tutte e tre. Di qui l’idea, ma soprattutto la necessità, di pensare a Manon come “Manon Manon Manon” ovvero uno spettacolo in tre serate con un filo conduttore che le accomuna: il cinema. Meglio ancora, tre epoche simbolo del cinema francese».

Per Puccini il punto di vista scelto per questa messa in scena sarà quello del “realismo poetico” del cinema francese anni Trenta, quello de Il porto delle nebbie, di Amanti perduti, L’angelo del male, il cinema di Jean Gabin e Michèle Morgan che romanticizza e mette in risalto le questioni drammatiche.

Per Massenet saranno Brigitte Bardot e la Parigi anni Sessanta dell’emancipazione femminile, una BB anticonformista e fatale, con i suoi atteggiamenti disinvolti, il suo lato selvaggio, il carattere ribelle, emblema della tentazione e del peccato. L’estetica del cinema muto sarà invece la chiave per interpretare al meglio la Manon di Auber, la più delicata, la più fragile, la più “vecchio stile” delle tre Manon.

Sarà l’occa sione per ricordare non solo Georges Méliès, ma anche Alice Guy, una donna praticamente sconosciuta che fu senza dubbio la prima regista donna della storia del cinema. «La Manon di Auber – spiega Bernard – costituirà il legame tra il nostro progetto e Torino, la città dove è nato gran parte del cinema italiano, la città che ha lanciato produzioni di fama internazionale. Torino che possiede uno dei musei del cinema più belli in assoluto».

manonteatroregio.torino.it

 

(foto TEATRO REGIO TORINO)