Se dovesse definire il significato di identità per una città come Torino…
«Torino, lo sappiamo, è sempre stata caratterizzata da un’identità trainante, non unica ma sicuramente trainante. Oggi invece, dall’automobile siamo passati a poter raccontare più volti d’eccellenza: alta tecnologia, ricerca, aerospazio. Il Politecnico è poi una chicca di cui essere orgogliosi. Abbiamo forse trovato la porta che aprirà Torino al futuro? Dall’altra parte c’è il mondo della cultura. Su questo tema mi sento di portare delle osservazioni. Certo il Regio è un prestigio per tutti noi, ma pensiamo al Torino Jazz Festival… Qualche anno fa era diventato un appuntamento di riferimento internazionale, si poteva ancora crescere per proporsi al pari dell’Umbria Jazz, e invece si è ridimensionato il progetto. Niente di peggio del cominciare qualcosa che funziona e poi non esaltarlo. Credo che il low profile non porti più nulla alla città».
Eppure Torino avrebbe tante potenzialità e dalla vostra società immobiliare ne cogliete tra i primi i segnali.
«Certamente. Torino viene apprezzata per la qualità della vita che garantisce. Negli ultimi tempi abbiamo avuto molte richieste di stranieri che, dopo aver vissuto in metropoli trafficate e intense, ora cercano la tranquillità torinese abbinata a un’offerta completa di sevizi e a una viabilità che, a parte le buche, funziona. Dalla Francia e dall’Inghilterra, dalla California, dalla Nuova Zelanda, da Israele. Sono persone che hanno sì un collegamento con Torino da un punto di vista degli affetti o del lavoro, ma resta il fatto che, una volta scoperta, decidono di restarci. Se ci pensate una collina così l’abbiamo solo noi! Torino potrebbe diventare la città più attraente del mondo (bisogna sempre tenere una visione alta!) proprio per la qualità della vita. Se potessimo rinnovare il parco immobiliare, che ancora risale agli anni ’70, adeguandoci al design e agli standard richiesti, potremmo trasformarla nella Beverly Hills d’Europa. Allora potrebbe diventare attrattiva anche per i milanesi, che in 45 minuti si troverebbero immersi nel verde a godersi una villa con piscina».
È il momento di definire e comunicare l’identità futura di Torino
È solito ripetere che il valore dei metri quadri corrisponde al valore della città, ci spiega?
«Una città dinamica contribuisce al valore degli immobili. Opportunità professionali, eccellenze come quelle che menzionavo prima, un mondo di convegni ed eventi prolifico, appuntamenti culturali internazionali. Sono tutti ingredienti che contribuirebbero all’immagine della città e di conseguenza a un aumento della domanda di immobili, e quindi anche al valore dei metri quadri. A Montecarlo la media è di 50mila euro al metro quadro. Ma nessuno lo ha imposto, lo ha deciso il mercato perché il territorio è limitato e perché tutti sognano di andarci a vivere. Se Torino credesse in se stessa investirebbe di più. Non ne faccio una questione speculativa: il fatto è che per fare innovazione urbana, con i costi di ristrutturazione che ci sono oggi, il prezzo di vendita deve essere consequenzialmente adeguato. Ma deve essere corrispondente anche la percezione che gli acquirenti hanno del territorio su cui stanno investendo».
Quale sarebbe la visione, secondo lei, che potrebbe dare la svolta?
«Ci vuole un obiettivo comune: restare fermi non porta a nulla. Lo dico perché sono innamorato di questa città che vanta competenze, economie, storia. Teniamo conto che oggi le città sono in competizione continua. Avete sentito del nuovo polo di ricerca e formazione per startup di Napoli? Proprio lei che ha provato più di una volta a portarci via l’aerospazio. È il momento di definire e comunicare l’identità futura di Torino. Quando vendi una casa di nuova costruzione proponi il rendering, che dà un’idea di come verrà. Metaforicamente il mio è un invito a non aver paura di raccontare una prospettiva e fare in modo che tutti lavorino in quella direzione: Istituzioni, politici, tecnici, imprenditori».
Con passione?
«Certo! Dobbiamo tutti seguire lo stesso sogno esprimendo quella passione per le cose belle che è insita nel DNA torinese. Noi stessi, qui alla Chiusano Immobiliare, cerchiamo di fare la nostra parte presentando attraverso i social i più significativi appartamenti in vendita a Torino. Sono comunque ottimista perché credo nelle nuove generazioni che, girando il mondo, porteranno qualcosa di positivo anche alla città. È così che si fa il futuro».
(foto ARCHIVIO CHIUSANO)