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RISTORATORE CON AMORE È UN GIOCO DI PAROLE, UNA RIMA CHE PERÒ BEN RACCONTA L'OPERATO DEL CAVALIER PETER E DEL SUO DELFINO BLU. DA UNA MEZZA VITA UNO DEI LUOGHI DI RIFERIMENTO DELL'OTTIMA CUCINA DI MARE A TORINO
L’uomo che veniva da lontano sembra il titolo di un libro. E in effetti la storia che andremo a raccontare non sfigurerebbe in un romanzo. Un racconto di avventure, scommesse vinte, sfide superate e tanto amore. L’uomo che veniva da lontano è quel Cavalier Peter che mezza Torino (anche qualcosa in più) conosce perfettamente. Perché da più di quarant’anni la buona cucina di pesce in città porta praticamente il suo nome. E perché il Delfino Blu oggi non è più unicamente un ristorante, ma un cult, una storia in continuo aggiornamento. Abbiamo avuto la fortuna, grazie all’ospitalità di Peter, di mettere per un momento in pausa la frenesia delle sue giornate, sederci e chiacchierare. Partendo, come da buona usanza, dall’inizio; perché i viaggi, anche quelli lunghi, cominciano sempre dal primo passo. Ah e ci diamo del tu, altra gentilezza del Cavaliere.
E perché il Delfino Blu oggi non è più unicamente un ristorante, ma un cult, una storia in continuo aggiornamentoDove comincia questa avventura?
«Comincia come sempre dall’amore. E il mio amore per lo studio non era paragonabile a quello che poi ho coltivato per la cucina. Da laureato in legge in Egitto, mio padre voleva che seguissi quel percorso, ma io non volevo. E ho sempre cercato di seguire la passione. La scelta era più un bivio: a New York o a Torino. Per parenti, conoscenze… sarei finito o qui o in America, e il destino mi ha portato qui. Certe scelte sono guidate dall’alto».
E poi cos’è successo?
«A Torino mi sono dedicato al mio amore, la cucina. Portando in città proposte che qui non esistevano. Ti immagini discutere di champagne e ostriche negli anni ’70? Era una cosa assolutamente nuova. Ho portato non solo il piatto ma il concetto stesso di plateau royal a Torino».
In città una novità assoluta…
«Sì lo era. C’erano le trattorie mezze toscane e mezze piemontesi allora. Il fatto di essere “nuovo” mi ha aiutato parecchio. Mi ha portato prestigio, mi ha fatto conoscere. A quei tempi parlare di frutti di mare significava parlare del Delfino Blu e io amavo fare parte di quel mondo nuovo che stavo costruendo con le mie forze».
Ecco, in quei momenti ti saresti mai aspettato tutto questo, i successi, i riconoscimenti…?
«Mia mamma diceva sempre che ero un uomo dalle mille risorse, e che un uomo dalle mille risorse deve avere un sogno. Io ovviamente non potevo conoscere il futuro, ma avevo un sogno grande, e la consapevolezza di poterlo raggiungere. Questo mestiere lo fai se ne sei innamorato, se no non resisti. Figurati andare avanti tutti questi anni. Nel corso del tempo sono poi arrivati i riconoscimenti, l’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, l’orgoglio di poter essere il Cavalier Peter. Sono stimoli che ti spingono avanti, è bello veder apprezzato il proprio lavoro».
A proposito di questa nomina, ti ricordi che emozioni hai provato all’epoca?
«Sono passati parecchi anni ma sono sicuro: è un’emozione indimenticabile. Quei momenti moriranno con me. Io ho un figlio di quattordici anni (che all’epoca non c’era), e lui stesso chiede, vuole sapere, è orgoglioso di suo padre. Per me quel premio significa aver soddisfatto un mio piccolo sogno. Quando sono arrivato qui sognavo di diventare qualcuno. Di essere riconosciuto come uno di valore, nella “cerchia” di uomini importanti, per il lavoro, i valori condivisi… E quel rito era un consacrazione. Mi ha reso per sempre fiero del mio lavoro».
E in tutti questi anni, non ti è mai passato per la mente di smettere?
«Se devo dire la verità no. Se avessi avuto pensieri di quel tipo avrei fatto altro. Io amo questo posto, amo il mio mestiere, oggi più di ieri e meno di domani. Sono ancora in cucina, in prima fila; progetto, ogni giorno, penso idee nuove, a come posso migliorare. Qui ho cucinato per tutti i grandi di Torino e per tutti coloro che si sono innamorati del mio tocco. Ho cucinato per persone poi tornate con i propri figli o nipoti. Nella grande sala sotto ho visto lauree, ricevimenti… Capisci quanta responsabilità c’è in questo mestiere. Sei parte della felicità delle persone, e se ami tutto questo non puoi smettere».
Quindi nei piatti, alla fine, cosa dovremmo trovare?
«Concretamente pesce di grandissimo livello, i frutti di mare migliori di Torino… Più nel profondo ti direi amore. La mia missione è evocare sensazioni magiche. Come quando mangi la pasta al sugo di tua madre, che sarà anche un piatto “semplice”, ma ti regala emozioni uniche, irripetibili. Perché non è solo tecnica, è amore».
DELFINO BLU
Tel. 011.3115080
(foto FRANCO BORRELLI)