Home > People > Interviste > Elena D’Ambrogio Navone: omaggio a Ezio Bosso
SI INTITOLA L’ULTIMA NOTA IL LIBRO APPENA USCITO IN LIBRERIA SCRITTO DA ELENA D’AMBROGIO NAVONE. NON UN ROMANZO (DI QUELLI CHE SIAMO SOLITI APPREZZARE DALLA PENNA DELLA SCRITTRICE TORINESE), NON UNA BIOGRAFIA, MA PIUTTOSTO UN OMAGGIO AL GRANDE EZIO BOSSO. UN MODO INSOLITO PER DESCRIVERE, PAGINA DOPO PAGINA, IL SIGNIFICATO DELLE EMOZIONI E DELLE ESPERIENZE DELLA VITA DI OGNUNO DI NOI
«La Musica è musica non perché non trova le parole, ma perché non le servono», si legge alla fine dell’introduzione de L’ultima nota.
Le parole invece servono (e per fortuna) a Elena D’Ambrogio Navone, scrittrice e giornalista (recente la collaborazione con Novella 2000), attiva per hobby anche nel settore della ristorazione, per raccontare la sua visione del mondo. Lo ha già fatto con i tre romanzi Il volo del colibrì, Un camaleonte gentiluomo e Le notti di Kos, con la raccolta di poesie Voci sospese, poi con la biografia del suocero Giuseppe Navone dal titolo Quando un uomo.
Questa volta però il libro, uscito a inizio ottobre nelle librerie, nasce da un percorso fino a oggi sconosciuto per la scrittrice: «Vivevamo il primo lockdown. Tutti raccontavano come questa “pausa” fosse un propulsore di creatività e approfondimento, mentre io mi sentivo completamente svuotata. Poi è accaduto: Ezio Bosso non c’era più. Non era un mio amico, nemmeno un conoscente. Gli ho stretto la mano solo una volta, alla fine di un concerto come fanno in tanti, percependo la magia di un uomo che attraverso la musica parla della vita. Eppure ho sentito il bisogno di rendergli omaggio, di fare qualcosa di speciale nella consapevolezza che nulla si potrà mai aggiungere a quanto di grande lui ha già fatto. Insomma, ho voluto lasciare il mio ricordo di lui».
L’ultima nota è così una storia scandita su 12 stanze, con un chiaro riferimento al primo album ufficiale da solista di Ezio Bosso, The 12th Room. Ci racconta com’è nata l’idea di questa correlazione e come si sviluppa nel libro?
«Non nego che sia stata un’impresa difficile. Ho pensato più volte a come impostare il progetto: di certo seguendo il mio cuore e raccontando come stavo vivendo questa notizia dal mio punto di vista, ma nel concreto? Ho poi trovato la soluzione in “The 12th Room”. Sentendo e riascoltando più volte il CD mi sono immaginata cosa queste 12 stanze potessero davvero significare: la nascita, l’amore, la fede… Solo dell’ultima stanza, la dodicesima, non è dato fare esperienza finché non la si vive in prima persona. È questa “l’ultima nota”, appunto».
In ogni capitolo, in ogni stanza, parla dunque dei grandi temi della vita accompagnandosi a quest’opera musicale. Ma ci sono anche le testimonianze di persone che Ezio Bosso l’hanno conosciuto profondamente…
«Esatto, come il giovane pianista Francesco Mazzonetto. In parte è stato proprio il fatto di condividere l’esperienza del suo dolore per la perdita del grande Maestro a spingermi verso questo nuovo lavoro. Il confronto con chi ha saputo raccontarmi qualche aneddoto mi ha fatto capire come ci siano persone che, nel tempo di un caffè, ti sanno far vivere la bellezza, aggiungono dentro la memoria della tua anima un mattoncino che rimarrà lì per sempre. Proprio come accadeva con Ezio Bosso. Ciò che diceva era fatto di sensazioni positive di cui ci siamo tutti nutriti: in questo libro ho voluto riportarle così come sono state raccontate a me».
Il libro si apre con la prefazione di Carlo Conti. A cosa si deve questo contributo?
«Carlo Conti è stato testimone del momento che ha messo in luce anche in Italia la grandezza di Ezio Bosso, da tempo noto e apprezzato in tutto il mondo. Come scrive il conduttore, il Festival di Sanremo è stato un faro su una gemma già stra ordinariamente preziosa. Era il 2016. Mi è sembrato un intervento coerente con i miei intenti».
E si conclude parlando del “ragazzo di Torino”…
«Sì, Ezio Bosso ha iniziato qui a Torino il suo viaggio nella musica. Guido Barosio sintetizza la sua esperienza al Conservatorio, il suo contributo con gli Statuto, il suo spirito granata. Un modo romantico per sentirlo più vicino, lui che non sarà solo un meraviglioso ricordo per tutti ma una presenza continua, come la musica».
(foto ARCHIVIO ELENA D’AMBROGIO NAVONE)
(Servizio publiredazionale)