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Torino, Estate 2022
Una lunga estate calda. Anzi, bollente. I sintomi iniziano a marzo con l’allentamento delle misure restrittive della pandemia. E ad un certo punto… BUM! Due anni di depressione (fisica, psicologica, sociale, economica) hanno avuto un effetto deflagrante nel settore dei grandi eventi, delle manifestazioni pubbliche e dei concerti, con una ripresa esplosiva. Le città e le persone hanno ripreso a pulsare, a vivere. E come sempre, ha vinto il coraggio. Chi ha creduto nella ripresa ha raccolto successi a piene mani. Il Salone del Mobile di Milano, nell’edizione 2022, ha registrato 262608 visitatori con 2175 brand espositori da 173 Paesi (senza cinesi e russi per le note vicende) e altrettanto significativo è stato il successo del Fuori Salone con oltre 800 eventi in pochi giorni. A Torino, la 34° edizione del Salone del Libro ha coinvolto 168mila visitatori con 1466 convegni e presentazioni ospitate in Fiera. La voglia di uscire, di partecipare, ha scatenato anche l’entusiasmo del popolo dei concerti. Eurovision ha portato in città oltre 220mila presenze di cui buona parte provenienti dall’estero, che hanno dichiarato (80%) di aver trovato una città sorprendente e accogliente, e (90%) di volerci tornare – fonte: Osservatorio Turismo Torino. Ma la vera novità è stata quella di sfruttare l’evento (relegato al Pala Olimpico) realizzando al Parco del Valentino un “fuori Eurovision” favoloso, con l’esibizione di 350 artisti in 8 giorni. Bravo Mimmo Carretta! (Assessore allo Sport e ai Grandi Eventi di Torino). Coraggioso e veloce. Girovagando qua e là, più che Torino pareva Berlino (qualche giorno dopo sono iniziate le riprese della decima puntata della saga Fast & Furious e Torino è diventata Los Angeles). E in Italia è un fiorire di festival e happening live: Firenze Rocks, con artisti del calibro di Muse, Placebo, Red Hot Chili Peppers, Metallica. Il Milano Summer Festival, dove si sono esibiti tra gli altri i Green Day e i The Killers. Sono ripartiti i grandi tour internazionali e a Milano (perché non a Torino, come un tempo?) planano The Rolling Stones, privi del grande Charlie Watts ma con Mick che scorrazza sul palco alla faccia della sua famosa dichiarazione da ventenne: «Quando arriverò a 33 anni smetterò. Non voglio fare la rock star per tutta la vita…».
I grandi eventi e i grandi concerti non sono la soluzione ai problemi delle città. Ma scaldano il cuore, allenano la passione, ci spingono ad uscire dalla tana
A questo scenario si aggiungono gli immancabili eroi nazionali delle arene: Vasco e Ligabue (103mila spettatori al Campo Volo di Reggio Emilia). Ma spazio anche ai giovani. Mentre vi scrivo è appena finito il concerto di Ultimo – 26 anni e una grande carriera davanti – allo Stadio Olimpico di Torino, il primo “sold out” dal 2019 (lo dico con un pizzico di orgoglio visto che la produzione esecutiva è stata fatta dalla mia società, che quest’anno ha realizzato sino ad oggi oltre 40 concerti di artisti nazionali e internazionali in teatri, palasport e stadi). In pochi mesi ho vissuto l’emozione di fan di ogni età cantare all’unisono i brani di Blanco, Mahmood, Gazzelle, così come di Baglioni, Gianna Nannini, Raf e Tozzi. Da 15 a 60 anni, un bagno di passioni, lacrime e telefonini. Ma attenzione all’euforia del momento. I tempi sono cambiati. La guerra è in corso e l’autunno potrebbe presentarsi freddo, se non glaciale. I grandi eventi e i grandi concerti non sono la soluzione ai problemi delle città. Ma scaldano il cuore, allenano la passione, ci spingono ad uscire dalla tana. Ci aiutano a vivere. Affidiamoci alle idee, alla creatività, alla programmazione. Lavoriamo su tempi medio-lunghi. Ricordiamoci che abbiamo bisogno di gioia, luce, arte. Emozioni da condividere. Sempre.