Torino, estate 2018
Ogni anno, in questo periodo, rimpiango gli anni passati. I ricordi mi portano lontano, quando i tempi, le pause, le attese avevano un altro sapore. La cena era un rituale dedicato alla famiglia e l’educazione era una cosa seria: «Giù i gomiti… Non si parla con la bocca piena. Finisci tutto… Non ci si alza prima che l’ultimo degli adulti abbia finito!». Non c’erano i telefonini, il telefono era attaccato al muro, era enorme e, per fare il numero, con il dito giravi un rotore che recitava un suo spartito inconfondibile: Tac… Trrrtrrr… Tac! L’estate, quando finivano le scuole, davanti avevi un periodo di mesi di vacanze con il solo incubo dei compiti! Non ho mai capito perché uno in vacanza debba continuare a lavorare, e infatti la parola più brutta che ho sempre odiato di tutto il vocabolario era: compiti. Mia madre aveva la capacità, per come pronunciava la parola, di farmela odiare ancora di più! Era la fine degli anni Sessanta, primissimi anni Settanta, quando alle 16 e 15 minuti precisi ci si piantava di fronte al televisore a valvole, si accendeva e si aspettava con ansia. Appariva poi al centro una piccola luce bianca che,con il riscaldamento delle valvole, si allargava a tutto lo schermo per far apparire la scritta: «I programmi riprenderanno alle ore 16.30».
Tutta la famiglia, dopo cena, riunita di fronte allo spettacolo più incredibile: la televisione! E tutti in un religiosissimo silenzio! Ma il ricordo che mi porterò dentro per sempre sono le vere vacanze, quando si partiva per il mare. Il 31 luglio, la FIAT chiudeva e tutto il Paese partiva per le ferie. Il mondo si fermava
Un solo canale: Rai 1. Una sola programmazione, un solo film – il mercoledì sera – e il giovedì il Quiz di Mike Bongiorno. Il sabato dedicato ai grandi Show. Tutta la famiglia, dopo cena, riunita di fronte allo spettacolo più incredibile: la televisione! E tutti in un religiosissimo silenzio! Ma il ricordo che mi porterò dentro per sempre sono le vere vacanze, quando si partiva per il mare. Il 31 luglio, la FIAT chiudeva e tutto il Paese partiva per le ferie. Il mondo si fermava. Mia mamma aveva appena comprato una macchina, una piccola 500 rossa con il tettuccio apribile: bellissima! Il venditore l’aveva avvisata: «Signora, mi raccomando, la macchina è in rodaggio, non la sforzi troppo e ogni tanto la faccia riposare!». La mia mamma decise che quell’estate avremmo fatto una partenza intelligente, come gli altri 30 milioni di Italiani, e saremmo partiti di sera.
Partimmo con la piccola utilitaria rosso Ferrari, alle 18.00 di un sabato primo di agosto, destinazione: Rimini! Lei ed io seduti davanti, mio fratello più piccolo di 2 anni dietro. Arrivammo al mare alle 18.00 circa del giorno successivo! Attenta alla salute della macchina, faceva 40 o 50 km alla velocità di 30 km/h, poi si fermava a far riposare il motore e aspettava che si raffreddasse. Un viaggio lungo 24 ore! Della vacanza non ricordo nulla, ma del viaggio ogni dettaglio! Le attese, il piacere di un traguardo che si avvicinava un po’ di più! Il tempo aveva un valore diverso, prezioso e da gustarsi a piccole dosi! Ora però, scusate, devo smettere di scrivere, mi è arrivato un WhatsApp: su Netflix inizia la nuova serie! Devo assolutamente guardare le prime due puntate prima delle 15.00 perché su Canale 5 inizia un film che non posso perdermi, poi guardo ‘Cucine da Incubo’, che ho registrato su Sky. Devo fare in fretta: alle 18 ho Pilates collegato con un coach in diretta da Hollywood su Facebook, poi apericena con la Francy, cenetta indiana al golf, e all’1.00 vado a farmi un drink in Disco, che c’è il Dj Set che mi interessa nella prima parte. Poi però metto gli auricolari, che con Spotify la musica me la scelgo da solo.