Le Sale Chiablese dei Musei Reali di Torino ospitano la più vasta antologia mai realizzata in Italia su Ruth Orkin (Boston 1921 – New York 1985), fotografa statunitense, tra le più rilevanti del XX secolo.
L’esposizione, intitolata RUTH ORKIN. Una nuova scoperta, curata da Anne Morin, riunisce 156 fotografie, la maggior parte originali, in un percorso che racconta il lavoro di Orkin che sognava di diventare una regista ma che, a causa delle circostanze, essendo il mondo cinematografico prettamente maschile, ha dovuto adattarsi. Si dedicò alla fotografia creando un linguaggio singolare, estremamente ricco e nuovo che mischia le immagini, il cinema, le storie e la vita.
Reinventando il suo sogno, Orkin non trascura il fascino che il cinema – grazie anche all’influenza della madre, Mary Ruby, attrice di film muti, che la portò a frequentare le quinte della Hollywood degli anni Venti e Trenta del Novecento – ha sempre esercitato su di lei. A metà tra l'immagine fissa e l’illusione dell'immagine in movimento, la rassegna permette proprio di capire i meccanismi messi in atto per evocare il fantasma del cinema nel suo lavoro, inserendo l’immagine fotografica in una narrazione che riprende lo schema della progressione cinematografica.
Il percorso propone lavori come I giocatori di carte o Jimmy racconta una storia, del 1947, in cui Ruth Orkin usa la macchina fotografica per fissare dei momenti, lasciando allo sguardo dello spettatore il compito di comporre la scena e riprodurre il movimento, ma anche le immagini e il film Little fugitive (1953), candidato al Premio Oscar per la migliore storia cinematografica e vincitore del Leone d'argento alla Mostra del Cinema di Venezia.
Presenti anche le produzioni dei primi anni Quaranta, quando Ruth si trasferisce a New York, dove diventa membro della Photo League, cooperativa di fotografi newyorkesi, collaborando con importanti riviste: periodo in cui realizza alcuni degli scatti più interessanti della sua carriera.
La mostra offre poi uno spaccato del reportage per la rivista LIFE, realizzato nel 1951 in Israele a seguito della Israeli Philarmonic Orchestra e del viaggio compiuto in Italia, a Venezia, Roma e Firenze. Qui incontra Nina Lee Craig, una studentessa americana, alla quale chiede di farle da modella per un servizio volto a narrare per immagini l’esperienza di una donna che viaggia da sola in un paese straniero.
Una mostra che è anche omaggio alla donna e all'artista, tra le più grandi icone femminili della storia della fotografia del Novecento.