La GAM - Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea dedica uno spazio alla scultura italiana tra il 1940 e il 1980 con una mostra che presenta 50 opere realizzate da 40 artisti attivi in questo periodo: Viaggio al termine della statuaria.
Il percorso in mostra racconta anni caratterizzati da incredibili cambiamenti anche stilistici per quanto riguarda soggetti e tecniche utilizzate: la prima parte testimonia come la scultura cominci ad affrontare una serie di svolte di grande portata uscendo da un'impostazione monumentale, o ornamentale, o di ritrattistica sia celebrativa sia privata, per avvicinarsi a nuovi soggetti e tecniche sperimentali. Per illustrare il nuovo corso della scultura di questo periodo, oltre a Cherchi e Giuseppe Tarantino trovano spazio le terrecotte di Leoncillo, i bronzi dinamici di Umberto Mastroianni e di Pietro Consagra, i ferri di Franco Garelli, di Nino Franchina, gli assemblaggi di Ettore Colla. Al contempo, campeggiano in mostra il drammatico gruppo ligneo de Miracolo (Olocausto) di Marino Marini e il grande Concetto spaziale in metallo di Lucio Fontana, cui fanno da contraltare le Donnine in ceramica di Fausto Melotti.
Gli anni sessanta sono rappresentati tra gli altri da lavori di Giuseppe Uncini, Nicola Carrino, Pietro Gallina, Mario Ceroli, con opere che sperimentano materiali eterogenei.
Con il suo tappeto natura La Zuccaia del 1966, Piero Gilardi - da poco scomparso - approda a un'inedita scultura morbida con cui affronta il tema natura/artificio e allo stesso tempo denuncia la mercificazione dell’ambiente. Il binomio arte/natura è più che affrontato dai protagonisti dell’Arte Povera.
Il percorso si conclude con le ultime esperienze degli anni settanta – inizio anni ottanta.
Michelangelo Pistoletto lasciava la stagione degli Oggetti in meno a favore di opere specchianti, assorbendo lo spazio circostante e Nanda Vigo, con l’intento di indagare un nuovo esito percettivo, proponeva nel 1976 Exoteric Gate, in vetro ferro e neon.
La riappropriazione della scultura, dopo la stagione concettuale e poverista viene riattivata con la terracotta da Giuseppe Spagnulo e Nanni Valentini, con il gesso da Paolo Icaro, per giungere al trionfo monumentale della ricerca plastica di Luigi Mainolfi.