Claudio Morganti riscrive Il processo di Franz Kafka usando una mimica semplice e poetica. Uno spettacolo per riflettere sulla giustizia e sul senso di processo ingiusto che ognuno di noi prova.
Una mattina Josef K, il protagonista di questa vicenda, si sveglia trovando dei poliziotti vestiti di tutto punto nella sua camera da letto che lo arrestano immediatamente. Viene condannato e giustiziato senza sapere le motivazioni delle sue accuse e senza avere informazioni su come potersi difendere.
La scena si realizza in azioni minimaliste e suoni fluidi che si condensano nell'attore protagonista Roberto Abbiati.
A metà tra il fiabesco e l’horror, lo spettacolo non toglie niente alla violenza provocante della trama originaria, ma anzi, aggiunge storie dilatando il significato.
Abbiati racconta con il suo corpo e con pause, parlando pochissimo e usando lo spazio fisico del palco denso di cianfrusaglie che rappresentano il quotidiano ma anche l’improvvisa irruzione del caos.
Un’opera ricca di suggestioni e di segni extra-letterari e meta-teatrali, con la partecipazione in scena del musicista e regista Johannes Schlosser che trasforma gli strumenti musicali in corpi e voci.
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