Gran Canaria è un belvedere di per sé, ma se intendi ammirare la varietà di paesaggi che la caratterizza esiste un itinerario unico: la Rete dei Belvedere di Gran Canaria. È il modo perfetto per esplorare il ‘continente in miniatura’ vivendo un’avventura in stile Jules Verne, una rotta da non perdere per il viaggiatore curioso che ama immergersi tra le montagne e percorrere strade tortuose per conoscere i mutevoli scenari di Gran Canaria. Bastano un bagaglio leggero, scarpe da trekking, un costume da bagno, protezione solare e un cappello, e l’avventura può cominciare. A Gran Canaria ci sono almeno una trentina di belvedere e, per stuzzicare la vostra curiosità, vi presentiamo alcuni tra i più rappresentativi. Gli altri dovrete venire a scoprirli da soli.
Tutti questi territori fanno parte della Riserva Mondiale della Biosfera di Gran Canaria, dichiarata dall’UNESCO il 29 giugno 2005. Inoltre, a luglio 2019, la Montaña Sagrada e il Risco Caído sono stati nominati patrimonio mondiale dell’UNESCO.
Belvedere del Roque Nublo
Il monolito del Roque Nublo, simbolo geografico dell’isola alto quasi 90 metri, ha ispirato pittori, musicisti e poeti, come Néstor Álamo che lo definisce «lirica pietra lunare o altare della mia terra magica». È lo storico Agustín Millares a raccontare la sua formazione: «Movimenti isterici sul terreno, orribili detonazioni nell’aria, fitte piogge di sabbia bollente che oscuravano l’atmosfera, flussi liquidi di lava fusa che andava in tutte le direzioni, smottamenti titanici». La geologia moderna ha scoperto una particolare roccia vulcanica chiamata breccia del Roque Nublo, originata dal consolidamento delle nuvole in fiamme dopo il loro deposito e il successivo raffreddamento avvenuti nel secondo grande ciclo vulcanico di Gran Canaria, il ciclo Roque Nublo, che copre un periodo di quasi due milioni di anni (da 5,3 a 3,4 milioni di anni fa). Circondato da un parco rurale dominato da pini e salvia, il Roque Nublo, cui è stato conferito il titolo di monumento naturale, è ancora una meta di pellegrinaggio per le Canarie ma anche l’obiettivo di molti alpinisti, a partire dalla prima cordata tedesca che ne conquistò la vetta nel 1932.

Belvedere del Pico de los Pozos de la Nieve
Deve il suo nome alla vicinanza di tre pozzi costruiti nel XVII secolo per conservare la neve per i mesi estivi. Due di loro sono stati ripristinati e ora sono visitabili. Accanto ai 1956 metri del Morro de la Agujereada, il punto più alto dell’isola, il belvedere si apre come un terrazzo affacciato sul Teide, che domina l’isola di fronte. Un mare di pini, Llanos de la Pez y Pargana, si stende prima del blu dell’Atlantico e tra loro s’interpone uno scenario montuoso nelle cui pieghe troviamo Tejeda, ai piedi del Roque Nublo, il villaggio di San Nicolás e, quasi sulla costa, Mogán. Più a sud c’è Tirajana, dominata da tre enormi bacini creati dall’erosione dell’acqua nel corso dei millenni. Di questo luogo l’antropologo René Verneau scrisse: «È solcato in ogni modo da profonde depressioni e irto di cime vulcaniche […] Questo posto è così tormentato, con le sue grandi rocce nere e immense crepe che partono da lassù per divergere in tutte le direzioni, che avrebbe un aspetto ancora più selvaggio se non fosse quasi completamente coperto dalla vegetazione». È un paesaggio che offre grandi punti di riferimento geografici, come Roque Nublo, Roque Bentayga, El Fraile, Llanos de la Pez y Pargana, Caldera de Tejeda e Tiradera.
Belvedere della Degollada Becerra
Questa gola delimitata dai Monti Almagria, a nord, e Mejoranas, a sud, è senza dubbio quella che offre il paesaggio più noto di Gran Canaria. Di fronte, stagliati contro il cielo come in contemplazione, troviamo i testimoni del vulcano che rappresentava il centro dell’isola. Tra questi un ‘frate di pietra’ che veglia sul Roque Nublo, accanto al quale siede una ‘rana’. Sull’orlo di questa piattaforma, il ‘volto di una donna’ guarda il cielo: i suoi capelli cadono nell’abisso del Risco de la Foguera. Poco lontano, sorge dal fondo della caldera erosa di Tejeda il Roque Bentayga, un luogo sacro per gli abitanti originari di quest’isola, come dimostrano i siti archeologici che vi si trovano. Centinaia di migliaia di anni di erosione hanno modellato il rilievo. Piccoli burroni convergono per alimentare il Barranco Grande che termina su Playa de El Charco: Barranco de Tumba, Tejeda, Juncal, Chorrillo e Siberio scendono dalle alture verso la fertile valle posta oltre il Morro del Ámbar nel villaggio di San Nicolás. Gli insediamenti di Tejeda, Artenara, La Culata, El Roque e Juan Fernández aggiungono note di bianco ai colori delle pinete che traboccano dal bacino ricoperto di piante e arbusti argentati. Non si può chiudere senza citare la descrizione che il grande scrittore spagnolo Miguel de Unamuno fece di Gran Canaria: «È un enorme sussulto quello che nasce dalle viscere della terra, sembra una tempesta pietrificata, ma una tempesta di fuoco, di lava, più che di acqua». Sperando di aver suscitato la vostra curiosità, vi aspettiamo a Gran Canaria.
(Foto di RM IDEAS FACTORY)