Home > People > Interviste > Eurovision 2022: il futuro di una lunga storia torinese
CON GUIDO ROSSI, DIRETTORE DEL CENTRO DI PRODUZIONE RAI DI TORINO, ENTRIAMO NEL CUORE DELLA MACCHINA ORGANIZZATIVA DI EUROVISION SONG CONTEST 2022. UN PALCOSCENICO FORMIDABILE PER TORINO, CAPITALE CONTINENTALE DELLA MUSICA, UNA GRANDE PROVA ORGANIZZATIVA PER L’EMITTENTE TELEVISIVA NAZIONALE, PRONTA A CELEBRARE LA PIÙ INNOVATIVA EDIZIONE DI SEMPRE. CON GLI ARTISTI ACCOLTI DA UN “SOLE PULSANTE”, EMBLEMA DELL’ITALIA
Tra due anni la RAI – fondata nel 1924 a Torino – compirà il suo centesimo compleanno. Anniversario che vede una sontuosa anticipazione nella medesima città dal 10 al 14 maggio, con Eurovision Song Contest 2022, l’appuntamento musicale dell’anno, una produzione radiotelevisiva da oltre 200 milioni di telespettatori per la sola serata finale. Sarà la trasmissione televisiva italiana più vista di sempre, considerando che, attraverso social e canale YouTube, le persone raggiunte supereranno il mezzo miliardo di unità. Cuore organizzativo dell’evento, il Centro di Produzione RAI di Torino, quella storica palazzina di via Verdi dove ebbero inizio le prime trasmissioni radiofoniche di URI ed EIAR, antesignane della RAI, e dove tanti programmi di successo sono stati concepiti e realizzati, come Passaggio a Nord Ovest di Alberto Angela, tanto per citare uno dei format di maggiore richiamo. Il nostro incontro con Guido Rossi, direttore del Centro di Produzione RAI di Torino, è stato preceduto da una visita al Museo della Radio e della Televisione, inaugurato a settembre 2020, suggestivamente allestito al piano terra dell’edificio, subito dopo l’ingresso.
Se il claim – Abbracciamo il presente, valorizziamo il passato, ci apriamo al futuro – suona suggestivo ed eloquente, lo spazio, una piccola e ben organizzata macchina del tempo, cattura ed emoziona. Dopo aver visto il video introduttivo – ispirato ai quattro elementi, fuoco, acqua, aria e terra – ci si aggira tra apparecchiature d’antan, gli iconici televisori, che permettono di risalire la storia, per approdare ad attrezzature dal vago sapore fantascientifico (ma della fantascienza anni Sessanta, quella che ci faceva esplorare i pianeti) che rammentano il momento magico dell’On Air, la prima connessione globale per immagini della storia dell’umanità. Ma, sarà perché siamo già in “clima Eurovision”, ci sono quattro magneti che calamitano la nostra attenzione: le quattro TV che ritrasmettono in loop altrettante edizioni del Festival di Sanremo, separate da dieci anni di storia ma con i medesimi protagonisti a esibirsi. La passeggiata nel Museo permette di comprendere come il contest che conquisterà la città (per conquistare il mondo) non è un’astronave aliena proveniente da Rotterdam (la sede precedente) ma il frutto di una storia e di tanta professionalità, nata a Torino e a Torino riapprodata. Perché – tanto per semplificare – la RAI è nata qui e Sanremo è da sempre la flag transmission della RAI; perché Eurovision è nato ispirandosi proprio a Sanremo, e il vincitore di Sanremo rappresenta l’Italia a Eurovision; infine, elemento emblematico della nostra storia, chi vince Eurovision porta a casa propria il contest dell’anno seguente. Così, dopo 66 anni, il cerchio si chiude e il massimo evento continentale della canzone approda (finalmente) nella città dove tutto è iniziato. E lo
fa coi suoi 500 milioni di contatti in ogni dove, una persona ogni 16 abitanti del pianeta. Guido Rossi, 53 anni, manager esperto in comunicazione pubblica e relazioni istituzionali, dopo una lunga esperienza in MTV Italia è responsabile del Centro di Produzione RAI a Torino. Con lui entriamo nel laboratorio di un’edizione del contest che sarà epocale su diversi fronti: un banco di prova per la RAI, il motore pulsante dell’evento (con diretta su RAI 1, RAI Radio 2 e disponibilità su RaiPlay), una grande occasione per allargare ulteriormente, anche dal punto di vista generazionale, la platea del contest, una straordinaria opportunità per Torino, per il suo patrimonio e per le sue strutture.
Tutte le trasmissioni RAI racconteranno Torino e si collegheranno con Torino durante la settimana di Eurovision, integrando la città nei propri format
Nel panorama internazionale dei grandi eventi, come si colloca Eurovision?
«Sicuramente ai primissimi posti. Ed è un appuntamento con una notorietà in forte crescita, particolarmente negli ultimi cinque anni. Possiamo considerare Eurovision tra i cinque maggiori eventi internazionali dell’anno. Per darvi un’idea “conta” il doppio degli Europe Music Awards di MTV e due volte e mezza Sanremo».
Pensa che Torino stia arrivando preparata all’appuntamento?
«Torino ha una grande tradizione per quanto concerne la gestione di appuntamenti internazionali e, infatti, sta facendo benissimo la sua parte. Inoltre occorre ricordare che sono tre soggetti a gestire il contest: l’EBU, The European Broadcasting Union, ovvero l’Unione europea di Radiodiffusione, la RAI e la Città di Torino. Il successo di questa edizione dipenderà anche dallo stretto coordinamento che sapremo mettere in campo. Ma quello che rappresenterà una sorpresa sarà il risultato in termini di visibilità e reputazione, perché non c’è ancora piena coscienza di quanto accadrà. Torino, che ospiterà le 40 delegazioni, sarà per due settimane una grande città internazionale, capitale dell’Europa e del mondo. Questo comporterà un risultato formidabile sul fronte della comunicazione, perché decine di broadcast faranno vivere ovunque il contest e i suoi personaggi, ma anche la sede, le sue bellezze, le eccellenze che verranno esplorate e raccontate. Tutte le trasmissioni RAI racconteranno Torino e si collegheranno con Torino durante la settimana di Eurovision, integrando la città nei propri format».
I presentatori saranno tre, il che rappresenta di per sé una novità. Come siete arrivati a selezionarli?
«Non c’è mai stata un’edizione di Eurovision così attenta al cast dei presentatori, perché ciascuno di loro si specchia in un target specifico: Mika è un’artista internazionale conosciuto in tutto il mondo, Laura Pausini è l’artista italiana più nota a livello globale, Alessandro Cattelan è un conduttore italiano trasversale che padroneggia perfettamente l’inglese, il soggetto giusto per una fascia di pubblico più giovane».
La sfida generazionale è importante in questa edizione di Eurovision?
«Certamente, e per questo non dovevamo fermarci solo alla diffusione televisiva, che, per quanto imponente, non può raggiungere tutte le fasce di pubblico, in particolare quelle da tempo abituate a seguire gli eventi sui propri device e in mobilità. Perciò abbiamo scelto di sintonizzarci col pubblico più giovane, sperimentando una comunicazione sociale multipiattaforma».
Sarà l’Eurovision dell’innovazione?
«La nostra sarà un’edizione altamente tecnologica e innovativa, a partire da soluzioni tecniche d’avanguardia nelle riprese e nelle scenografie. Inoltre si tratta di una preziosa opportunità per intensificare la collaborazione tra servizi pubblici europei».
Quali saranno i momenti salienti di Eurovision?
«Tutto inizierà l’8 maggio alla Venaria Reale, con un grande gala di inaugurazione. Poi ci saranno due semifinali, il 10 e il 12 maggio, per le quali i Paesi partecipanti sono già stati estratti durante la cerimonia di presentazione a Palazzo Madama. Ma i cinque big – Francia, Germania, Spagna, Regno Unito e Italia – entreranno in gara solo nella finale del 14 maggio. In quell’occasione dovrebbero intervenire come ospiti i Måneskin, vincitori dell’edizione precedente. Anche il successo dei Måneskin a Rotterdam ha contribuito alla notorietà universale del contest. Non era mai successo che un gruppo vincitore, perdipiù italiano, scalasse così rapidamente le classifiche mondiali».
È già partita la corsa al biglietto. Vedere dal vivo Eurovision sarà un’impresa…
«Occorre innanzitutto ricordare che il contest è essenzialmente uno show televisivo. Nessuno meglio dei telespettatori potrà assistere alla gara. Ma, oltre alle tre serate ufficiali, ci saranno anche sei prove libere, tutte in vendita. Un’occasione in più per turisti e appassionati».
E sull’allestimento scenico che cosa ci può raccontare?
«Per questa edizione dell’Eurovision Song Contest l’artista multimediale e stage designer Francesca Montinaro accoglie il mondo nel suo Paese e lo fa con una nuova, iconica invenzione scenica: un Sole cinetico dalle infinite potenzialità espressive. Questo sarà il segno identitario della scena che accoglierà ogni artista in maniera unica e distintiva».
Lasciamo proprio alle parole di Francesca Montinaro il compito di illustrare il Sole che illuminerà Torino 2022…
«Il Sole cinetico, fonte di spettacolari movimenti e giochi di luce, domina il palco e rappresenta l’attitudine di essere italiani, sempre in movimento, riottosi, creativi, accoglienti, passionali, intuitivi. Noi siamo quelli con il sole dentro, è il nostro modo di stare al mondo. Il nostro è un Paesepalcoscenico nel quale siamo allo stesso tempo protagonisti e spettatori. Potevamo accontentarci di vivere nel Paese più bello del mondo, e invece gli artisti e i creatori italiani hanno voluto aggiungere meraviglia alla bellezza: le opere monumentali, l’urbanistica, l’architettura, la scultura, la pittura, che da sempre esaltano la bellezza naturale del nostro Paese. Siamo una perfetta alchimia di natura e cultura. La cascata d’acqua che incornicia il palco è allegoricamente il mare che ci circonda, a cui dobbiamo la nostra cultura stratificata e complessa. Il palco è la nostra penisola: una terra ospitale e accogliente dove ogni concorrente, da qualunque Paese provenga, potrà sentirsi accolto. Un giardino all’italiana sospeso tra realtà e illusione, in cui la vegetazione si mescola a giochi di luce, accoglierà i team in una dimensione ludica e architettonica».
(Foto di FRANCO BORRELLI)