Torino, autunno 2019
Chi vive con un amico a quattro zampe è meno esposto a infarti, ictus e altri disturbi cardiovascolari, riducendone il rischio di un 30%: è quanto emerge da uno studio svedese, pubblicato su Scientific Reports. Non a caso, i maggiori beneficiari risultano essere le persone che vivono sole. Il benessere non deriva solo, come sembrerebbe, da un quotidiano stile di vita che la cura di un animale impone, le passeggiate, ritmi regolarizzati, ma da un cambiamento di ruolo che nel tempo l’animale domestico ha assunto. Il cane e il gatto non sono più quelli di un tempo, sono diventati componenti di un nucleo familiare, di una comunità in cui uomo e animale vivono e condividono spazi e vita. Si condivide con loro l’intimità della casa e dei propri pensieri senza timore di esprimere le proprie debolezze perché non ci si sente giudicati. Si possono esprimere i propri affetti più autentici senza paura di essere abbandonati. Si possono riversare tutte le proprie aspettative sicuri della fiducia ben riposta. Si può investire l’affetto come per i figli che non si hanno o sono diventati grandi, il partner che non c’è più o quello ideale che non si trova.
Il cane e il gatto non sono più quelli di un tempo, sono diventati componenti di un nucleo familiare, di una comunità in cui uomo e animale condividono spazi e vita. Si condivide con loro l’intimità della casa e dei propri pensieri. Si possono esprimere i propri affetti più autentici senza paura di essere abbandonati
Si possono scegliere per somiglianza verso ciò che si è o si vorrebbe essere, per fisiognomica, per carattere, per bisogno o ambizione. Gli si può concedere la libertà e qualche trasgressione come non si concede a se stessi. Gli si può permettere di fare la pipì sulle colonne dei portici, a dispetto di quei ‘ragazzacci’ che di notte le scarabocchiano di vernice, o di sporcare a terra senza raccogliere gli escrementi per protesta contro un mondo sporco e corrotto, ben più di quegli escrementi che se ne andranno al primo acquazzone. Forse si concede qualche libertà di troppo, come quella di certi genitori con i figli. Con lui, con loro si fanno amicizie al parco, per strada, diventano oggetto di conversazione come fanno le mamme quando si incontrano e parlano dei loro cuccioli. L’animale domestico, e chiamarlo così sembra quasi non più opportuno, quasi offensivo per l’importanza assunta, consente di dire di no a tutti quegli impegni faticosi da assolvere. Un tempo, al tempo della nonna, lo stesso risultato lo si sarebbe raggiunto con una frase del tipo: «Ne parlo con mio marito»; oggi basta dire «verrei volentieri, ma non so a chi lasciarlo». In quel tempo cane e gatto erano nemici per definizione, contendenti del territorio cortile, oggi sono amici che condividono il cuscino del divano.
Cane e gatto erano sinonimo di due modi di vedere il mondo, ora lo sono solo più in alcuni dei loro padroni. Non si è mai vista tanta gente che fa jogging nei parchi o va a camminare in montagna pensando di fare felici i propri cani. Non si è mai vista tanta gente che sta a casa a leggere libri per far felici i propri gatti. Poi nascono i bar con i gatti per gli amanti dei gatti, perché le loro fusa sono a 432 Hz come l’effetto Mozart e fa bene alla salute, o gli happy hour e i gelati per i cani e i loro padroni con la musica del Buddha Bar. Loro, cani e gatti, sono sempre bellissimi agli occhi dei padroni, come i bambini in culla per le madri, e crescendo a tutti mancherà solo la parola. Presto alcune parole saranno derubricate e, se non si userà più la parola animale, meno che mai si userà padrone. Come si può pensare di essere padrone del tuo migliore amico o di chi è un componente della tua famiglia? Forse si parlerà di tutori, come nei confronti di un soggetto che non è in grado di assumersi responsabilità. Purtroppo, i nostri compagni di viaggio in questa vita prima o poi, come i nostri cari, vengono a mancare e il lutto è davvero degno degli affetti più cari. Probabilmente, presto la scienza, anche grazie a loro, saprà porre in relazione la più recente scoperta di 50 milioni di neuroni sul cuore con l’influenza che la vita affettiva ha sui processi decisionali del sistema nervoso centrale. Prendo il guinzaglio e vado a fare una passeggiata.