Torino, inverno 2018
Le parole sono semi e la mente è terra e in modo invisibile e silenzioso si verrà a creare una nuova condizione. Le parole curano o fanno ammalare. Tutto questo dipende dal seme e dalla terra. Gli eventi da cui difendersi non sono solo quelli del proprio vissuto e la costante esposizione a notizie quantitativamente negative è uno stillicidio continuo, che agisce con un devastante effetto nocebo. Scientificamente dimostrato e misurato, diventa causa di insofferenza e aggressività quotidiana, sfiducia verso tutto e tutti, verso se stessi e la propria vita, abbassa le difese immunitarie, favorisce l’insorgere di malattie, è origine di conflitti e disagio sociale. I mezzi di comunicazione, i loro interpreti e tutti coloro a cui nel corso della vita si attribuisce il potere e il valore dell’opinione, a partire dai propri genitori, rischiano di avvalersi di un diritto senza spesso comprenderne le conseguenze.
Gli eventi da cui difendersi non sono solo quelli del proprio vissuto e la costante esposizione a notizie quantitativamente negative è uno stillicidio continuo, che agisce con un devastante effetto nocebo. Scientificamente dimostrato e misurato, diventa causa di insofferenza e aggressività
Parlare di razzismo senza conoscerne il significato semina il razzismo, esattamente come fa un padre che, a forza di dire al figlio che è un incapace, ne fa un incapace. È legittima l’opinione, anche non condivisibile, quando è consapevole delle sue conseguenze, illegittima è l’ignoranza del potere di una comunicazione che si avvale solo del proprio diritto di esistere. Una tempesta costante e continua, dove il vento scoperchia la casa e tenta di spazzare via ogni strenua resistenza, l’acqua e poi il fango sommergono e soffocano la vita. Come un Diluvio Universale che denuncia, ma non estingue il male del mondo. Le gazzelle si fermano a osservare il leone che smembra la carcassa della compagna appena uccisa, per ricordare, per non dimenticare, come l’Olocausto, come il passante sul ciglio di una strada dopo un incidente, nella vana speranza che questo insegni a sopravvivere.
Questo istintivo bisogno fa vendere i giornali e aumenta l’audience televisiva, con la conclusione che non si finisce in prima pagina per meriti e la buona notizia non paga, nel vero senso della parola. Sembra allora ci siano solo due direzioni possibili: o si alleggeriscono i pensieri cercando la distrazione nella superficialità della vita, o si è costretti alle montagne russe tra la nausea dello stomaco e le nevrosi della mente che tenta di difendersi. Questa nevrosi si chiama sfiducia. Un mondo in cui crollano tutti i modelli di riferimento, padri, madri, figli, partner, amore, sacerdoti, fede, medici, etica, insegnanti, morale, politica, futuro, lavoro, amicizia, amiglia e via così. Non sembra esserci più un angolo, una tana, in cui rifugiarsi per nascondere, proteggere quel poco di fiducia che resta. Quel luogo, però, esiste e non è così lontano, ma non va cercato fuori o negli altri, è dentro di sé.
E allora l’ottimismo è la consapevolezza del male che fa notizia, ma c’è qualcosa di molto di più, che si conosce solo vagamente, ma che è molto più grande. Da qui nasce uno stoico impegno personale a fare bene, indipendentemente dai cattivi esempi, perché questi cessino di esserlo. Il denaro si guadagna con il lavoro e non è l’unità di misura di un uomo, perché un uomo vale quanto vale la sua parola. Il potere lo si conquista solo con l’autorevolezza, indipendentemente da ciò che sarà la sua funzione. Le donne si conquistano stimolando il loro senso di appartenenza, non pretendendone il possesso. Guarire è un’opportunità non un dovere, amare è un’opportunità non un dovere, essere amati è un’opportunità non un diritto. A volte le parole, certe parole, sanno cambiare il corso di una vita, come un seme sa far crescere una foresta. Le streghe non sono mai mancate, tutti danno loro la caccia, ma spesso nei posti sbagliati, i fantasmi non esistono, il diavolo se lo sono inventato, ma per fortuna Babbo Natale esiste davvero. Sciocco non è chi ci crede, ma chi non sa dove cercarlo. Sta là, nel sonno dei giusti.