Home > People > Interviste > Nicola Russo: se Toh è uscito dagli schemi, possiamo farlo anche noi
NICOLA RUSSO NASCE COME ARTISTA DIGITALE E DESIGNER. INVENTORE DI TOH, UNA SCULTURA PER ISPIRARE IL CORAGGIO DELLA RINASCITA PER LA CITTÀ DI TORINO
Toh è ormai riconosciuto come simbolo della rinascita, del futuro, di un cambiamento che è possibile, oltre a essere persino diventato fonte di ispirazione per molti. Ci racconti brevemente la sua storia?
«Era il 2021. Mi sono ritrovato a osservare il classico turet, icona di torinesità al pari della Mole o dei gianduiotti, parte integrante della quotidianità dei torinesi. Proprio lui che dal 1862 ha visto passeggiare davanti a sé personaggi come Nietzsche o Lagrange, e ha superato due guerre mondiali… Che cosa stava provando in quel momento difficile della pandemia, così “bloccato” nella sua fontana?».
Cosa ti è scattato in quel momento?
«Mi sono immedesimato in lui e ho capito che era il tempo di esporsi, di fare un gesto quasi “eroico” per dare un segno di cambiamento. Il toro ha così rotto il metallo venendo fuori dalla sua postazione, mostrando il suo coraggio nel guardare al futuro e nello spronare l’opinione pubblica verso una rinascita. È in questo modo che è nato Toh, dall’interpretazione rivoluzionaria di un elemento simbolo di Torino (di cui però si stava perdendo un po’ il significato intrinseco) a cui resta comunque legato, come si percepisce dal pezzo della fontana in ghisa rimasto al collo del toro».
Mi sono immedesimato in lui e ho capito che era il tempo di esporsi, di fare un gesto quasi “eroico” per dare un segno di cambiamentoL’ironia della tua interpretazione non è stata sempre capita e, ancora oggi che Toh è entrato in più di 4000 case, toccando 16 Paesi e 3 continenti, qualche critica arriva…
«È il destino di chi sceglie di mettersi in gioco. Con Toh e la sua ironia ho voluto rompere l’immagine del l’understatement torinese, mostrando tutte le imperfezioni comuni a ognuno di noi, e, allo stesso tempo, toccando il tema dell’inclusività. Certo, come si diceva, quando si fa qualcosa di diverso si è spesso destinatari di critiche, ma bisogna provarci, soprattutto se i contenuti valoriali sono giusti. Inoltre, credo sia importante trovare il modo di strappare qualche sorriso, soprattutto nei momenti bui. Toh è bravissimo a farlo: quando un turista o un bambino incontrano un Toh di 120 centimetri nel mezzo di una piazza, stupore divertito e selfie sono assicurati!».
Toh è diventato davvero quel simbolo di rinascita e cambiamento a cui puntavi?
«Certo: mi emoziono quando sui social vedo la storia di un manager insoddisfatto che decide di cambiare vita, e pubblica la foto di Toh a rappresentazione di quella scelta. Significa che ho raggiunto l’obiettivo. È la prova di come Toh sia quell’opera geneticamente pop che a Torino mancava, e che arriva a tutti. Il manifesto della nuova Torino che reagisce, che si espone per rinascere».
Ma Toh supera i confini torinesi…
«Toh è capace di raccontare i suoi valori in modo eclettico. Vestendo i colori dei grandi eventi torinesi (le ATP Finals o il Salone del Libro), o delle due squadre della città, o con la sua esposizione all’American Dream Mall di NY. La creatività non ha limiti. Soprattutto da quando abbiamo realizzato la versione di 12 centimetri, ideale souvenir della città. Parliamo di oltre 4000 pezzi venduti nei primi 120 giorni dal lancio di questo formato, oltre ai 1800 pezzi da 35 centimetri venduti in meno di 30 mesi. Non male per un progetto totalmente autofinanziato».
E non male per la Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro ONLUS di Candiolo, charity partner.
«Ho sempre patito il fatto che il mondo della comunicazione raramente abbia un risvolto sociale. Sin dall’inizio ho costruito questo percorso insieme alla Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro, per contribuire all’attività di ricerca e cura dell’Istituto di Candiolo – IRCCS. Il Toh guarda al futuro, e la ricerca è il nostro futuro».
(foto ARCHIVIO NICOLA RUSSO)