Torino, Autunno 2024
Donne vittime di violenza…bastano queste quattro parole associate tra loro a scatenare una serie di immagini cruente: un pugno alzato, due mani che schermano il viso, uno sguardo perso nel vuoto, panchine rosse, muri coperti di bambole. Il 25 novembre in tutto il mondo si inaugurano 16 giorni di riflessione sulla violenza di genere che culminano il 10 dicembre con la Giornata Internazionale dei Diritti Umani.
Eppure, questo fenomeno rimane costante. Eppure, ogni giorno ci sono donne che si rivolgono ai centri antiviolenza. Ogni giorno ci sono donne che non osano, non possono, non sanno denunciare i maltrattamenti. Talvolta persino non li riconoscono. Perché la violenza non è solo quella fisica o sessuale: c’è la violenza psicologica, quella assistita, la violenza economica, lo stalking. In più, raramente le forme di violenza sono esercitate singolarmente e si combinano tra loro.
Nel 2008 Casa Benefica ha aperto quella che poi è diventata la prima Casa Rifugio del territorio
La consapevolezza sociale riguardo questo tragico fenomeno è in crescita, i servizi che portano aiuto alle donne sono sempre più specializzati. I centri antiviolenza rappresentano il primo presidio per qualsiasi donna che abbia subito o stia subendo episodi di violenza, o che si trovi in una situazione di pericolo. Diverse sono le Case Rifugio, luoghi a indirizzo segreto che forniscono un alloggio sicuro alle donne che subiscono violenza e ai loro bambini, con l’obiettivo di salvaguardarne l’incolumità fisica e psichica, intraprendendo un percorso personalizzato, grazie a servizi educativi specializzati.
Casa Benefica opera sul territorio di Torino nel sostegno di donne e minori dal 1889, e si caratterizza dall’aver sempre avuto uno sguardo attento e attivo verso le esigenze del suo tempo. Per questo nel 2008 ha aperto quella che poi è diventata la prima Casa Rifugio del territorio, a cui si sono affiancati un servizio di secondo livello e infine una Comunità mamma-bambino. Si tratta di diversi luoghi in cui le donne vittime di violenza possono affrontare un percorso graduale di re-inserimento nella società.
Re-inserimento… un termine che vale la pena approfondire. Poiché queste donne, vittime di violenze, il più delle volte perpetuate nel tempo e di vario genere, dopo aver trovato la forza di scappare e chiedere rifugio, spesso a seguito di un ricovero in pronto soccorso, si scoprono sì al sicuro, ma anche in esilio. Loro e i loro figli. Perché il maltrattante, che nella maggior parte dei casi è un membro del nucleo famigliare, rimane nella loro casa, contornato dai loro beni, nello stesso quartiere, mantiene il suo lavoro, le sue abitudini, le relazioni.
Lei invece è nascosta, talvolta in un comune differente, deve cambiare SIM del telefono, deve contattare famigliari e conoscenti uno per uno, assistita da educatori che possano affiancarla e valutare la sicurezza delle relazioni, deve trovare una nuova scuola ai figli, deve affrontare tutto l’iter necessario per salvaguardarsi e ricrearsi una vita. Vita fatta di semplice quotidianità.
Gli educatori specializzati di Casa Benefica affiancano ogni giorno le vittime di violenza affrontando minuto per minuto tutte le situazioni che si vengono a formare. A loro, e a persone come loro, va la nostra gratitudine perché concretamente operano per dare alle donne vittime di violenza la possibilità di una vita autonoma in cui i diritti fondamentali siano un valore non negoziabile.