IL FASCINO DEL BORGO BIANCO DI PESCHICI, LA BELLEZZA DELLE SPIAGGE CHE CORRONO FINO A VIESTE, LE FALESIE DI ROCCIA CALCAREA E I TRABUCCHI, MITICI E SUGGESTIVI, DOVE SI PESCA E SI PUÒ ANCHE CENARE. IL GARGANO È LA META PERFETTA PER LE PROSSIME VACANZE
Quando pensi a qualche giorno in Puglia, la prima destinazione che viene alla mente è il Salento; ma la Puglia è un mix di culture e paesaggi anche molto diversi tra loro, e il Gargano ne è un esempio. Il Gargano è un retaggio della mia infanzia, delle vacanze in famiglia, di cale appartate, del mare turchese e delle isole Tremiti. Con questa valigia di immagini sbiadite nella memoria, lo scorso settembre ho deciso di rispolverare e ridipingere la mia mente con i colori di questa magnifica terra, e mi sono recata per qualche giorno a Peschici, borgo di mare abbarbicato sullo ‘sperone’, nel punto più a nord del Gargano. Le origini di Peschici risalgono all’anno Mille circa, quando truppe di soldati mercenari ottennero in dono dall’Imperatore Ottone I il campo di San Vito del Gargano, dove sorgono oggi Peschici e Vico del Gargano. Per comodità e un po’ di sano edonismo, ho scelto il centro storico, custodito all’interno di mura medievali, oggi in parte distrutte, affittando una casa con terrazza sul mare. Il centro storico è interamente pedonale, fatto di case bianche tradizionali ma con stili architettonici vari, espressioni di dominazioni e periodi storici differenti. Il borgo antico e contraddistinto borgo di mare abbarbicato sullo ‘sperone’, nel punto più a nord del Gargano.
Le origini di Peschici risalgono all’anno Mille circa, quando truppe di soldati mercenari ottennero in dono dall’Imperatore Ottone I il campo di San Vito del Gargano, dove sorgono oggi Peschici e Vico del Gargano. Per comodità e un po’ di sano edonismo, ho scelto il centro storico, custodito all’interno di mura medievali, oggi in parte distrutte, affittando una casa con terrazza sul mare. Il centro storico è interamente pedonale, fatto di case bianche tradizionali ma con stili architettonici vari, espressioni di dominazioni e periodi storici differenti. Il borgo antico è contraddistinto da un arco di accesso e da una torre di avvistamento di epoca angioino-aragonese (1300-1400) che i peschiciani chiamano Porta del Ponte. Oggi è un caleidoscopio di ristorantini, boutique, botteghe artigianali e vanta alcune chiese e un castello interessanti da visitare, anche se i valori aggiunti sono, senza dubbio, il mare e la natura circostante.
Ma andiamo con ordine. Innanzitutto, scarpe comode e con suola antiscivolo, Peschici è un saliscendi continuo, fatto di scalinate in pietra bianca lucida abbastanza scivolosa; poi cappello, protezione solare e occhiali, perché il sole cocente si fa sentire in tutta la sua maestosità. Ora, si è pronti per scoprire questo piccolo gioiello. Per iniziare, ovvio, la colazione. Se siete mattutini come me, una passeggiata fino alla spiaggia passando per il castello vi aprirà lo stomaco e potrete godervi il vostro caffè al bar direttamente in spiaggia.
Al ritorno, ripercorrendo l’ingresso dal mare, oggi chiamato via Porta di Basso, si arriva ai piedi del Castello di Peschici, che si erge sui resti di un castelletto greco. La struttura, voluta dai Normanni, fu più volte attaccata e distrutta. Oggi le stanze ‘segrete’, destinate un tempo alle prigioni, ai cannoni e al granaio, sono aperte al pubblico. Menzione a parte meritano la Chiesa di Sant’Elia Profeta e la Chiesetta del Purgatorio. Sant’Elia Profeta e il patrono del paese, la chiesa a lui dedicata e edificata in blocchi di pietre marmoree provenienti dalle cave del luogo, da cui spicca un imponente campanile ‘sfondato’. Fino al 1300 la chiesa era consacrata a San Pietro ma, secondo la leggenda, all’inizio del XIV secolo un’invasione di cavallette distrusse i raccolti del luogo, spingendo i peschiciani a invocare ogni sorta di santo. Ormai quasi vinti, si accorsero di una statua impolverata tenuta in sacrestia, la statua di Sant’Elia Profeta, e decisero di portarla in processione per il paese. La stessa notte, un forte vento si alzo e, al mattino successivo, i pescatori, sopraggiunti alla Baia di Peschici, trovarono un fitto manto di cavallette morte e sotto l’ala di ognuna due iniziali, ‘ID’, ovvero ‘Ira Dei’. Da allora Peschici è devota a Sant’Elia e lo festeggia ogni 20 luglio con una sagra sontuosa. Non meno interessante è la storia dell’altra chiesa, la chiesetta del Purgatorio, che sorge nel cuore del centro storico. Di origini incerte, sembra esistesse già all’epoca dei monaci benedettini, intorno all’anno Mille, quando il centro storico non era abitato e veniva usato dai monaci per celebrare riti funebri. Ciò che colpisce di questa piccola chiesa e proprio il continuo rimando alla morte, dai teschi crociati, posti sulle ante del portone e sullo stipite, allo stesso altare che, visto dall’ingresso, assume, con l’abside, le due finestre frontali e l’altare, proprio le sembianze di un teschio.
Il litorale di Peschici si estende su circa 20 chilometri di costa, dalla Marina di Peschici alla Baia di Sfinale. Le sue spiagge di sabbia finissima vantano bianche scogliere calcaree e sono circondate dai boschi di pini d’Aleppo. Lungo la costa si alternano lingue sabbiose a piccole calette, mentre sul promontorio garganico sorgono torri di avvistamento di epoca angioina, antichi baluardi contro gli attacchi dei saraceni. Di tanto in tanto, è possibile scorgere qualche trabucco, antichi strumenti per la pesca costruiti in legno, simili a palafitte ancorate nella roccia con lunghe antenne protese verso il mare. Alcuni sono tuttora attivi, sia per la pesca sia come ristoranti.
La mia spiaggia preferita? Quella di Procenisco, a 2,5 chilometri da Peschici, una cala raggiungibile a piedi, giù per un sentiero in mezzo alla macchia mediterranea, e a una breve passeggiata di distanza dal trabucco più bello e caratteristico di tutto il Gargano, il Trabucco di Mimì.
Il Gargano, in quanto a spiagge, offre un ampio ventaglio di alternative. Dal lungo litorale di Vieste ai suggestivi panorami tra Vieste e Mattinata, dov’è possibile ammirare le falesie (totem di roccia calcarea).
Solo chi e stato su un trabucco, a godersi il tramonto, magari sorseggiando un aperitivo, cenando o ascoltando musica dal vivo e guardando il mare, sa che l’esperienza vale tutto il viaggio. Il Trabucco da Mimì, con i suoi cento anni, è ancora utilizzato per la pesca al cefalo e al pesce azzurro, seguendo il tradizionale metodo a vista. Il luogo è semplicemente magico, consigliato per un momento romantico a due, dove lasciarsi avvolgere dall’atmosfera incantata e dal respiro del mare.
Il locale adiacente al Trabucco, che comprende varie terrazze all’aperto e alcune sale coperte del ristorante, è stato costruito con materiali recuperati dalle mareggiate, in armonia con l’ambiente e il paesaggio. Gli artefici del successo di questo luogo, nato nel 1965, sono Mimì e Lucia, che, emigrati per necessità in Canada, tornarono a Peschici con l’idea di rimettere in sesto il vecchio trabucco di famiglia. Nel 1975 Lucia inizia a cucinare per i primi turisti quanto pescato da Mimi, il resto e storia. La tradizione oggi è portata avanti dai nipoti, Domenico e Vincenzo. Da provare la loro cucina, magari iniziando da un semplice aperitivo.
Ma la cosa più importante, l’essenza non solo di questo viaggio e del trabucco in sé, è che trascendendo la sua natura il luogo diventa onirico, per tutto ciò che rappresenta, storia, tradizione, paesaggi, estate, amore, amici. In altre parole, quei magici ricordi che ci portiamo dietro al ritorno da un viaggio speciale.
Per informazioni: www.altrabucco.it
(Foto SILVIA DONATIELLO)