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Le città e l'innovazione

di Valerio Saffirio

Torino 2022: ritorno al futuro

Torino, inverno 2021

La nostra città nel 2022 (e a seguire) io la vedo bene. Anzi, benissimo. Per un misto di ragione ed emozione. Il caro (costoso) COVID19, dopo aver spento speranze e intenzioni grazie alla “cura Italia”, sembra (prudenza) aver allentato la presa.

Abbiamo un Sindaco con una giunta sorprendentemente fuori dagli schemi e come lui mediamente giovane (46 anni lui e 48 anni l’attuale Presidente della Regione Alberto Cirio). È un buon segno che a governarci siano persone competenti e fresche. Si ritorna a parlare di Torino nel mondo (ATP Finals, Eurovision) e in città si respira l’aria frizzante delle nostre montagne. In piazza San Carlo verrà inaugurata la sede delle Gallerie d’Italia di Torino con un progetto di valore contenutistico ed estetico internazionale.

Le OGR, da deserto per pochi escursionisti, dopo le prime ondate di pandemia sono diventate un’oasi in centro città per amanti della musica, dell’arte, della tecnologia. La Cavallerizza Reale diventerà un polo culturale d’eccellenza. Gli acceleratori di start-up crescono e investono: Fondo Neva, Club degli Investitori, solo per citarne due tra tanti. Università e Politecnico dilagano conquistando sempre nuovi spazi e nuovi studenti. Le vie della città si riempiono di produzioni cinematografiche con la spinta di Film Commission. Qui mi fermo ma la lista è lunga.

Progetti che implicano ricadute dirette (denaro, lavoro, opportunità) ma anche indirette altrettanto importanti, come la voglia di riaffermare la nostra identità e le nostre capacità di progettare, innovare, lavorare bene. Ricarichiamo le nostre batterie emotive e detoniamo nel mondo la nostra creatività.

Una green economy (la Tureen economy) intellettuale e allo stesso tempo pragmatica dal potenziale enorme. Sarà necessario un indirizzo strategico lungimirante e pianificato (razionale, ben eseguito, ben monitorato) e su questo tema sono fiducioso: abbiamo un Sindaco ingegnere in grado di agirlo (abbiamo già avuto un Sindaco ingegnere, Castellani, che ha saputo dipingere di colori una Torino storicamente grigia).

Condividiamo le idee per un nuovo umanesimo torinese che sia esempio per tutti.

Lo abbiamo fatto.

Rifacciamolo.

Per una Torino (e un Piemonte) che ritorna ad un futuro di lavoro e bellezza

Sarà importante raccogliere e canalizzare (attraendo, motivando, sostenendo) in tempi veloci competenze ed emozioni di chi il territorio lo vive e lo mantiene vitale, nonostante tutto. Come? Selezionando le eccellenze in ogni settore (basta perdere tempo con chi non porta valore) e mettendole a confronto in un rinnovato rapporto pubblico/privato con una governance condivisa tra i due Enti e con i Governatori come direttori di un’orchestra capace di suonare strumenti già accordati: innovazione, tecnologia, cultura, sostenibilità, grandi eventi, arte, industria, manifattura, finanza, artigianalità, enogastronomia, inclusione sociale (10, 100, 1000 Sermig). What else?

E allora lunga vita a Lo Cirio, chiedendo scusa a Sindaco e Presidente per la crasi dei loro cognomi, nelle intenzioni positiva e ben augurale. Rivediamo i confini sostituendo alle coordinate tradizionali (nord-sud-est-ovest) coordinate contemporanee (giovani-anziani-inseriti-esclusi), eliminando l’idea di “periferie” a favore di nuovi centri diffusi, dando ad ognuno contenuti diversi e attrattivi.

Condividiamo le idee seguendo la formula della conoscenza proposta dallo scrittore Yuval Harari (nell’imperdibile libro Homo Deus): conoscenza = esperienza x sensibilità. Il risultato sarà sorprendente, rilevante e gratificante. Un nuovo umanesimo torinese che sia esempio per tutti. Lo abbiamo fatto. Rifacciamolo. Per una Torino (e un Piemonte, in omaggio alle mie origini langarole) che ritorna ad un futuro di lavoro e bellezza.