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Le città e l'innovazione

di Valerio Saffirio

Torino e le sfide del futuro

Torino, autunno 2019

Innovazione. Una parola che evoca immediatamente in chi legge umori e sensazioni diversi. Pensieri e immagini positive come sviluppo economico, inclusione, facilitazione, ma anche pensieri negativi come ansia, esclusione, divisione, paura. Città. Anche in questo caso le immagini che scorrono nel nostro cervello sono spesso ambivalenti: crescita, opportunità, accessibilità, libertà, ma anche traffico, smog, caos, pericolo. Cosa succede se proviamo a unirle? Ci troviamo di fronte allo scenario evolutivo della nostra specie. Un agglomerato di individualità che,in spazi sempre più affollati, trasportano e scambiano continuamente idee, progetti, ambizioni, speranze, oggi sempre più dipendenti da piattaforme tecnologiche in continua trasformazione, con scarse possibilità predittive. Medioevo o Rinascimento? Decidetelo voi. Io appartengo alla schiera degli entusiasti propensi al pensiero positivo. L’ultimo rapporto delle Nazioni Unite ci dice che il 55% della popolazione mondiale vive in aree urbane ed è attesa una crescita fino al 68% entro il 2050. Circa 6 miliardi di persone, tanto per intenderci. Città sempre più grandi con sempre meno persone per chilometro quadrato.

Cosa abbiamo? Un numero enorme di risorse, un tessuto di PMI notevole, due grandi fondazioni bancarie, un territorio urbano votato al 'social impact' unico in Italia

Dai 37 milioni di abitanti di Tokyo ai 29 milioni di Nuova Delhi, fino ai 22 milioni di Città del Messico. Come la vedete Torino con i suoi scarsi 900mila cittadini? Torino ha in comune con le grandi città del mondo almeno due aspetti determinanti: il primo è che lo sviluppo tecnologico cambierà completamente il nostro modo di costruire e organizzare gli spazi in cui viviamo (edilizia, trasporti, servizi, lavoro, ambiente, utilizzo delle risorse, comunicazioni); il secondo è che, in questa rivoluzione tecnologica, saremo sempre di più connessi in rete. In Italia (fonte We Are Social Report 2019) trascorriamo in rete oltre 6 ore al giorno con 35 milioni di utenti attivi sui canali social, 31 milioni dei quali dallo smartphone. Roba da adolescenti? Non proprio. Combinando l’audience di Facebook e Instagram, le fasce anagrafiche più coinvolte sono quelle tra i 25 e i 54 anni. E stiamo già sostituendo la voce alle mani: il 30% delle ricerche su internet viene effettuato con i comandi vocali. Che cosa possiamo dedurne? Che la tecnologia, quando ci è utile, ci seduce subito, cambiando velocemente le nostre abitudini. In questo scenario Torino ha grandi opportunità, ma non ha ancora ‘cambiato marcia’. Cosa ci manca? Una ‘governance’ (un’intesa su obiettivi condivisi) decisa tra politica, istituzioni, imprese e cittadini, una programmazione a lungo termine incentrata sull’innovazione, il coraggio di abbandonare l’idea di città industriale e riorganizzarci sul nostro vero DNA, la capacità di innovare. Magari unendo i nostri destini a Milano, senza più invidie e ambiguità, con più coraggio e velocità d’azione.

Cosa abbiamo? Un numero enorme di risorse, tra cui un Politecnico e un’Università eccellenti, un tessuto di piccole e medie imprese notevole, due grandi fondazioni bancarie disponibili e attente (notevole il nuovo progetto OGR Tech), un territorio urbano votato al ‘social impact’ unico in Italia e, non ultimo, un ex assessore da poco titolare del nuovo Ministero per l’Innovazione tecnologica e la Digitalizzazione dell’Italia, Paola Pisano. Avrà un occhio di riguardo per noi? Io sono fiducioso, condividendo la definizione del termine ‘fiducia’ della giornalista americana Rachel Botsman: «La fiducia è una relazione ottimistica con l’ignoto». E allora, avanti tutta. Con creatività e immaginazione, perché vogliamo vivere in ambienti che ci diano prospettive ma che siano anche gratificanti. Intelligenza artificiale, robotica, wearable device, realtà aumentata: non sono mostri che arrivano da un altro pianeta. Sono i segni della nostra capacita evolutiva, unica tra le specie viventi. Chi ha visto per la prima volta il fuoco si sarà spaventato, ma ha imparato a usarlo. Siamo fatti per crescere e per stare insieme, nelle città. Lavoriamo affinché le nuove opportunità tecnologiche di oggi e di domani le rendano migliori, rendendo più felici anche noi. Due libri per approfondire: ‘L’inevitabile’ di Kevin Kelly e ‘The Game’ di Alessandro Baricco. Due brani per entrare nell’atmosfera: ‘Space Oddity’ di David Bowie e ‘Gloria in excelsis Deo’ di Vivaldi.