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Torino, primavera 2020
Il 5G è arrivato in città. Un’opportunità di crescita o una nuova insidia? Prima di tutto, capiamo cos’è. 5G sta per ‘quinta generazione’ dello standard per la trasmissione dati attraverso una rete di telefonia mobile. Arriva dopo un percorso durato 40 anni: 1G (TACS) nel 1980, 2G (GSM) nel ’91, 3G (UMTS) nel 2005 e 4G nel 2010. Ma la vera differenza è che con il 5G la rete da fisica diventa virtuale. Per attivarlo sono necessarie le frequenze, cioè una parte delle reti che usiamo quotidianamente per connetterci a Internet. Mentre il 4G occupa le bande di frequenza ‘basse’, fino a 20 MHz, il 5G utilizza bande di frequenza fino a 6 GHz. Perché è una rivoluzione? Perché consente molte più connessioni in contemporanea, spostando le informazioni a una velocità elevata e con tempi di risposta (latenza) praticamente istantanei. Gli effetti sulla nostra vita quotidiana saranno notevoli: ad esempio, permetterà di connettere ad altissima velocità dispositivi fino a ora ‘passivi’, come oggetti di casa, contatori del gas, ascensori, automobili, mezzi pubblici, semafori. Torino, in prima fila nel campo dell’innovazione, ha iniziato bene, inaugurando la prima rete 5G italiana. Come potremo sfruttarla? Con servizi utili e facili da fruire.
5G sta per ‘quinta generazione’ dello standard per la trasmissione dati attraverso una rete di telefonia mobile. Una rivoluzione, perché consente molte più connessioni in contemporanea, spostando le informazioni a velocità elevata. E proprio Torino inaugura la prima rete 5G italiana
Ad esempio, parcheggio l’auto a un chilometro dal Pala Alpitour per assistere a un concerto, ma non so quale sia l’entrata giusta e dove sia il mio posto a sedere. Con il 5G, un assistente virtuale direttamente dalla mia fotocamera mi riconosce, mi saluta («Ciao Valerio! Benvenuto. Che posto hai?») e mi accompagna a destinazione. Servizio utile anche alle Molinette per trovare subito il reparto dove ho prenotato la visita, senza perdere tempo a vagare per i corridoi. Ma esistono rischi potenziali? Cyber attacchi, privacy, salute pubblica sono i temi su cui occorre stare in campana. Sulla salute pubblica i pareri sono contrastanti: IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) ha classificato i campi elettromagnetici a radiofrequenza come cancerogeni di gruppo 2B, ovvero come ‘possibilmente cancerogeni’, il livello più basso di rischio quando ci sono prove limitate. L’Istituto Ramazzini di Bologna e l’Associazione Italiana Medici per l’Ambiente (ISDE) hanno sensibilizzato la Camera dei Deputati sui potenziali rischi del 5G già a febbraio 2019. Ancora difficile farsi un’opinione precisa. Non resta che augurarci che prevalga il buon senso, che per me significa prima di tutto la tutela dei cittadini.
Abbiamo avuto paura dell’elettricità, del telegrafo (illuminante un passo de ‘I Malavoglia’ di Giovanni Verga del 1881), delle prime automobili. La paura di ciò che non conosciamo (l’ignoto) è naturale e comprensibile. Ma il 5G, come tutte le grandi innovazioni digitali in arrivo, può insegnarci un nuovo modo di affrontare il futuro: con le braccia aperte ma pronti a studiarlo, per capirlo meglio. Questa la nostra grande opportunità. Ne saremo capaci? Intanto, iniziamo da Torino. Due libri per approfondire: ‘Sapiens. Da animali a dèi’ e ‘Homo Deus’, entrambi di Yuval Noah Harari. Due brani per entrare nell’atmosfera: ‘Changes’ di Davide Bowie e ‘Don’t stop me now’ dei Queen.