Ci sono dei posti in cui almeno una volta nella vita bisogna andare. Uno di questi è certamente Castel del Monte, fatto costruire da Federico II, l’imperatore normanno noto come Stupor Mundi per la sua personalità e cultura smisurata. Il castello è visibile da molto lontano, posto su un alto colle (540 mt) con le otto torri slanciate agli angoli della struttura ottagonale, a ricordare la corona degli Svevi. Patrimonio dell’Umanità dal 1996, è un luogo magico e misterioso: certo non fu una fortezza (mancano gli elementi difensivi), e forse fu pensato come casino di caccia o residenza di rappresentanza, vista la ricchezza dei decori, poi andati perduti.
Tutto ruota intorno al numero otto, che ricorre dalla pianta al cortile interno, dalle torri alle otto sale al piano terra e al piano nobile; perfino foglie e fiori su portali e capitelli sono scolpiti a gruppi di otto. Nulla è lasciato al caso, ogni elemento si basa su calcoli precisi. Federico II ancora una volta stupisce, lasciandoci con scarne risposte di fronte al suo enigma. Nella cabala l’otto è la resurrezione e simboleggia la nuova vita. E l’ottagono, sintesi del quadrato e del cerchio, è l’anello di congiunzione tra terra e cielo: un inno architettonico all’infinito, se l’8 si scrive orizzontalmente.
Ritornando sulla costa, si prosegue esplorando Barletta, una città vivace con un’anima contadina e marinara insieme
Siamo nel cuore di quella terra che viene comunemente detta Puglia Imperiale. E ripercorrere le orme di Federico è un buon modo per andare alla scoperta di questo territorio, che certamente lascia un ricordo indelebile per la forza attrattiva dei suoi luoghi, per la luce e i colori dei campi e del mare, per il forte connubio tra arte e natura, vino e gastronomia. Una passeggiata tra castelli magici e cattedrali sul mare. Un viaggio lento, a piedi, in bici o in barca, per scoprire la doppia anima della Puglia Imperiale: città marinare dal glorioso passato e borghi autentici, scrigni d’arte, artigianato e gastronomia.
Si parte da Margherita di Savoia, la cittadina che al sale deve tutto. È famosa infatti per le sue saline, fra le più grandi d’Europa, che si estendono per oltre 4000 ettari. Risalgono al tempo dell’antica Roma, ma è dalla metà del ‘700 che esistono canali, vasche e il sistema di paratie, che i salinieri alzano e abbassano. È divertente scoprirne i meccanismi con visite guidate, filmati e laboratori del sale. Così i ragazzi, nei panni di piccoli chimici, apprendono la storia del sale, misurano la densità salina dell’acqua, scoprono la struttura molecolare del sale al microscopio, fanno l’estrazione dall’acqua madre. La Salina si trova all’interno di una zona umida, divenuta riserva naturale nel 1977, importante snodo di svernamento dell’Italia centro meridionale, con una imponente colonia di fenicotteri rosa. Un vero spettacolo al tramonto, quando migliaia di uccelli si alzano in volo. Lungo il tratto di costa a nord, verso Zapponeta, si coltivano ortaggi dalla forma perfetta (patate, carote, la cipolla bianca IGP), esportati poi in tutto il mondo. È anche una rinomata stazione termale.
Con una deviazione verso l’entroterra si scopre il Parco Archeologico degli Ipogei di Trinitapoli, uno dei santuari dell’Età del Bronzo più importanti d’Italia; e poi i siti di Canosa di Puglia e Canne della Battaglia, mete imperdibili per gli appassionati di archeologia. In particolare, a Canosa si può fare una passeggiata archeologica per scoprire 3000 anni di storia tra i mosaici della Domus Romana di Montescupolo, il magnifico Parco di San Leucio con il tempio etrusco-italico più grande dell’Italia meridionale e l’enorme basilica paleocristiana. In centro le tombe dei principi della Daunia (Ipogeo Lagrasta), il corredo della Tomba Varrese, la Cattedrale di San Sabino, il Battistero di San Giovanni del VI secolo e il Museo Archeologico Nazionale a Palazzo Sinesi.
Ritornando sulla costa, si prosegue esplorando Barletta, una città vivace con un’anima contadina e marinara insieme, che si riflette nel dialetto e in cucina: “dall’orto al porto” si dice da queste parti. Da non perdere la Concattedrale di S. Maria Maggiore, nata su basilica paleocristiana, con facciata romanica, portale rinascimentale, rosone gotico, e, 5 metri più in giù, il pavimento musivo e le catacombe delle precedenti chiese del VI e del X-XI secolo. Alle spalle della Cattedrale, appare imponente il Castello Svevo con i suoi fossati e i bastioni a punta di lancia. Residenza di Federico II, fu trasformato da Carlo V d’Asburgo in una fortezza inespugnabile, una delle più grandi d’Italia. Qui l’imperatore svevo promulgò nel 1228, prima di partire per la sesta crociata, la famosa Dieta su precetti e regole di buon governo, da osservare in sua assenza. Proprio qui, presso il Museo Civico, si può ammirare l’unico busto in pietra attribuito a Federico II. Non distante, nel fondaco di Palazzo Damato del ‘300, c’è la Cantina, che rievoca la famosa Disfida del 1503, che vide il trionfo dei 13 cavalieri italiani, guidati da Ettore Fieramosca, sui Francesi. Ogni anno per sette giorni, a settembre, ritornano i Cavalieri e si animano i luoghi storici della sfida.
Giusto un saluto alla statua bronzea nota come il Colosso, alta oltre 5 metri (in cui la tradizione popolare ravvisa l’imperatore d’Oriente Eraclio), e si raggiunge Palazzo Marra, noto come “Casa De Nittis”, in quanto ospita la pinacoteca con le opere di Giuseppe De Nittis, il più grande impressionista italiano che proprio a Barletta nacque nel 1846, e che nella sua pur breve vita (morì a 38 anni) visse i luoghi e le atmosfere di Parigi e Londra alla fine dell’Ottocento, insieme ai suoi artisti-amici Manet, Degas, Caillebotte, Tissot.
Proseguendo sulla costa, in un quarto d’ora d’auto si raggiunge un altro borgo storico marinaro, Trani, con tante storie legate a Federico II: si scopre che nel 1231 l’imperatore affidò all’ebreo Curulia il monopolio dell’acquisto e della vendita della seta nel Regno e nel 1259 festeggiò nel Castello Svevo le nozze del figlio Manfredi con Elena Comneno, figlia del re dell’Epiro, e spesso in agosto si assiste alla rievocazione storica dell’evento. Qui è d’obbligo la visita una delle cattedrali più belle di Puglia, quella dedicata a San Nicola Pellegrino, gioiello del romanico sospeso sul mare. Imponente nelle forme, appare in perfetto equilibrio tra mare e cielo, e, suggestiva con le sue linee slanciate, è un insieme di tre chiese sovrapposte. Le mura sono mosse da alto rilievi e decori di gusto arabeggiante. L’interno custodisce il grande portone bronzeo del 1175 di Barisano da Trani, con 32 formelle. Il grande spazio è diviso in tre navate da colonne binate, unico in Puglia. La cripta trasversale di S. Nicola Pellegrino è una fuga di 28 colonne, che sostengono il transetto della Chiesa superiore. Da qui si accede alla cripta longitudinale di S. Maria a tre navate e all’ipogeo di S. Leucio.
Ultima tappa a Bisceglie, dove la pesca è un’antichissima tradizione, per ascoltare storie di pescatori e assaggiare l’ottima cucina marinara. Ogni mattina c’è grande fermento al porto, quando i pescatori scaricano il pesce per il Mercato Ittico alle spalle della Torre Normanna, dove alle 7 si svolge l’asta. La scoperta del mare prosegue nel Museo Civico nell’ex Monastero di S. Croce in via Frisari, tra modellini navali, carte nautiche, strumenti per la navigazione, ancore e reperti archeologici. Pochi passi e si ammira la facciata di bugnato a punta di diamante di Palazzo Tupputi, oggi laboratorio urbano che organizza mostre, incontri, concerti; poi la Concattedrale di San Pietro Apostolo e il ricco Museo Diocesano. Ma Bisceglie, famosa anche per i “sospiri” (dolci di pan di Spagna alla crema ricoperti di glassa), per l’uva da tavola (Cardinale e Regina) e le ciliegie, ci ricorda che per i buongustai un viaggio nella Puglia Imperiale non sarà mai tempo sprecato. Anzi sarà una vera caccia al tesoro, un percorso goloso in bilico tra cucina contadina, con i sapori forti della Murgia, e marinara, in quei borghi dove la tradizione della pesca risale al Medioevo.
Protagoniste assolute sono certamente le cime di rapa, oggi (insieme alle orecchiette) simbolo internazionale della Puglia, ma è impossibile resistere alle altre verdure selvatiche, come i cardi e i lampascioni, cipollotti dal sapore amarognolo, o ancora gli ortaggi coltivati nella sabbia di Margherita di Savoia, con una menzione speciale per la sua cipolla bianca IGP (www.cipollabiancaigp.it).
E che dire del carciofo Violetto di San Ferdinando di Puglia? O della “percoca” di Canosa di Puglia, da gustare insieme al rinomato vino Rosso Canosa DOC? O ancora del fungo cardoncello, re della tavola a Minervino Murge e nell’intera Alta Murgia, sinonimo di eccellenza gastronomica?
Sempre in zona Murgia è un must da intenditori l’incontro con la lenticchia di Altamura IGP (www.lenticchia-dialtamura.it), che, contrariamente al nome, non si trova solo nella cittadina nota in tutto il mondo per il suo pane DOP (www.panealtamuradop.it).
Un discorso a parte per ogni gastronauta è quello sui latticini. La Puglia casearia è una sorpresa incredibile, con una varietà di latticini freschi e stagionati, formaggi dimenticati e piccole bontà DOP e IGP, testimoni di una regione che ha ancora molte eccellenze da rivelare. Senza dubbio quest’angolo di Puglia si esprime alla perfezione in quell’esplosione di fresca bontà che è la Burrata di Andria IGP (www.burratadiandria.it): si tratta di uno scrigno sottile di formaggio fresco a pasta filata, che racchiude un cuore morbido e cremoso di sfilacci di mozzarella immersi nella panna, la stracciatella. Nasce per caso, dall’inventiva di un mastro casaro, che in un inverno freddo, per proteggere il prodotto nel trasporto, pensò di conservarla in questo modo. Come capire se è fresca? Semplice, dalla superficie liscia, bianco lucente. Un tempo per conservarla si utilizzava l’asfodelo, foglie di erbe locali tipiche della Murgia, nelle quali si avvolgeva la burrata. Foglia che ne segnalava la freschezza. La burrata era buona finché la foglia non appassiva. È proprio di questi giorni l’ottimo risultato del nostro latticino: terzo posto dell’ambitissima classifica dedicata ai formaggi di TasteAtlas, il portale di riferimento dell’enogastronomia mondiale, alle spalle solo del Parmigiano Reggiano e del Gorgonzola.
Tutto quanto vi abbiamo qui indicato può essere approfondito direttamente sul ricco portale turistico della Regione Puglia (www.viaggiareinpuglia.it). Per consigli di prima mano c’è inoltre l’organizzazione che da
anni fa rivivere qui a Torino diversi momenti della tradizione pugliese, sempre pronta a suggerire nuovi stimoli e suggestioni (www.casapuglia.piemonte.it).
(Foto PUGLIAPROMOZIONE)