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Violante Placido

'Illuminata da Torino'

di GUIDO BAROSIO

Inverno 2019

ATTRICE DI CINEMA E TEATRO, CANTANTE, VIOLANTE PLACIDO RIVELA IL SUO AMORE PER TORINO. DURANTE LA SUA ULTIMA PRESENZA IN CITTÀ HA RACCONTATO MARISA BELLISARIO PER IL DOCU-FILM RAI 'ILLUMINATE 2'

«Pensa che mio figlio Vasco, di sei anni, e convinto che sia nata a Torino. Me lo dice continuamente e non c’e modo di fargli cambiare idea. Non so come gli sia venuto in mente, ha cominciato a raccontarlo all’improvviso durante un nostro viaggio in città. A volte penso che ci sia qualcosa di magico, che magari veda vite precedenti…≫.

L’obiettivo è quello di trovarti a teatro, sulla scena, come a casa tua. Se ci riesci il pubblico lo avverte e ti ricompensa col suo entusiasmo

È una curiosa coincidenza, perché tu ami davvero Torino. Un sentimento che si rafforza visita dopo visita…

≪A Torino ci sono venuta molte volte e sono sempre stati momenti speciali. La prima fu con Alessandro Preziosi per la fiction ‘L’uomo che rubo la Gioconda’, scoprii la città ma anche l’incanto della provincia. Poi, in veste di musicista, ho partecipato a un deejay set con Antony and the Johnsons al festival Traffic: fu una serata ai Murazzi memorabile, e per me l’emozione di lavorare con un gruppo di altissima levatura. A Torino ho conosciuto i Subsonica e con Boosta abbiamo inciso un singolo, che pero non e stato ancora pubblicato. Samuel, invece, l’ho incontrato quasi per caso, e mi ha imprestato una chitarra per la serata che dovevo fare in un locale. Con lui quasi ci scontrammo per strada, avevo esplorato l’interno della Mole in una visita privata e nei miei occhi c’era ancora la meraviglia di quegli spazi. A Torino vive anche un mio carissimo amico, Silvano, che mi fa scoprire un pezzo nuovo di città ogni volta che arrivo≫.

E ancora altri incontri, altre occasioni…

≪Ricordo una bellissima visita nello studio dell’artista Gianni Colosimo, con il quale c’e stato subito feeling. Ecco, Torino per me e soprattutto un luogo di incontri. Mi piace sfatare il mito di città fredda e indifferente, coi torinesi ho sempre legato bene. Anche in occasione della mia ultima apparizione teatrale per il ‘Sogno di una notte di mezza estate’, uno spettacolo che ho amato moltissimo, il pubblico mi ha accolto con grande affetto. Ma oltre alle persone ci sono tante cose da ricordare: le architetture, l’atmosfera, il cibo, un cibo fantastico≫.

Nella tua recente esperienza televisiva hai raccontato Marisa Bellisario, cosa ti è rimasto di quel personaggio?

≪Marisa fu una donna straordinaria, la prima a imporsi in Italia come grande manager internazionale. Lei ci ha insegnato che possiamo fare qualsiasi cosa e in qualsiasi ambito. E lo possiamo fare senza rinunciare agli affetti e alla famiglia. Marisa fu una donna tosta e carismatica, ma anche dolce e affettiva≫.

In questo caso, più che attrice sei stata conduttrice, voce narrante, come ti sei trovata nel nuovo ruolo?

Violante Placido nel docu-film su Marisa Bellisario

≪E stata quasi una sorpresa, perché pensavo di dover interpretare Bellisario: una donna che conoscevo poco e che non mi assomigliava fisicamente. Poi ho capito che avrei dovuto condurre e intervistare: un’esperienza nuova per me, ma mi sono trovata a mio agio. Ho sempre amato i documentari, i tempi, anche lunghi, necessari per raccontare una storia, per approfondire argomenti e personaggi. Nei documentari c’è bisogno di amore e, per fare un buon lavoro, può essere necessario un anno intero. O anche pochi giorni, ma non lo sai mai prima≫.

Il tuo secondo disco è del 2013. Sono passati sei anni e il terzo non c’è ancora…

≪È vero, ma la canzone resta importante e continuo a esibirmi in allestimenti teatrali. Pero, per fare il terzo album occorre riprendere un discorso interrotto, riallacciare i fili. Ogni disco deve presentare un’evoluzione rispetto al precedente, se passa molto tempo tutto diventa più difficile. E come ricominciare a scrivere un racconto, o riprendere a leggere un libro dopo anni. Non trovi subito le parole≫.

A teatro su che cosa stai lavorando?

≪In questo momento mi esibisco in due spettacoli dove la musica e una componente fondamentale. In ‘Per Elisa’ di Bianca Melasecchi, ispirato alla musa immaginaria di Beethoven, divido la scena con due musicisti classici: Giuseppe Greco al piano e Davide Alogna al violino. Raccontiamo il modo di vivere l’amore di questo straordinario musicista, ed e sempre emozionante affrontare il dialogo tra note e parole. Poi sono in scena nello spettacolo su Alda Merini concepito da Cosimo Damato. Proponiamo materiale inedito della poetessa, ci sono canzoni e testi, la parte musicale e affidata al violoncello di Riviera Lazeri≫.

E il cinema?

≪Ci sono dei progetti che sto valutando, però nulla è ancora definito≫.

Nella tua carriera televisiva hai interpretato Moana Pozzi per Sky Cinema 1. Che ricordi hai di quell’esperienza?

≪Moana Pozzi e stata una figura femminile che ha segnato la sua epoca, una donna popolarissima anche al di la della sua attività. Quando si presentava in pubblico – al di fuori del set – era diretta e concreta, ma anche una sorta di cigno, sincera senza mai esasperare i toni. Ma ciò che più mi ha colpito di quell’esperienza e stato conoscere il mondo che c’era attorno a Moana, la factory di Riccardo Schicchi. In una sorta di comune vivevano tutti insieme, il mentore e le attrici. Il loro era un mondo di trasgressione, di ribellione, ai confini della legge, ma anche allegro. Io penso che si siano divertiti moltissimo. Moana e Cicciolina erano le dive,ma il contesto ricordava il punk londinese e la factory di Warhol. Lo spettacolo era ovunque e doveva essere universale. Per me Riccardo Schicchi e il Walt Disney del porno≫.

Cinema o teatro. Dove ti collochi meglio?

≪Il teatro e fondamentale, una scuola unica. Quando entri in compagnia sai che vivrai un’esperienza collettiva lunga, anche di mesi. In quei giorni affronterai i problemi e troverai le soluzioni, magari andrai anche in crisi e riuscirai a superarla. A teatro impari a conoscere a fondo il tuo strumento e a controllarlo. L’obiettivo è quello di trovarti a teatro, sulla scena, come a casa tua. Se ci riesci il pubblico lo avverte e ti ricompensa col suo entusiasmo. Dopo, quando torni al cinema, sei sicuramente più ricca, più forte e consapevole ≫.

La vita di un’attrice comporta complicazioni familiari o sentimentali?

≪Nel mio caso no, ho trovato il mio equilibrio. O, meglio, il mio equilibrio/squilibrio, che per me è necessario≫.

Sul set del docu-film ‘Illuminate 2’

Essere figlia di un padre celebre, che ha fatto il tuo stesso mestiere, che cosa ha comportato?

≪Certamente all’inizio mi ha aiutata. Ma posso dire che non ho cercato il cinema, il cinema ha cercato me. E ho cominciato presto a tentare la mia strada in piena autonomia. Il cognome aiuta solo al principio, poi devi dimostrare quello che vali. Da bambina non avevo il mito dell’attore, anzi, guardavo con fastidio a quella professione che teneva lontano papà da casa≫.

Una tua grande passione oltre al lavoro e alla famiglia?

≪Il cibo e il vino, perché sono cultura e conoscenza. Ho girato l’Italia col teatro e questo mi ha consentito di apprezzare un patrimonio formidabile, sempre diverso di tappa in tappa. La cosa che più mi gratifica e l’azienda vinicola di famiglia che abbiamo in Puglia, a Dordona nel Tavoliere. E la terra del Nero di Troia e di un grande rosato. Le nostre etichette portano il nome ‘Placido Volpone’, dalle due famiglie produttrici, la mia e quella dei cari amici con cui dividiamo questa fantastica avventura. Per me e mio padre e il modo di riscoprire le nostre radici, attraverso il contatto con la terra e le tradizioni. Un ritorno a casa dal sapore antico≫.

(Foto FABRIZIO CESTARI e FILM COMMISSION, trucco STANISLAO LAFULL)