Le città del Veneto sono chicche splendide da visitare e buone da gustare, ma Padova ha un non so che di speciale, elegante e decadente, piena di curiosità che si scoprono lentamente. Patrimonio UNESCO dal 1997 con l’Orto Botanico, ora anche i suoi affreschi trecenteschi hanno ottenuto il prestigioso riconoscimento. Si tratta degli affreschi nella Cappella degli Scrovegni, opere di artisti che hanno raccolto l’eredità della rivoluzione giottesca: Guariento, Giusto de Menabuoi, Jacopo Avanzi, Altichiero da Zevio, Jacopo da Verona, per citarne alcuni.
Tra una visita e l’altra agli splendori di Padova, non può mancare una mini-guida alle curiosità, ai detti e ad alcune sue golosità, perché una full immersion nell’arte necessita sempre di pause di gusto. Segue la proposta dei “tre senza”.
Iniziamo dallo storico Caffè Pedrocchi, il primo dei “tre senza” nel centro storico pedonale: questo gran caffè internazionale è “senza porte” perché rimase aperto giorno e notte dall’inaugurazione nel 1831 fino al 1916. La sua presenza si deve al famoso “caffettiere” Antonio Pedrocchi, citato anche da Stendhal ne La certosa di Parma. Ai primi dell’800 nei numerosi caffè si mescolavano nobili, borghesi e popolani e il fondatore sognava un locale monumentale situato proprio nel cuore della vita cittadina. Lo fece realizzare da Giuseppe Jappelli, architetto e profondo conoscitore del gusto asburgico grazie al quale divenne luogo di riferimento per organizzare feste e balli, ma anche per intellettuali, artisti e letterati, fra cui Ippolito Nievo e Giovanni Prati, oltre che per i viaggiatori sempre ben accolti. Lasciato in dono al Comune di Padova, il Caffè Pedrocchi è rinomato anche per aver dato origine all’espressione “essere al verde”: la sua sala verde ospitava gli studenti della vicina università che potevano restarvi indisturbati a conversare e studiare al caldo anche d’inverno senza che alcun cameriere venisse a disturbare né a esigere consumazioni… Da qui l’espressione “essere al verde”, essere senza un soldo. Da provare il suo caffè alla menta, servito e gustato rigorosamente senza zucchero né cucchiaino.
Il secondo “senza” è il “senza nome”, riferito a Sant’Antonio e alla Basilica a lui dedicata, detta del Santo‚ la chiesa più importante e conosciuta della città. La costruzione della Basilica iniziò nel 1232, un anno dopo la morte di Sant’Antonio, per terminare solo nel 1310. L’edificio unisce architettonicamente stili diversi: la facciata è in stile romanico-lombardo, le cupole sono in stile bizantino, i campanili richiamano l’arte islamica per la loro forma a minareto, gli archi sono realizzati in stile gotico e la Cappella del Tesoro è di architettura barocca. Un must imperdibile.
L’ultimo “senza” è il Prato della Valle, fino all’800 chiamato il “Prato senza erba”, una grande piazza ellittica, la più grande della città e anche una delle più grandi d’Europa, con i suoi 88620 metri quadrati. Si tratta di uno spazio monumentale caratterizzato un’isola verde centra chiamata Isola Memmia, in onore di chi commissionò i lavori, e circondata da un canale ornato da un doppio basamento di 78 statue, mentre quattro viali la attraversano grazie a piccoli ponti che si incontrano al suo centro. Questi elementi traggono ispirazione dalla tradizione veneta del giardino patrizio; quel verde gioco armonioso venne in seguito riproposto anche nella soluzione urbanistica a disposizione del pubblico. Fin dall’antichità, questo spazio ebbe funzioni commerciali. In epoca romana fu sede del vasto teatro Zairo, le cui fondamenta sono state rinvenute nel canale che circonda l’Isola Memmia, e di un circo per le corse dei cavalli. Nell’epoca delle persecuzioni contro i cristiani fu utilizzato per i combattimenti e qui furono martirizzati due dei quattro patroni della città, Santa Giustina e San Daniele. Nel Medioevo accoglieva fiere, giostre, feste e corse, come quella dei “sedioli”, bighe tipicamente padovane. Anche le più frequentate prediche di Sant’Antonio si tenevano in Prato della Valle. Oggi è usato dai padovani per passeggiare e in estate il luogo si anima di gente che pattina, studia o prende il sole.
Per concludere, è vietato lasciare Padova senza assaporare lo spritz, l’aperitivo più famoso al mondo inventato proprio qui. Suggerisco di gustarlo seduti a un caffè in piazza dei Signori, ammirando la Torre dell’Orologio del 1300 che rappresenta la teoria astronomica tolemaica di un sistema geocentrico che poneva la Terra al centro dell’Universo. Alla parte scientifica e storica si intreccia la leggenda popolare: tra i segni zodiacali rappresentati manca la Bilancia, simbolo della giustizia, mentre lo Scorpione, simbolo di chi non perdona, occupa due quadranti. Ritorsione dell’autore contro un committente avaro o errore degli astrologi e astronomi? Niente affatto: la Bilancia non compare perché il riferimento è all’astronomia greca, che riteneva quelle stelle ancora facenti parte della costellazione dello Scorpione.
Per tutte le informazioni necessarie sulla città visitare il sito di Turismo Padova.
(Foto di SILVIA DONATIELLO e ARCHIVIO REGIONE VENETO – DIREZIONE PROMOZIONE ECONOMICA E MARKETING TERRITORIALE)