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PER PARTIRE ALLA SCOPERTA DELL’ABRUZZO BISOGNA TENER CONTO DI DUE COSE FONDAMENTALI: CHE INGRASSERETE, PERCHÉ LA SUA GASTRONOMIA È COSÌ VARIA E APPETITOSA CHE SARÀ IMPOSSIBILE RINUNCIARVI, E CHE L’UNICA POSSIBILITÀ DI RITORNARE A CASA PIÙ O MENO COME SI È PARTITI È ALTERNARE LE ESCURSIONI MANGERECCE A QUELLE IN BICICLETTA O A PIEDI
Con o senza bicicletta, questa terra considerata di passaggio, soprattutto in passato, è una regione ricca di sorprese con paesaggi incredibili ed estremamente diversi tra loro. La mia avventura inizia dagli Appennini, dall’entroterra ricco di straordinarie testimonianze storicoculturali e di scorci inediti e incontaminati che è possibile ammirare solo sul sellino, e finisce al mare. Partendo da L’Aquila in direzione Teramo si passa per la Strada Maestra del Parco nel cuore del comprensorio del Gran Sasso e Monti della Laga. È la parte più suggestiva della vecchia statale Teramo-L’Aquila, nel tratto che collega Montorio al Vomano all’antica città sabina di Amiternum e ai suoi resti archeologici, su quella che fu l’antica strada romana Via Cecilia. Questo sito conserva un anfiteatro romano risalente al I secolo d.C., dichiarato monumento nazionale nel 1902. Dai Romani al Medioevo, una sosta e una pausa merita Campli, borgo spirituale dove i più credenti potranno espiare i loro peccati, soprattutto se di gola, percorrendo la scalinata del Santuario della Scala Santa, così chiamato dal 1772 quando si diffuse l’usanza di concedere l’indulgenza plenaria a coloro che salivano in ginocchio e a capo chino i suoi 28 gradini in legno di dura quercia.
Ad accompagnare i “penitenti” nella loro “espiazione” dei peccati, le affascinanti simbologie di sei dipinti, tre a destra e tre a sinistra della scala, che raccontano i momenti più toccanti della Passione di Cristo. Indulgenze a parte, Campli è un vero e proprio scrigno d’arte dove storia e cultura, tradizione e culto religioso si fondono, creando un luogo unico nel suo genere eche raggiungerà il suo massimo splendore a partire dal Medioevo, quando sotto il controllo dei Farnese diventa luogo d’incontro di pittori e artisti provenienti dalle scuole di maestri come Giotto e successivamente Raffaello. Pentiti e perdonati, si prosegue fino a Teramo, splendida cittadina incastonata in un paesaggio fiabesco con la catena del Gran Sasso d’Italia e il massiccio della Laga che fanno da scenario a uno dei litorali costieri più suggestivi della nostra penisola.
La città sorge in una conca alla confluenza tra il fiume Tordino e il torrente Vezzola, nello stesso luogo dell’antica Interamnia, colonia romana. Sulla stessa area è stata costruita la città medievale, ancora riconoscibile per le stradine tortuose, i portici e le rovine delle mura. E anche qui è stato il Medioevo il periodo più ricco culturalmente, nonostante le aspre lotte tra le famiglie locali e le signorie esterne, prima angioina e poi aragonese. Da Teramo si riprende il viaggio in direzione Notaresco, percorrendo la Strada del Vino di Controguerra nell’Abruzzo nordorientale. Qui, segnata dal fiume Tronto, si trova la zona di produzione del Controguerra DOC, che si estende fino alla costa attraverso colline di ulivi e vigneti. Con qualche difficoltà nel percorso, tipo tener d’occhio un ruscello, si è in sella alla bicicletta, e si arriva all’agognata degustazione di vini locali e olio presso le Cantine Ciavolich.
Attraverso una visita guidata, è possibile conoscere i diversi vini aziendali e la filosofia di produzione, ma anche la storia della famiglia Ciavolich, originaria della Bulgaria, arrivata in Abruzzo nel 1500 e che nel 1853 iniziò la produzione di vino a Miglianico, nell’antica cantina ancora oggi visitabile. Nel 1960 la produzione si spostò a Loreto Aprutino e oggi Chiara Ciavolich produce vini da vitigni autoctoni Montepulciano, Trebbiano e Cococciola. Nella Bottiglieria si degustano poi quattro etichette abbinate al pane di Niko Romito a base di farine di Solina e Saragolla, da provare possibilmente insieme all’olio di produzione propria e alle eccellenze casearie locali, accompagnati dalla confettura extra di Montepulciano. La nota autentica di questa visita la danno però le nostre anfitrione, che chiedono di associare il vino che più è piaciuto a un brano musicale. Un bellissimo esercizio mentale e sensoriale, degno del miglior Proust ma anche di Laura Esquivel, la scrittrice messicana che nel 1989 pubblica il libro, poi portato al cinema, Come l’acqua per il cioccolato, dove l’umore influisce sul cibo e viceversa. Così anche il vino influisce sui nostri ricordi e sulle nostre emozioni, in un continuo scambio di dare e avere. Associare un sapore, o in questo caso un vino, a delle note e ai testi di una canzone è un processo quasi poetico. Il periplo continua attraverso la Valle delle Abbazie, su dolci colline solcate dal fiume Vomano e dal suo affluente Mavone.
Lungo il cammino, una sosta obbligata alla Chiesa di Santa Maria di Propezzano e all’Abbazia di San Clemente a Vomano, prima di raggiungere il borgo di Loreto Aprutino attraverso Penne e la Via Viscerale con vista su mare e monti. Dopo tre giorni in sella e con più di 200 chilometri nelle gambe, senza contare i dislivelli (che, però, con la pedalata assistita si riducono notevolmente in fatica), il viaggio prosegue in direzione Chieti, percorrendo la Via dell’Olio Aprutino, in mezzo a uliveti e frantoi, fra il borgo di Pianella e Loreto Aprutino, in una regione chiamata anche il Triangolo d’oro dell’olio per la produzione di olio extravergine di altissimo livello, dato dalla qualità delle sue caratteristiche organolettiche. Uno stop d’obbligo è ovviamente Pianella, con relativa degustazione di olio. A Chieti, da non perdere la visita al Museo Archeologico Nazionale che ospita il Guerriero di Capestrano, una scultura del VI secolo a.C. raffigurante un guerriero dell’antico popolo italico dei Vestini. Inoltre, se si ama l’architettura dalle linee razionalistiche del Ventennio, in questa città si troveranno moltissimi esempi, da scuole a edifici pubblici, ma anche un centro storico molto suggestivo. Solo 50 chilometri ci separano dall’ultima tappa, San Vito Chietino sul mare Adriatico, un percorso attraverso la Strada del Vino Colline Teatine, passando per il Parco Nazionale della Majella, da dove inizia anche il percorso ambientalistico. È incredibilmente suggestivo percorrere in bici queste colline ricoperte di “vigneti a pergola” che sembrano affacciarsi sul mare, circondati da una natura rigogliosa in cui l’Adriatico si intrufola con la sua brezza e quel profumo di salsedine che, non importa la stagione, riporterà qualcuno alle estati dell’infanzia. Una sosta a Crecchio e Orsogna, e poi «dritto fino al mattino», come diceva un bellissimo brano di qualche decennio fa. In realtà, il percorso finisce sulla Costa dei Trabocchi, le bizzarre costruzioni su palafitte usate come macchine da pesca e che, secondo alcune testimonianze, risalirebbero all’epoca fenicia. A dirla tutta, non si ha certezza dell’origine ma, qualsiasi essa sia, stiamo parlando di strutture davvero particolari che si allungano sull’azzurro dell’Adriatico offrendo un panorama incredibile. Dopo poco più di 300 chilometri in bici, il viaggio purtroppo finisce qui ma la voglia di pedalare no, proprio perché sulla Costa dei Trabocchi passa la pista ciclabile della Via Verde, con 135 chilometri di piste affacciate sul mare, per chi vorrà restare in sella.
(Foto di SILVIA DONATIELLO)