News

È un'impresa

di Marco Vallario

La “profezia” dell’AI

Torino, Primavera 2023

ChatGPT, è questo il nome di una nuova celebrità finita sotto i riflettori negli ultimi mesi e con la quale oggi milioni di persone in tutto il mondo dialogano, anche inconsapevolmente, in cerca di supporto alle loro attività, soluzioni ai loro problemi o semplicemente incuriositi dall’opportunità di saggiare le reali capacità di un’intelligenza artificiale. Ancora una volta ci troviamo di fronte a un passaggio epocale, e sebbene se ne possano contare molti nella storia dell’uomo, volgendo lo sguardo al passato si fa in fretta ad accorgersi di quanto questi cambiamenti siano ormai sempre più assidui e sempre più rilevanti, considerando che in futuro si succederanno con una frequenza crescente. Per chi vive di tecnologia, si attendeva l’arrivo dell’AI – è così che si abbrevia l’intelligenza artificiale – quasi come l’avverarsi di una profezia scritta nella pietra, rappresentata nei film, annunciata da “imprenditori visionari”, quasi a volerla usare come spauracchio per chi ancora oggi preferisce non piegarsi all’uso degli strumenti informatici per lo sviluppo del proprio business. Ma vediamo quale potrebbe essere l’impatto sul nostro ecosistema e sulle nostre abitudini. Considerando alcune motivazioni che possono spingerci a dotarci di strumenti basati sull’intelligenza artificiale, l’effetto reale del suo utilizzo sulla nostra normalità, potrebbe essere piuttosto rilevante. Con l’AI potremmo risparmiare tempo e ridurre costi ottimizzando alcuni aspetti delle nostre attività, automatizzando processi aziendali che richiedono tempo e risorse per essere eseguiti manualmente, come nel caso dell’elaborazione di grandi quantità di dati utilizzando grandi competenze, grande esperienza e grande attenzione messe a disposizione di una macchina basata su reti neurali in grado di imitare il comportamento umano almeno in parte, e che in certi casi ragiona persino meglio.

Per chi vive di tecnologia, si attendeva l’arrivo dell’AI – è così che si abbrevia l’intelligenza artificiale – quasi come l’avverarsi di una profezia scritta nella pietra

Già, perché quegli stessi dati rappresentano le basi di elaborazioni utili a generare un miglioramento nell’umana capacità decisionale, promuovendo modelli e tendenze che potrebbero non essere evidenti a un occhio umano. All’atto pratico, in molti settori potrebbe aiutarci a migliorare efficienza e performance di attività aziendali in cui l’apporto umano è oggi centrale, e che domani potrebbe essere ridotto ad attività strategiche, di controllo e verifica della qualità di quanto prodotto. La stessa AI potrebbe rappresentare un caposaldo nell’innovazione aiutando a sviluppare nuovi prodotti e servizi, attraverso l’analisi predittiva utile appunto a prevedere i trend del mercato necessari a sviluppare nuovi prodotti. Certamente con un apporto così significativo da parte della macchina, ci si aspetterebbe come logica conseguenza un altrettanto considerevole riduzione dell’impiego umano in tutti quei processi automatizzabili. Questo produrrebbe una sensazione di minaccia nei confronti di posti di lavoro oggi assegnati a persone che svolgono lavori ripetitivi, ma gli obiettivi e le speranze che dovremmo riporre nella capacità imprenditoriale di promuovere l’ingresso della tecnologia in azienda, ci dovrebbero spingere a promuovere lo sviluppo di competenze di più alto livello fortemente orientate a un impiego sano dell’innovazione al servizio dell’uomo. Ora che la conoscete, provatela ma non abusatene, ne va della nostra capacità di essere centrali nello sviluppo della nostra intelligenza e del nostro benessere.