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Torino, Speciale Torino Magazine 2022
Dicono che l’erba del vicino sia sempre più verde, e pare che cresca solo nel giardino del re. Se questo fosse vero, per essere felici e soddisfatti delle nostre scelte dovremmo vivere tutti accanto a un castello o dovremmo trovare il modo di acquistare titoli nobiliari. L’incidenza dei proverbi e dei modi di dire sulla cultura di un popolo è un fenomeno che spesso ne determina lo spirito e le abitudini. Questo produce una ricaduta importante sullo sviluppo del suo tessuto industriale, determinandone una complessità strutturale e limitando così l’evoluzione di un intero paese. E se questo principio è corretto, alcuni detti nostrani, più che a degli adagi, somigliano a delle sentenze per gli errori che commettiamo ogni qual volta decidiamo di partecipare alla costruzione di attività imprenditoriali in un ecosistema privo di solidarietà e di collaborazione. Questi proverbi incidono al punto di produrre una ricaduta negativa su un sistema economico polverizzato, composto da botteghe più che da industrie, da artigiani più che da industriali, che non è molto distante dalla reale rappresentazione del nostro Bel Paese. Meglio soli che male accompagnati recita il primo monito con il quale ci viene raccomandato di fare le cose da soli e non dipendere da altri.
La mossa vincente ha come primo atto quello di imparare a collaborare, dando impulso a processi di aggregazione di idee, persone e imprese, con l’obiettivo di generare un impatto reale che offra un beneficio più ampio e soprattutto condiviso
Chi fa da sé fa per tre suona invece come un verdetto, un divieto ad organizzarci con altre persone, un veto alla delega di attività importanti. In generale, ci viene fortemente sconsigliato il coinvolgimento di altri soggetti se vogliamo che le cose siano fatte a regola d’arte. Se ci chiediamo il motivo per cui l’Italia è il popolo delle partite IVA, il perché lo possiamo ritrovare in queste considerazioni. I numeri ci dicono che nel nostro paese sono presenti cinque milioni di imprese, in prevalenza micro e piccole imprese, con un primato europeo che indica la nostra propensione a fare da soli, a fare di necessità virtù, a sviluppare la nostra attività diventando imprenditori di noi stessi. Un primato ancora più imponente se si considera il peso delle partite IVA sulla popolazione italiana rispetto agli altri paesi europei. Sicuramente qualcuno ha dimenticato di creare un proverbio utile a insegnarci che per sopravvivere e crescere in un sistema così complesso, si deve costruire un approccio tale da scardinare questo sistema di convinzioni che ci vede al comando delle nostre avventure imprenditoriali come solitari condottieri di battaglie che troppo spesso portiamo avanti come unici soldati, imprenditori o professionisti, impegnati in battaglie contro i mulini a vento. La mossa vincente ha come primo atto quello di imparare a collaborare, dando impulso a processi di aggregazione di idee, persone e imprese, aiutando i possessori di partita IVA a sviluppare una cultura imprenditoriale in cui ognuno sa stare al suo posto, promuovendo un percorso evolutivo che coinvolga il territorio e tutti i suoi attori, con l’obiettivo di generare un impatto reale che offra un beneficio più ampio e soprattutto condiviso. Ecco perché dovremmo cominciare a pensarla in modo che: chi sa fare faccia, chi non sa fare lasci fare ad altri e impari a capire cosa delegare e come controllare.