Home > People > Editoriali > È un'impresa > Il principio di interdipendenza
Torino, estate 2021
«E quindi uscimmo a riveder le stelle». Dopo mesi di sofferenza e di lunga attesa, abbiamo ripreso in mano, seppur con grande attenzione e un po’ di fatica, la tessitura delle relazioni che molti di noi, nostro malgrado, avevano inter- rotto o quantomeno modificato, in questo ultimo anno e mezzo di vita.
Non è un caso che l’intento di un considerevole numero di persone, imprenditori e professionisti, sia oggi quello di tornare a una realtà molto vicina a quella ferma ai primi mesi dello scorso anno. Non è un caso che molte persone considerino questo luglio come un momento di grande impor- tanza, in grado di segnare il passaggio a una ritrovata normalità: costruita sì su basi drasticamente differenti da ciò che ricordavamo della vita prima del marzo 2020, ma pur sempre una quotidianità in grado di offrire nuovi punti di osservazione utili a chi si sta domandando come si possa fare business oggi senza enormi stravolgi- menti, senza indebitarsi all’eccesso e limitando il rischio di imboccare strade a senso unico che portano a chiusure momentanee e conseguenti fallimenti.
Data quest’incertezza, che genera grandi difficoltà a investire con fiducia nel futuro, se desideriamo riprendere il cammino interrotto dobbiamo ricominciare a lavorare su ciò che ha subito un enorme scossone in questo periodo, il nostro sistema di relazioni.
Esiste un paradigma evolutivo che caratterizza noi umani, e che ci differenzia dal resto delle creature che camminano su questa terra, ed è il principio di interdipendenza. Si tratta di un filtro visivo ed esistenziale che influenza la nostra capacità di evolverci e di adeguarci, ed è alla base dei nostri successi.
Nasciamo dipendenti, fisicamente, emotivamente e finanziariamente. La nostra esistenza dipende dalle persone che ci circondano, fin dalle sue prime battute. I nostri genitori ci mettono al mondo, ci accudiscono e senza di loro nemmeno esisteremmo, e nel tempo, se non ci fossero persone in grado di prendersi cura di noi, non riusciremmo a sopravvivere. Poi cresciamo e le persone dalle quali risultiamo dipendenti diventano altre, insegnanti, compagni, datori di lavoro, figure che a vario titolo incontriamo sul nostro cammino.
Nel frattempo, però, in antitesi con la dipendenza sviluppiamo l’indipendenza. Crescendo, diventando maturi fisicamente o mentalmente, ci stacchiamo dalle forme di dipendenza naturale e sociale ricercando l’autonomia, definendo cosa fare per cavarcela da soli e cosa non fare per evitare di ritornare allo stato iniziale. La ricerca dell’indipendenza diventa così un mantra, trasformandosi a volte in una gabbia per la nostra evoluzione.
Il vero cambiamento proviene dalla nostra capacità di coltivare il principio di interdipendenza.
L’uomo diventa maturo quando si rende conto che l’evoluzione dipende dalla sua abilità a collaborare con gli altri
Ma il vero cambiamento proviene dalla nostra capacità di coltivare il principio di interdipendenza, in cui l’interazione umana rende migliore la vita di chiunque. L’uomo diventa maturo quando si rende conto che l’evoluzione dipende dalla capacità di mettere da parte la convinzione che “fare da sé moltiplica per tre”, in virtù dell’abilità a collaborare con gli altri.
Tutto in natura è interdipendente. Le cose migliori prodotte dall’essere umano sono frutto della sua capacità di collaborare con gli altri, a sua volta frutto della capacità di entrare in relazione con gli altri. L’evoluzione dall’io al noi ci consente di creare insieme qualcosa di più grande. Le persone dipendenti basano la loro esistenza sugli altri, quelle indipendenti basano i loro risultati sui loro sforzi, mentre l’interdipendenza poggia sulla capacità di combinare questi sforzi per ottenere risultati migliori. Usciamo quindi con attenzione, alla ricerca di nuove relazioni, dell’«amor che move il sole e l’altre stelle».