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Domenico Carretta

Il Rinascimento di Torino comincia da oggi

di Tommaso Cenni

Primavera 2022

DOMENICO CARRETTA È ASSESSORE A SPORT, GRANDI EVENTI E TURISMO, NONCHÉ RESPONSABILE DEI RAPPORTI CON IL CONSIGLIO COMUNALE. ASPETTANDO EUROVISION SONG CONTEST, ATP FINALS E GLI ALTRI APPUNTAMENTI DELL'ANNO, NON C'ERA UOMO MIGLIORE CON CUI ESPLORARE QUESTI TEMI. ABBIAMO PARLATO DI IMPEGNO, PROGETTI, EMOZIONI, RINASCIMENTO, NUOVE AREE ATTREZZATE IN PIAZZA D'ARMI ED EUROVILLAGE NEL CUORE DEL PARCO DEL VALENTINO

Il telefono squilla in continuazione, Domenico Carretta (per tanti Mimmo) è uomo del progettare ma anche del fare, riflessivo e pratico come lo spirito che la città è chiamata ad avere per rilanciarsi. D’altronde la sfida del domani è inevitabilmente oggi.

Sport, grandi eventi e turismo: assessore, quanto del futuro di Torino passa dalla valorizzazione di questo asse?

«Unire questi tre temi in un unico asse ha un significato ben preciso, e non so se una giunta l’avesse fatto in precedenza. Questi tre “settori” sono intrinsecamente legati, e per questo devono essere gestiti a una voce, con programmazione e comunicazione univoche. Queste Olimpiadi invernali dovevano essere nostre, vederle altrove dispiace, e ancor di più pensare alla grande occasione persa. Io stesso firmai la mozione per l’Olimpiade Torino-Milano, avevamo tutte le carte in regola… Da questo “scivolone” dobbiamo uscire più consapevoli dell’importanza di certi eventi e di un palinsesto di occasioni che rilancino concretamente la città. L’asse triplo e strategico è lo strumento adatto per affrontare questa necessità, perché il futuro della città passa sicuramente anche dalle risposte che Torino riuscirà a dare su questi temi».

Quindi, fin da subito tanti impegni per la nuova giunta…

«Ci siamo buttati in questa nuova avventura in Comune con grande entusiasmo e lo stesso Stefano (Lo Russo, NDR) è riuscito a portare avanti e a dare forma a ciò di cui già in campagna elettorale parlava. Siamo di fronte a un nuovo ciclo, che non significa rottamare ma prendere coscienza di una discontinuità necessaria, infatti non parlerei di Restaurazione ma piuttosto di Rinascimento. Il Natale, per esempio, volevamo fosse un bagno di luce, fisico e simbolico, e così è stato; stesso discorso vale per la squadra della giunta: vera espressione delle facce nuove che abbiamo voluto portare in Comune».

Mimmo Carretta - Il Rinascimento di Torino

Guido Barosio, Domenico Carretta e Tommaso Cenni

Il lavoro messo in piedi per Eurovision, sotto tutti i punti di vista, dall'organizzazione alla narrazione emozionale del fenomeno, dovrà essere fatto anzitutto per noi e per la città

Eurovision è un evento mondiale che darà una visibilità incredibile alla città, portando anche un gran numero di visitatori e addetti ai lavori sul territorio. Come non si sbaglia questo rigore e come se ne riversa il valore sulla città?

«Questo mese di attesa è il nostro “Aspettando Eurovision”, un tempo in cui raccontare ai torinesi l’importanza e la portata dell’evento. La sensazione è che, giorno dopo giorno, ci si stia rendendo conto del valore di questa manifestazione. Noi la conosciamo fin dall’inizio e sappiamo quanto Eurovision possa essere decisivo nel rendere Torino una città nuovamente internazionale, la capitale europea della musica, ben stabile nella vetrina della visibilità globale. D’altronde parliamo di una cittadinanza che, quando chiamata in causa, risponde alla grande: lo raccontano senza tanti giri di parole le tredicimila candidature per l’attività di volontariato a Eurovision. Queste sono e devono essere le nostre Olimpiadi e lo spirito deve essere quello del 2006. Non si tratta di un’astronave che scende in città, dall’alto, illumina tutto e se ne va, ma di un evento che deve lasciare valore e che stimoli la costruzione di un modello che vada oltre l’evento in sé. Il lavoro messo in piedi per Eurovision, sotto tutti i punti di vista, dall’organizzazione alla narrazione emozionale del fenomeno, dovrà essere fatto anzitutto per noi e per la città. Un sistema costruito e mobilitato per affrontare nel migliore dei modi un evento mondiale, ma che perduri nel tempo e sia valido per gli appuntamenti fondamentali a venire. Un modello ispirato dall’alto ma che viva grazie a flussi di iniziative “dal basso”: abbiamo contattato associazioni, piccole realtà musicali, organizzazioni culturali… per stilare insieme una lista di opinioni e desideri riguardo a Eurovision. Stesso lavoro abbiamo portato avanti con le Circoscrizioni e con i Comuni della Città Metropolitana. Gomito a gomito con Rosanna (Purchia, assessore alla Cultura, NDR) e con il resto degli assessori, perché la volontà è quella di produrre una narrazione corale di queste iniziative che faccia veramente crescere la città».

Intervista Mimmo Carretta ATP Finals - Il Rinascimento di Torino

Insomma, tutti chiamati a fare la propria parte per il bene di Torino?

«Dagli albergatori ai ristoratori, ogni attività che prende parte al meccanismo deve sentirsi importante e valorizzata, solo allora entra nel pacchetto di visibilità (interna ed esterna) che stiamo mettendo a punto. Il fallimento, secondo noi, quel rigore sbagliato che citavamo, sarebbe quello di non rendere Eurovision un evento di tutti; e non riuscire a costruire il modello della nostra nuova Torino: forte, internazionale, inclusiva, capace non solo di essere all’altezza di ogni grande evento, ma in grado di attirarli direttamente a sé e da essi creare valore».

E non c’è il rischio che un evento tanto grande, con tutte le responsabilità che comporta, “schiacci” un po’ la città, forse ancora fragile su certi aspetti?

«Sfatiamo un mito: il grande evento nella stragrande maggioranza dei casi traina, non schiaccia. Ovviamente è responsabilità delle città valorizzare il grande evento. Mi immagino Torino con un ampio calendario di iniziative, da piccole a grandissime, dalla musica al mondo del gusto, fino ai grandi eventi di sport; e tra l’altro sarà così, con le Finals, Terra Madre… La nostra narrazione è e sarà positiva, i progetti sono tanti e la determinazione è quella corretta, conosciamo le responsabilità che queste situazioni comportano ma abbiamo cancellato dal vocabolario il termine “immobilismo”. Torino ha bisogno di movimento e nel contesto di piazza d’Armi, fuori dal Pala Alpitour, verranno installate strutture che ridefiniranno totalmente l’ambiente per tutta la durata di Eurovision; per curiosi, turisti, appassionati, ma ovviamente anche per le delegazioni e i giornalisti. Il centro nevralgico sarà però il nuovo Eurovillage, il villaggio di Eurovision in stile Olimpiadi 2006, nell’area del Valentino, di fronte alla splendida Facoltà di Architettura, raggiungibile a piedi dalla metro Marconi, con lo sfondo da favola del verde del parco, uno spazio ampio e profondamente adatto a tutte le necessità, anche di sicurezza, che un Village di questo tipo presuppone. Musica dal vivo, eventi… Dai primi di maggio e fino a Eurovision concluso: un impulso che in maniera proporzionata vivremo anche nei musei, nelle associazioni e nelle iniziative delle Circoscrizioni. Un grande evento sposta e orienta le abitudini: è un’occasione imperdibile per migliorare infrastrutture e modelli, e stiamo per esempio preparando un grande piano di mobilità nato per Eurovision, ma che rimarrà in vigore anche successivamente. Un grande evento tira fuori lo spirito migliore di una città, tocca però a noi dargli una direzione. Un grande evento può essere tale, ma soprattutto lo diventa con l’impegno, e se lo diventa può davvero ricollocare una città sulla mappa del mondo, proprio dove Torino dovrebbe stare»

(Foto di MARCO CARULLI)

 

Leggi l’intervista a Mimmo Carretta per la giunta comunale.