Il grande Vuoto. Dal suono all’immagine è la mostra inaugurata al MAO e dedicata al concetto di vuoto e vacuità, centrale nella dottrina buddhista, che offre al pubblico un’esperienza multisensoriale coinvolgente.
Rispetto alle tradizioni culturali e filosofiche europee, nel buddhismo il vuoto assume una connotazione positiva legata al raggiungimento della consapevolezza che, liberandosi dalla sofferenza della vita, si risolve in una dimensione di pace assoluta (nirvana) dove si rivela l’essenza del Buddha, che non è divinità, ma appunto Vuoto.
La mostra si apre con un grande spazio senza nulla che si riempie gradualmente della musica del giovane compositore romano Vittorio Montalti attraverso le note del quale i visitatori sono accompagnati in un percorso esperienziale e meditativo verso il fulcro della mostra, in Sala Colonne: qui si inserisce, come prima immagine, una rarissima thangka tibetana del XV secolo che ritrae Maitreya, il Buddha del Futuro raffigurato in splendide vesti e seduto sul trono dei leoni. Il viaggio spaziale e sonoro che conduce all’osservazione di questa immagine sacra serve a ripulire sguardo e orecchie.
Questa prima immagine dipinta legata alla tradizione tibetana è, in epoca moderna, l'origine del ritratto fotografico dei tulku, figure salvifiche la cui mente di saggezza rinasce in corpi nuovi per condurre l’umanità verso la salvezza e il Grande Vuoto, verso la buddhità. Proprio a queste immagini è dedicata la parte finale della mostra, che non sono quindi semplici ritratti fotografici, ma di autentici oggetti di venerazione, che contengono la sacralità della presenza.
In occasione di Eurovision Song Contest, nei giorni 13 e 15 maggio, Vittorio Montalti e la pianista Gloria Campaner realizzano, in anteprima assoluta, alcune performance musicali registrate live e diffuse all’ingresso del museo come istallazione sonora per la durata della mostra.
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