Anticonformista, blasfema e trasgressiva: i lavori di Arahmaiani sono un inno alla democrazia, all'ecologia e all'emancipazione al femminile e non risparmiano critiche radicali al potere delle istituzioni religiose. Con Politics of Disaster. Gender, Evironment, Religion, a cura di Marco Scotini, il PAV – Parco Arte Vivente dedica il suo percorso espositivo all'arte ecologista in Asia e al rapporto tra violenza ai danni della natura e violenza contro le donne.
Le opere di Arahmaiani rappresentano una lettura critica della storia dell'Indonesia, territorio affascinante e complesso che troppo spesso, in Occidente, viene guardato solo attraverso la lente mercificante del turismo di massa. Sono un sistematico J'accuse allo status quo che è costato all'artista il carcere nonché il divieto di esporre i suoi lavori sino alla fine della dittatura militare di Suharto: è una vision 'scomoda' ed ecofemminista quella di Arahmaiani, che coniuga l'analisi dello sfruttamento del corpo e del lavoro delle donne con quello delle risorse naturali.
Al centro fisico e concettuale dello spazio espositivo del PAV troviamo Memory of Nature, risultato di un'intensa ricerca condotta insieme a una comunità di monaci buddhisti, prendendo in prestito la forma del tempio di Borobudur a Java. Un lavoro contemplativo e meditativo che evoca la memoria dell'universo ed enfatizza i sistemi valoriali che ci motivano a rispettare la natura. La seconda parte della mostra procede invece a ritroso nel tempo proponendo diverse performance che l'artista ha dedicato, negli ultimi trent'anni, ai temi della mercificazione del corpo della donna, la distruzione ambientale, dell'ossessione del mercato.
Il lavoro di Arahmaiani è stato ampiamente esposto in musei e biennali di tutto il mondo, dall’Asia agli Stati Uniti, in Australia e in Europa: Biennale dell’immagine in movimento, Ginevra (2003); Biennale di Gwangju (2002); Bienal de São Paulo (2002), Performance Biennale, Israele (2001); Biennale di Lione (2000); Werkleitz Biennale (2000); Bienal de la Habana (1997); Asia Pacific Triennial (1996); Yogya Biennial (1994).