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Storie dal set

di Antonella Frontani

Il talento, aura ineffabile

Torino, primavera 2019

Cos’è il talento? Un concetto complesso? Probabilmente. È plausibile che sia il risultato di più elementi messi a fattor comune: capacità, volontà, costanza, fascino, rigore e fortuna; eppure, una simile miscela, seppur rara, non può bastare a spiegare il successo. Il talento, che non può prescindere da nessuna delle doti elencate, conserva in sé un segreto che rende ineffabile il traguardo. Un’aura che ammanta il prescelto dagli dei rendendolo unico in ogni luogo e deputato al successo. Anni fa fui invitata a una cena ufficiale organizzata dal Governo del Marocco per promuovere la cultura del paese. Accettai molto volentieri, curiosa nei confronti dell’evento e dell’offerta che mi era stata fatta. Venni a sapere che la madrina dell’evento sarebbe stata Valeria Golino. A quel tempo la notorietà non l’aveva ancora travolta, pur avendo recitato con grande maestria in ‘Rain Man’, il film di Barry Levinson che le aprì le porte di Hollywood, al fianco di due giganti del cinema: Dustin Hoffman e un giovane, ma già affermato, Tom Cruise.

Cosa rende un artista inarrivabile, unico, incomparabile? Qual è il segreto del successo?

A quel tempo consideravo Valeria una giovane promessa del cinema italiano, oltre che una ragazza graziosa. Un’attrice dallo sguardo intelligente e la voce rauca, sensuale, ma non avevo un’idea più precisa delle sue potenzialità. Poi, arrivò quella sera. Ero seduta a uno dei tavoli che componevano la cena di gala quando percepii un tramestio di persone che formavano un capannello rumoroso. Potenti fari illuminavano l’angolo dedicato alle foto dei vip in arrivo, e lo sguardo di tutta la sala si posò sulla star che i flash immortalavano. Era una donna bellissima, fasciata con grazia da un sofisticato abito di pizzo che non concedeva spazio a imperfezioni. Il corpo disegnato da forme perfette, una chioma morbida di ricci naturali e lo sguardo magnetico: era Valeria. Rimasi incantata dalla bellezza armoniosa che non avevo colto sul grande schermo, dove lei preferisce interpretare ruoli scomodi, impegnati, drammatici. Rimasi sorpresa, con lo stesso stupore degli idioti che non sanno distinguere l’immagine artificiosa che il set cinematografico regala alle dive dalla bellezza naturale di una grande attrice. Ma non è tutto. Valeria emanava un fascino che si disperdeva nella sala come il profumo che inonda lo spazio. Era lontana da me di qualche metro, ma rimasi colpita da una virtù particolare che rendeva i suoi gesti e il suo sorriso ammalianti: il corpo si muoveva con un’armonia rara, una grazia sensuale.

Poi, in qualità di madrina della serata, arrivò il momento del discorso, che pronunciò liberamente, senza leggere. Ecco, lì mi resi conto che si trattava di una persona di grande spessore, capace di cogliere l’aspetto più profondo, di parlare delle contraddizioni di uno stato affascinante e difficile come il Marocco e, nel contempo, di non perdere la leggerezza necessaria per occuparsi delle scelte culturali del paese, e non solo dei suoi problemi. La voce rauca dai toni bassi, il suono flautato e ipnotico imposero il silenzio in sala, e lo sguardo magnetico paralizzò la platea. Quella sera fui folgorata da Valeria e quando, anni dopo, ci incontrammo sul set de ‘La vita possibile’, film di Ivano De Matteo girato a Torino nel 2016, ritrovai la donna che avevo intuito tra i tavoli di quella cena di gala: intelligente, molto sensibile, interessata ai temi sociali più scottanti e carica di un’empatia che la mette in comunicazione con tutti, anche gli ultimi, i più deboli. Durante la sua permanenza a Torino rimasero tutti ammaliati dal suo fascino: fan, istituzioni, addetti ai lavori. Ecco cos’è il talento. È quel coacervo di bravura, determinazione e straordinaria carica umana che conduce inevitabilmente al successo, e che ha reso Valeria una delle più acclamate attrici italiane. Si può imparare? Purtroppo no…