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Torino, SPECIALE giugno 2019
Ogni giorno possiamo decidere come comportarci di fronte al progresso, ma non possiamo scegliere di ignorarlo. Possiamo decidere di affiancarci a lui e tentare di cavalcarlo, intuendone le dinamiche e comprendendone le regole, o possiamo decidere di affrancarcene, orientando i nostri sforzi verso un’apparente libertà e sottraendoci alla responsabilità di conoscere ciò che, con costante accelerazione, modifica quanto conosciamo, e a cui tendiamo ad abituarci con troppa facilità. Possiamo decidere come confrontarci con lui, gestendolo attivamente o subendolo passivamente, in ogni caso la nostra scelta influirà sulle nostre vite, personali e professionali, ma non sul suo percorso, per certi versi inesorabile. Per valutare l’adeguatezza delle nostre scelte, converrebbe provare a interrogarci sull’esistenza di qualcosa che, negli ultimi vent’anni, non abbia subìto una modifica sostanziale rispetto a ciò che era prima. Non parliamo solo di tecnologie o di business, ma di qualsiasi cosa.
E se provassimo a comprendere e dominare le dinamiche e gli strumenti del progresso? [...] Nessuno sostiene che votarsi a esso sia più comodo, ma possiamo affermare con certezza che al progresso è opportuno partecipare attivamente
Pensiamo a come impieghiamo il nostro tempo, a come ci informiamo e studiamo, a come comunichiamo, a come ci nutriamo, a come acquistiamo, a come facciamo sport, insomma, pensiamo a come viviamo oggi. Personalmente fatico, e non poco, a trovare qualcosa che in questo momento non sia toccato in modo considerevole da questo processo così impetuoso, e pensare di ostacolarlo non può che trasformarsi in una battaglia contro i mulini a vento. Ma svincoliamoci, per una volta, dal giudizio su ciò che è bene e ciò che è male, pensando solo a ciò che è. Leonardo, sebbene stimato e apprezzato, cinquecento anni fa era ritenuto un visionario ai limiti dell’eresia, le cui virtù hanno impiegato cinque secoli per ricevere il riconoscimento di valore che oggi gli attribuiamo, proprio come accaduto a tutti coloro che non hanno goduto in vita della giusta fama. Oggi invece, grazie al progresso, vedere dal vivo i frutti del nostro lavoro, del coraggio e della visione che intervengono a supporto del talento, spinge molti di noi a mettere in atto una ricerca costante proprio in nome del progresso.
Eppure, se consideriamo ciò che istintivamente ci guida, se osserviamo la tendenza della maggior parte delle persone, potremmo rilevare come sia più diffusa la pratica di difendersi, criticare e ostacolare ciò che evolve, progredisce e trasforma. Ciò accade poiché, per natura, siamo restii al cambiamento, vivendo con preoccupazione il nostro percorso evolutivo e dimenticandoci che il nostro contributo può essere contemporaneamente fondamentale e irrilevante. E se provassimo a comprendere e dominare le dinamiche e gli strumenti del progresso? Certo, non sarebbe la via più semplice, ma guardando indietro potremmo osservare come le strade del presente siano state costruite da quanti hanno preso atto dell’importanza di saper valutare, favorire e cavalcare il progresso, abbandonando le strade più semplici da percorrere, abbandonando le vie già lastricate. Nessuno, infatti, sostiene che votarsi al progresso sia più comodo, ma possiamo affermare con certezza che al progresso è opportuno partecipare attivamente. E noi che abitiamo a Torino, culla dell’innovazione, siamo chiamati a vivere intensamente, a occhi aperti, progresso e cambiamento.