Siamo stati giovedì 8 febbraio alla presentazione del libro Sapremo fare la nostra parte. Testimonianza di un imprenditore banchiere, Enrico Salza, a cura di Giuseppe Russo, ospiti dei belli spazi dell’Auditorium all’interno del Grattacielo Sanpaolo.
Chi è Enrico Salza? Diciamo che è stato molte cose: imprenditore, innovatore, presidente della Camera di commercio di Torino, editore de Il Sole 24 Ore, protagonista della crescita di Sanpaolo a Torino e della fusione con Banca Intesa, promotore del Progetto per Torino e di altre iniziative per la sua città.
Ma torniamo a giovedì 8. Giunti mezz’ora prima dell’inizio ufficiale (solo ufficiale) del dibattito (perché sì, sarà poi più un talk che presentazione di un libro) ci siamo trovati di fronte una grande partecipazione. Foyer prima e Auditorium poi, pieni praticamente in ogni ordine di posto: dimostrazione dell’importanza ma anche dell’affetto riservato a un personaggio come Enrico Salza.
Alla stampa è stato dedicato uno spazio in alto a sinistra dell’Auditorium, comodo per osservare tutta la scena.
La presentazione della serata è affidata al presidente di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros-Pietro, che ha introdotto il progetto del libro, e ha offerto un suo personale commento alla vicenda: «Senza Enrico Salza non ci sarebbe questo Grattacielo. E non diamo per scontato che senza Enrico Salza Sanpaolo sarebbe in ogni caso ancora a Torino. O a Milano. Potrebbe esserci una banca francese o spagnola. Però, come da titolo, Enrico ha fatto la sua parte. E saper fare la propria parte significa avere anzitutto coraggio; significa avere idee, avere obiettivi, ma non solo. Significa portare avanti tutto questo con determinazione. Se oggi siamo qui, se oggi siamo al grattacielo, se oggi Sanpaolo è ciò che è, parte del merito va anche ad Enrico».
Foyer prima e Auditorium poi, pieni: dimostrazione dell’importanza ma anche dell’affetto riservato a un personaggio come Enrico Salza
Subito dopo l’intervento di Piero Gastaldo (presidente Fondazione 1563): «Una delle missioni della Fondazione è fare da tramite tra memoria e presente, conservando ciò che è stato, e rendendolo un valore importante per noi e per il futuro. Quindi il progetto di questo libro è assolutamente in linea con la nostra vocazione. E un passaggio importante, per tutti. Per questo, a parte le tante parole, siamo qui oggi per dire ad Enrico semplicemente grazie».
L’introduzione del duo Gros-Pietro-Gastaldo evidenzia subito uno dei fil rouge della serata: Enrico Salza (che si gode il tutto in prima fila) è stato un personaggio fondamentale nello sviluppo di Sanpaolo e della città, e ripercorrere la sua vita, come accade in questa sorta di biografia, significa ripassare l’evoluzione di Torino.
Gianfranco Fabi, conduttore della serata, presenta gli ospiti del talk: l’ex sindaco Valentino Castellani, il professor Mario Deaglio, la nota giornalista Maria Teresa Martinengo e Giuseppe Russo, direttore del centro Einaudi e curatore del libro.
Parte proprio Beppe Russo, colui che per un anno e mezzo tra confronti, interviste e studio di archivi ha realizzato insieme a Enrico Salza il libro. Sottolinea la complessità di un lavoro che in decadi ha toccato dalla politica alla finanza all’evoluzione stessa di Torino. E poi il rapporto umano, inevitabilmente approfondito durante la stesura del libro. Valentino Castellani ricorda invece il primo incontro con Salza nel ’93, e poi svariati aneddoti, fino all’avventura Olimpica del 2006. E commenta: «A Torino un cambiamento c’è stato, anche molto importante. Ed Enrico Salza è sicuramente uno dei protagonisti di questo cambiamento».
Poi Mario Deaglio: «Il mio investimento a direttore del Sole 24 Ore arrivò proprio da Enrico Salza, e con lui come editore è poi nato un mito, una nuova rivista di economia, scuola per un’intera classe di giornalisti» Non a caso nel periodo di Salza il Sole introdusse le immagini, i grafici… Rivoluzionando l’idea stessa del quotidiano tematico. E infatti in tre anni triplicò la tiratura.
Ma in mezzo a questo racconto, a prescindere dalla voce narrante, c’è sempre e comunque Torino, negli occhi di chi l’ha vissuta, fortemente influenzata e anche raccontata, come Maria Teresa Martinengo, che nel prendere la parola sottolinea l’importanza anche del lavoro di responsabilità sociale portato avanti e da portare ovviamente ancora più avanti. Una Torino che è cambiata sì, ma in cui periferie, difficoltà, sfide sociali… certamente esistono ancora.
In chiusura un passaggio sul futuro di Torino, il saluto di Gustavo Zagrebelsky e il ringraziamento in prima persona di Enrico Salza.
Cosa ci rimane della presentazione di questo libro? Sicuramente un po’ di stanchezza per le due ore di dibattito, ma anche diversi spunti interessanti, e aneddoti curiosi, alcuni “inediti”. E poi un tema: quello del Faremo la nostra parte. Che sembra scontato ma non lo è. Certo c’è da capire quale sia questa parte, ma fare è molto importante. Ecco l’inevitabile collo di bottiglia: siamo chiamati a fare la nostra parte, oggi per domani. E la memoria storica deve essere un punto di partenza.