LA QUALITÀ DELLA VITA TORNA A ESSERE AL CENTRO DELL'ATTENZIONE DEGLI ITALIANI. TORNA? E QUANDO SE N'ERA ANDATA? TRA WELFARE E RITORNO AL CINEMA, NUMERI E STATISTICHE, COMMENTIAMO ALCUNI DATI DEL 2023, TRA DI NOI E INSIEME AGLI AMICI DI FALGAR
Di solito, quando si conclude un anno, restano in mano numeri, statistiche, spunti su cui poter riflettere per l’anno a venire. Leggevamo l’altro giorno in redazione dati decisamente positivi riguardo il cinema italiano. I biglietti staccati nel 2023 sono stati il 59% in più rispetto al 2022, con ricavi maggiorati del 62%, e con Paola Cortellesi (e il suo C’è ancora domani) che batte al box office super mega produzioni Hollywoodiane come Barbie e Oppenheimer.
Risultati incredibili, che fanno ben sperare, e che soprattutto indicano una direzione culturale molto positiva. Qualcuno direbbe che il vento sta cambiando e, senza dirlo troppo forte, può essere che sia davvero così.
La tendenza è stata poi confermata in questo inizio 2024, con l’exploit di pellicole di grande pregio come Il ragazzo e l’airone del maestro Miyazaki o Perfect Days di un altro fenomeno del cinema mondiale quale è Wim Wenders. Insomma, i cosiddetti film box office ci sono e hanno sempre successo, ma gli italiani da 15 mesi a questa parte sembrano apprezzare di più sia il cinema come attività in sé, che la settima arte diciamo più “impegnata”.
I dati sono disponibili per tutti, potete trovarli sui vari report del 2023 dedicati al tema. Ci si è quindi chiesti: perché gli italiani sono tornati al cinema? I sondaggi condotti ci forniscono consigli: anzitutto non si può rinunciare al tema post pandemia, a una libertà ritrovata e voglia di fare (troppi film e serie TV vissuti a casa sul divano); e poi a una rinnovata consapevolezza riguardo la qualità della vita. In che senso? Riassunto all’osso: c’è voglia di godersi le cose, di partecipare, di non essere solo spettatori ma attori, di discutere e commentare anche dal vivo e non solo sui social, con un livello di superficialità minore nell’approcciare le situazioni (ecco perché Miyazaki vince nei cuori e anche al box office).
Che cos'è il welfare? Ad alcuni sanguineranno le orecchie, noi lo abbiamo chiesto a dei professionisti torinesi del settore, che di sicuro ne sanno più di noi: il team di FalgarInsomma, la qualità della vita non è più opinabile (per fortuna), nel tempo libero come a lavoro. Ecco quindi che entra in scena uno dei termini che più avrete sentito nominare in questo 2023: welfare. Che cos’è il welfare? Ad alcuni sanguineranno le orecchie, noi lo abbiamo chiesto a dei professionisti torinesi del settore, che di sicuro ne sanno più di noi: il team di Falgar (corso Re Umberto 67).
«Il concetto di welfare oggi è sempre più ampio, anche perché evolve rapidamente, come fa del resto il mondo del lavoro. Possiamo sintetizzarlo come un sistema complesso di valori e iniziative che migliorano la vita a lavoro, e di conseguenza il lavoro stesso. Dentro ci sono servizi, direttive, formazione, prodotti di assistenza… tutti elementi che migliorano il clima lavorativo». Ci spiega Gianfranco Garrone, socio fondatore di Falgar insieme a Marco Falcetto. A che punto siamo in Italia? «Purtroppo ancora oggi il welfare aziendale è spesso visto più come un costo che come un vantaggio. Ma è una questione di divulgazione delle opportunità, di educare le aziende nel comprendere cosa significhi realmente fare welfare. Per questo spesso le aziende si appoggiano a consulenti specializzati». In che senso è un vantaggio? «Un dato semplice: per 8 lavoratori su 10 oggi le politiche di welfare risultano decisive nella scelta di un lavoro. Se un’azienda vuole essere contemporanea, virtuosa e attrattiva deve avere una seria strategia di welfare».
L’indicazione per il 2024 è quindi chiara: se di evoluzione dobbiamo vivere, che ci faccia vivere meglio; al lavoro come la sera quando decidiamo di andarci a vedere un bel film in un bel cinema.