Spiegare un libro non è mai semplice, bisognerebbe leggerli, i libri, per capirli. E le città, per capirle, bisognerebbe viverle, ogni giorno. Per fortuna, l’autore di ‘A spasso per Torino’ (Daniela Piazza Editore) conosce molto bene questa città, che originariamente non è la ‘sua’ ma lo è diventata ormai una vita fa. Questo è un libro che è un po’ come una città, bisogna viverlo per capirlo, passeggiare (come suggerisce il titolo) fra le pagine, fra le foto, i testi, come fra le vie di Torino, con la buona predisposizione a rimanerne affascinato a ogni angolo. Nasce così: una ‘collection’ di post firmati Torino Magazine, aggiornati, moltiplicati, messi l’uno accanto all’altro in un libro che non annoia mai. Testo di Alessandro Cenni e foto di Salvatore Burgarello: la ricetta è vincente, e per questo riproposta in ogni pagina. Un percorso emotivo illustrato da immagini e parole, storico, ironico, a tratti commovente, in cui non mancano carezze poetiche. Due passi per Torino adatti a chi non li hai mai fatti e, soprattutto, a chi ci cammina ogni giorno.
Caffetteria Baratti & Milano
Nel centro storico di Torino si affaccia, sotto i portici di piazza Castello e la Galleria Subalpina, la Caffetteria Baratti e Milano, un locale d’angolo che rientra nelle tendenze artistiche e culturali europee. L’ingresso verso la piazza è un’eccezionale opera di decorazione. Interamente rivestita in marmo giallo di Siena con inserti scultorei, allegoria delle quattro stagioni. All’interno, profumo di pasticceria, una splendida sala di specchi, stucchi e sfumature di giallo dei tavoli, che affaccia la Galleria Subalpina. Seduti a quei tavoli con un piattino colmo di quell’oggetto del desiderio, di quella piccola pasticceria, che solo a Torino si fa così, sublime peccato di gola, siamo pronti per amare ‘Le golose’ di Gozzano ed unirci a lui nel declamare: “Perché non m’è concesso – o legge inopportuna! – il farmivi da presso, baciarvi ad una ad una, o belle bocche intatte di giovani signore, baciarvi nel sapore di crema e cioccolatte?”. È un invito alle donne ad entrare, potrebbe esserci ancora un poeta qui pronto a cantare la loro bellezza mentre “volgon le spalle, in fretta, sollevan la veletta, divorano la preda”.
Danza
“Allora Maria, prese in mano un tamburello e dietro a lei uscirono le donne formando cori e danze“. Interno Castello del Borgo Medievale. Pensieri in libertà, la fantasia si accende, donne, musici e cantori scendono dalle pareti a continuare l’incessante ballo attorno alla fonte, dove una fanciulla ignara si trastulla con l’acqua. “E gira tutt’intorno alla stanza mentre si danza, danza“
Piazza Carlo Alberto e la Galleria Subalpina
Bisogna passarci ogni tanto di notte, è una delle ‘Torino notturne’ che amiamo: piazza Carlo Alberto semideserta. La luce dei lampioni rischiara la panchina, un momento di complicità avvolto nel silenzio della notte con sullo sfondo l’austera Biblioteca Nazionale, depositaria del sapere fin dal 1786, in precedenza sede delle Scuderie Regie. Semidistrutta durante la seconda guerra, è risorta mantenendo la vecchia facciata che brilla sotto i riflessi della notte. Quando la città riposa e i rumori si attenuano, nelle nuove sale del palazzo, teste chine “invisibili là come il pensiero, avanti indietro, indietro avanti, sfogliano il libro, il libro del mistero”. Passarci in mezzo vale sempre la pena, per i torinesi un rito nel quale ci si sente tutti un po’ chic, per i turisti una piacevole e inaspettata scoperta semplicemente perché si è passati da una piazza a un’altra. È la Galleria Subalpina, lo storico passaggio tra piazza Castello e piazza Carlo Alberto, tanto amata dallo scrittore Mark Twain durante la sua permanenza a Torino nel 1878, che la definì una camminata tra ”negozi più perversamente attraenti”. Con la confetteria Baratti&Milano per il tè delle cinque del pomeriggio, le arcate in mattoni rossi dell’Arcadia dove è possibile gustare a la carte agnolotti al sugo d’arrosto e sushi. E poi un’antica libreria, vetrine di stampe d’epoca e le sale del mitico cinema Romano. Tutto in un salotto che giusto qui lo puoi trovare.
Piazza San Carlo
Il vespro, piazza San Carlo, mistico e nobilissimo salotto architettonico di Torino. Mistico. Possiamo ricondurre questo sentimento al desiderio di Emanuele Filiberto di trasferire l’icona della Sindone da Chambery a Torino. La piazza è dedicata a San Carlo Borromeo che nel 1578 venne a Torino da Milano per venerare la Sindone. Da allora in poi i Savoia favorirono l’atteggiamento devozionale verso il sacro lino, così da innalzarlo a simbolo di protezione in caso di calamità, fosse peste o guerra, tanto da ispirare affreschi che onorano molte facciate di case in Piemonte. In questa piazza ne troviamo due: uno all’angolo con via Alfieri, sopra il caffè Torino, con la Madonna che espone la Sindone attorniata dagli apostoli, l’altro all’angolo con via Santa Teresa, al primo piano sopra i portici del caffè San Carlo, probabilmente realizzato durante l’assedio del 1706 e rappresenta la Madonna Addolorata che espone il sudario del figlio tra San Francesco d’Assisi e San Francesco di Sales. Piazza San Carlo al crepuscolo, lumi appena accesi rischiarano i rosoni delle due chiese, colori pacati come pacate sono le persone a zonzo e quelle che chiacchierano sedute sotto il monumento. Torino mistica tra profumi e sapori. E già…
Dalle scale al Parlamento
Palazzo Carignano, le scale avvolgenti dell’abate Guarini, modellate sulla forma ovale del corpo centrale del palazzo. Salendo verso la luce, ad un tratto della rampa, la salita si interrompe per riprendere con nuovo slancio e raggiungere la Camera originale dei Deputati del Parlamento Subalpino. Gioiello ellittico del palazzo, da non perdere, una visione silenziosa che immaginiamo occupata da uomini probi ed in grado di guidare un popolo ancora da riunire. Artisti come Guarini, Pier della Francesca, Bach, inserivano, nelle loro creazioni, le leggi della mistica, filosofia, matematica, fisica, astronomia. Messaggi che possono essere colti da chi ha animo gentile.
Corso Vittorio Emanuele e il suo ponte
I ponti di Torino sono uno spettacolo assoluto, vale la pena allungare il giro e passarne un paio in auto. Magari verso sera. Fari delle auto, prime luci dei negozi, riflessi della riva sull’acqua. Il ponte Re Umberto I attraversa il Po da corso Vittorio a corso Fiume e poi su verso la collina. Costruito alla fine del 1800, non c’erano soldi per farlo ad una sola campata come volevano le società canottieri. Così possiamo ammirare la solidità di archi e contrafforti, sotto i quali c’è tutto lo spazio per fare passare le canoe anche di traverso.
La via nuova
Sorpresa! È di nuovo Natale. Inevitabile un ultimo giro nei negozi con il pensiero ai doni che si spera di ricevere o a quelli che vorremmo fare. Indifferenti al sole o alla pioggia, discorrendo con gli amici o sostando per un caffè, si cammina protetti da portici costruiti nel 1931 durante il ventennio dell’autarchia. Torino è unica con i suoi 12km di portici tanto amati anche da Nietzsche. MA questi, di via Roma nel tratto che va da piazza Castello a piazza San Carlo, il filosofo tedesco non ha potuto percorrerli. Era molto trent’anni prima.
Uno sguardo dal ponte
A piedi, sul ponte Regina Margherita in fondo al corso omonimo. Solo la macchina fotografica può svelare queste inquadrature di Torino. Acque calme, appena increspate scorrono. Il fondo fiume pare entri nella montagna. Il nostro sguardo accarezza le cime degli alberi e sale e sale e salirà… fino a quella chiesa così in alto: la Basilica di Superga. Torino che incanta e, a volte, veramente incredibile.
Piazzetta della Consolata
Procedendo in via della Consolata trafficata e rumorosa, verso corso Regina, svolti a destra ed entri nella piazzetta della Consolata; sarà per effetto della chiesa, ma tutto diventa più pacato, ben disposto, anche il nostro animo. Noi, torinesi, ci passiamo con Dumas nei pomeriggi d’autunno e nelle domeniche prima o dopo la messa della Consolata. I tenui e affascinanti colori della piazzetta, uno dei cuori spirituali di Torino, invitano a sostare per una deliziosa pausa presso l’antico Caffè Confetteria al Bicerin fondato nel 1763. Illustri personaggi hanno frequentato questo locale e tra loro nel 1860 appunto Alexandre Dumas padre, incantato da questo magico luogo di ritrovo: “Non dimenticherò mai il ‘bicerin’, una eccellente bevanda composta da caffè, latte e cioccolata, servita comodamente al tavolo, oltretutto a un prezzo accessibile a molti“. Neanche noi.
La Tesoriera
Già, già, da non credere. Siamo semplicemente al 186 dello stradone di Rivoli, ora corso Francia, in un tratto non troppo vicino al centro di Torino; eppure l’atmosfera, l’eleganza di queste immagini ci portano in qualche parte della vicina Francia, tra Loira e Bordeaux. Se la si sa apprezzare Torino spesso ti può sorprendere: ad esempio questo aulico ingresso al Parco in cui spicca una villa settecentesca, la Tesoriera, al cui interno si scopre una architettura di saloni e stanze stupendamente affrescate, nelle quali nei pomeriggi d’estate puoi ascoltare buona musica. Vicino all’ingresso troneggia il gigantesco platano di sei metri e mezzo di circonferenza, piantato nel 1715: è l’albero più vecchio della Città.
Cit Turin
Ci sono angoli nella nostra Torino che non finiscono di sorprenderci. Cammini tranquillo sul marciapiede in una via apparentemente normale e se hai la fortuna di volgere lo sguardo per un attimo dal lato giusto, ecco che succede: pare di essere finiti in epoca vittoriana. Che via è? Semplicemente via Susa 33 nel cuore del Cit Turin, Palazzo Ansaldi primi ’900, architetto Carrera. Bella vero? E già!
Piazza Vittorio
Pare incredibile eppure è così. Da piccoli piazza Vittorio era una grande piazza, sì. Ma nulla aveva a vedere con l’attuale, con uno sterrato infinito e polveroso adibito a parcheggio a cielo aperto. L’unico momento di gloria senza auto era a carnevale con il luna park, peggio detto ‘le giostre di piazza Vittorio’. E si, incredibile e triste. Una città di evidente bellezza costretta a comprimaria di sua maestà l’auto che dominava ovunque. Al punto di far ritenere la metropolitana un inutile abuso di modernità. Erano gli anni in cui alcuni di noi scrivevano di una città del futuro in cui avremmo voluto vedere i cittadini sopra le piazze e le macchine sotto terra. Inascoltati e qualche volta derisi. Ma ogni tanto i visionari ci pigliano e oggi piazza Vittorio è bellissima, un trionfo di ragazzi all’aperto che le rendono onore, d’inverno e d’estate, di giorno e di notte. Vita vera e non bulloni.
P.S. Piazza Vittorio, ore 8,30. È una bellissima giornata “così si studia meglio”, ci dice una giovane amica.
Via Roma
Torino eclettica in grado di raccogliere, in perfetta armonia e bellezza, gli stili più differenti. Superato con successo il Barocco e il Liberty, il sistema architettonico evolutivo ci porta il razionalismo di Piacentini. L’arte ai tempi del trentennio, qui nel tratto tra piazza CLN e piazza Carlo Felice, fascino ed eleganza che ci rende orgogliosi di vivere in una città bella e diversa. Sotto la via, uno scavo prevedeva la metropolitana che allora non si fece di cui noi ora usufruiamo come parcheggio da piazza Carlo Felice a piazza Castello.
La Gran Madre
La Torino che si fa amare. Giovani seduti sul sagrato della chiesa che leggono e discorrono, il grande fiume, uno scorcio del ponte Vittorio Emanuele I e poi piazza Vittorio per noi la più bella piazza d’Italia; in mezzo alle due colonne la presenza simbolica della Mole, il tutto avvolto nell’abbraccio protettore della chiesa della Gran Madre. A destra della colonna la statua della Fede regge sulla mano sinistra il calice e sulla destra invita a leggere il libro delle ‘Verità rivelate’; a sinistra, la Religione regge la croce, e sembra voler chiedere: che cosa cercate sulle tavole di pietra su cui nulla è inciso? Gli occhi delle due statue sono senza pupille, il loro è uno sguardo interiore, rivolto dentro di sé. Che l’artista abbia indicato quello come il punto in cui cercare il Graal?
(Foto di SALVATORE BURGARELLO)