TORINO È MAGICA A NATALE PERCHÉ RICORDO UNA FOTO DEI MIEI SOTTO LA NEVE IN PIAZZA VITTORIO, CHE DI FRONTE ALLA GRAN MADRE SEMBRANO LORO I PROTAGONISTI DEL QUADRO. E IN PIAZZA VITTORIO RICORDO UNA SERA IN MACCHINA A DICEMBRE CON UN AMICO TRISTE, UN CD, I SUBSONICA E QUEL PEZZO, ‘CORIANDOLI A NATALE’, A CUI SONO MOLTO LEGATO
«Ciao».
«Ciao».
«Sempre bella Torino a Natale».
«Sempre bella Torino».
«Sì, però a Natale ha un qualcosa di magico in più. Un qualcosa che sa di neve che “chissà se arriva”, di cioccolate calde, scivoloni sul ghiaccio, vetri appannati di tram freddi e caldi insieme».
«Così, effettivamente, è abbastanza magica».
«Abbastanza? Va bene, oggi ti spiego perché a Natale Torino è magica».
«Accetto la sfida».
«Torino è magica a Natale perché ricordo una foto dei miei sotto la neve in piazza Vittorio, che di fronte alla Gran Madre sembrano loro i protagonisti del quadro. E in piazza Vittorio ricordo una sera in macchina a dicembre con un amico triste, un cd, i Subsonica e quel pezzo, ‘Coriandoli a Natale’, a cui sono molto legato. E lui che non vuole sentirla perché è troppo triste, ma alla prima schitarrata mi guarda e dice “no zi, lasciala, è troppo bella”. Ed è bella davvero, e ti entra dentro sul serio come certi freddi alla fermata che pervadono le ossa e le mani e quanto avresti voluto portarti i guanti, e imprechi però pure ti senti vivo».
«Bello».
«Cosa?».
«Bello voler vivere tutto, anche il freddo, anche le cose tristi, se hanno un valore».
«Bello».
«Cosa?».
«Bello parlarti e scoprire che ascolti sul serio».
«Aspetto le mie motivazioni, però, eh».
«Giusto giusto, non divaghiamo troppo. Amo l’inverno perché rende visibili i miglioramenti senza troppi giri di parole; cammini con le mani mezze blu per il freddo, entri in una caffetteria e nel giro di poco riprendono un colore (e calore) accettabile. Per questo ci cerchiamo un buon cappuccino, prima che mi cadano le dita preferibilmente, che di solito le tengo in tasca ma come faccio a passeggiare senza indicarti i posti?».
«Dove lo prendiamo questo cappuccino?».
«Lo prendiamo da Zucca, perché è buono, sulla strada, al bancone, e in questa stagione la gente qua dentro ha dei cappotti bellissimi che possiamo commentare».
«Amo i cappotti. Amo anche le colazioni al bancone, mi ricordano le partenze per i viaggi, specie se fatte un po’ di fretta».
«Nel nostro piccolo puoi prenderlo come un viaggio. Un viaggio che ci conduce a scoprire dove sono, se ci sono, le Luci d’Artista, e a parlare delle altre ‘luci’ che con orgoglio provano a fare la loro parte coperte da tanta responsabilità».
«I pianeti in via Po ci sono ancora?».
«Facciamo il giro largo, ce la teniamo come scoperta del pomeriggio, appena cala un po’ il buio».
«Intanto?».
«Intanto ho da dimostrarti perché Torino è magica in questo periodo; ho da portarti a vedere i bambini che si rincorrono in piazza Carignano con i cappelli coi ponpon in testa e il lungo Po lato Valentino che ogni tanto mi sembra di guardare il mare d’inverno».
«Quant’è bello il mare in inverno, un po’ malinconico».
«Molto poetico. Come gli studenti che entrano ad Architettura nel Castello del Valentino, come le signore coi carretti fra i banchi del mercato di via Madama con zero gradi, come la quiete di certi locali in San Salvario, alcuni anche amici miei, che durante il giorno si preparano alla sera».
«Verremo anche noi?».
«Verremo anche noi, ma forse prima sarebbe meglio mangiare qualcosa che si è fatta una certa. Magari in uno dei tanti posticini in zona, in una piola oppure alla Fucina, un ‘ristorantino’ in via Madama con poche cose ma buone. Se ti va prendiamo il caffè da Orso, qui vicino, così vediamo che ci riserva il futuro nei fondi di tazzina. Non ci mettiamo lo zucchero e ci diamo la carica per andare a vedere finalmente se i pianeti in via Po ci sono o meno».
«Non potrei essere più d’accordo».
«E passeggiando vediamo se hanno aperto in via Carlo Alberto quel posto nuovo che fa i brunch in stile americano, con torta, uova, salsiccia e quant’altro, e leggiamo qualche passo di quella favola sospesa sopra le nostre teste che tratta di boschi, silenzi e sonagli».
«Forse si leggono poche favole negli ultimi tempi, è bello farlo almeno a Natale».
«Già, ci sono il clima, i colori, i tepori giusti. Nasi rossi da film visti di pomeriggio in sale piccole con poltrone comode, in cui addormentarsi non è un reato. Me lo guarderei un film con te, qualcosa di leggero, con una buona tavolozza di emozioni, di quelli che ti prendono e quando esci ti stupisci del buio già calato».
«Cosa guardiamo, però?».
«Non saprei, andiamo a comprare un giornale, godiamoci l’ingresso in piazza Vittorio e decidiamo seduti su una panchina mentre corrono i tram».
«Molto parigino come programma».
«Torinese, eh. Giuro che, se non ci fossi tu con me, mi addormenterei sicuramente».
«E se ad addormentarmi fossi io?»
«No, dai, sei troppo più forte di me. Comunque potrebbe tornare utile, perché dopo ti porto a mangiare un risotto ben caldo in via San Francesco da Paola e poi ti mostro un locale in Sansa mezzo danese, che potremmo essere nella zona di Nyhavn a Copenaghen. Coi cocktail ben studiati e lo zenzero quasi ovunque; che a me non fa impazzire ma è di moda. Usciremo e farà freddo e i colori avranno tonalità diverse e il respirò ci precederà».
«E poi?».
«E poi ti ho preso un regalo, spero ti piaccia. Se ti va lo apriamo a mezzanotte. E poi ti accompagno a casa, aspetto l’anno nuovo, spero di rivederti».
«E poi grazie per tutto. Tranquillo, il regalo lo apriamo a mezzanotte, al resto penseremo dopo».
(foto ROBERTA LAVAGNO)