SANITÀ PUBBLICA O INTEGRATA? COM’È MESSA L’ITALIA? DOVE VA BENE E DOVE VA MALE? TANTE DOMANDE A CUI PROVIAMO A RISPONDERE CON DATI E CON UNA BELLA CHIACCHIERATA CON GLI ESPERTI DI FALGAR
Parliamo di sanità, anche se non è mai facile. Se vi fate un giro su internet troverete un sacco di video o articoli che confrontano ad esempio il famoso modello americano a quello cosiddetto “statale” di molti paesi europei (se vi interessa come funziona la sanità in USA suggeriamo un bel video del giornalista Francesco Costa che ve lo spiega bene).
Dicevamo, non è facile parlare di sanità, sia perché i modelli di riferimento sono molto diversi di Paese in Paese, sia perché la stessa raccolta dati può essere drasticamente differente. Quindi probabilmente, per ragionare sulla sanità italiana, è meglio “restringere” il campo del confronto a quello con gli altri paesi dell’Unione Europea; spesso simili in tema di strutture sanitarie, e anche di rilevamento dei dati (che di certo non fa male).
Premessa necessaria: impossibile non citare l’importanza del Covid che ha da una parte rivelato zone “oscure” dei modelli sanitari europei, e dall’altra spinto molti paesi a ricordarsi dell’importanza degli investimenti in ambito sanitario. Quindi per certi versi esiste un’epoca pre e post Covid se ci ritroviamo a parlare di UE e sanità. Occorre tenerlo presente.
Bene, partiamo con un po’ di dati che arrivano direttamente dall’OCSE: l’Italia in ambito di sanità (bisogna dirlo) è da moltissimo tempo tra i primissimi paesi al mondo, per servizi, costi ed efficacia. Le strutture italiane, specie al Nord, sono considerate tra le migliori del mondo, e stesso discorso vale per i professionisti che vi lavorano. Questo ecosistema, in larga parte virtuoso, presenta però anche diverse “ombre”, che approfondiamo attraverso i dati.
L’Italia è stabilmente in Top 10 (in positivo chiaramente) per quanto riguarda tasso di mortalità e aspettativa di vita rispetto a tutti i paesi UE, con picchi sull’aspettativa di vita che ha raggiunto in alcuni anni il podio (sù c’è quasi sempre la Svizzera). Quindi in Italia si vive molto a lungo e, di conseguenza, si muore anche “poco”, dati alla mano. E sicuramente tutto ciò è merito anche del nostro sistema sanitario; le cui pecche però si svelano abbastanza immediatamente approfondendo dati più specifici.
Se osserviamo il numero di medici/abitanti ci rendiamo conto che l’Italia è fuori dalla Top 10 europea; nel rapporto infermieri/abitanti non è nemmeno in Top 20, e stesso discorso vale per il numero dei posti letti confrontati con il numero degli abitanti. Carenza di personale dunque e anche delle strutture. Perché? Per tanti motivi. Uno di questi ce lo indica un altro dato: nel rapporto PIL/investimenti in sanità l’Italia è nuovamente fuori dalle prime 10 posizioni UE; e questo ci mostra quanto il nostro Paese avrebbe bisogno di nuove risorse economiche per sostenere la Sanità.
Non è facile parlare di sanità, sia per i modelli di riferimento che per la raccolta datiDi fronte a una situazione di questo tipo, tra diverse luci, ma anche cospicue ombre, molte persone oggi scelgono pacchetti assicurativi, convenzioni, partner consulenziali che si occupano proprio di assistenza in ambito medico-sanitario.
Abbiamo parlato con i professionisti di Falgar, agenzia Reale Mutua di Torino, specializzata in consulenze assicurative e assistenziali, per andare più a fondo nella questione.
Dott. Garrone, a che punto siamo con la sanità?
«Non tocca a me dirlo, però quello che stiamo osservando negli ultimi anni è che tante persone, specie a tutela dei nuclei familiari, scelgono di investire in pacchetti di assistenza, che aggiungono degli evidenti “plus” alla sanità ordinaria, integrando pubblico e privato».
Qualche esempio?
«Posso citare Mynet, il servizio online di accesso ai network convenzionati con Blue Assistance e con Virtual Hospital».
Per noi “atei”?
«In pratica è una piattaforma per l’assistenza alla famiglia. Uno strumento che dà accesso a consulenze con specialisti, visite in strutture convenzionate sempre di alta qualità, agevolazioni economiche importanti… Insomma si tratta di un servizio comodo, aggiuntivo, per stare più tranquilli in ambito medico-sanitario (e non solo), e soprattutto per coprire tutta la famiglia. Costa relativamente poco, si usa solo quando serve, e si integra bene con le restanti prestazioni del SSN».
Le aziende usano servizi come questo?
«Per le imprese esistono soluzioni dedicate che le attività come Falgar costruiscono su misura in base alle necessità».
Le aziende che scelgono una vostra consulenza sono un segnale di crisi per la sanità italiana?
«Preferisco interpretare la scelta di affidarsi a dei professionisti come una voglia di prendersi cura dei propri dipendenti in maniera seria. L’assistenza medico-sanitaria deve essere parte delle strategie di welfare delle imprese. Oggi in parte già lo è, e in futuro lo sarà sempre di più».