News

Occhi da guida

Torino Magica

di Tommaso Cenni

Inverno 2023

GUARDARE LA CITTÀ CON GLI OCCHI DI UNA GUIDA SIGNIFICA OSSERVARLA DA UNA PROSPETTIVA DIVERSA; VEDERE UN PO' DI PIÙ. PER QUESTO, CON BURTON IN COPERTINA, E IL DESIDERIO DI DISEGNARE UNA TORINO MAGICA E MISTERIOSA, CI SIAMO AFFIDATI A CHI LA TORINO MAGICA L'HA INVENTATA 26 ANNI FA: SOMEWHERE TOUR E LA SUA DIRETTRICE LAURA AUDI

Bologna la dotta, Genova la superba, Venezia serena (anzi “serenissima”), Torino Magica. Le città hanno anima e reputazione, anche se a volte non è semplice scovarne l’origine (specie se si mescolano mito e letteratura). Il rapporto tra Torino e la magia è secondo leggenda antichissimo: Eridano, re egizio, passando per il mare e poi per la Liguria, giunse in questa pianura e creò una città, che è appunto Torino. Alla faccia dei romani. O almeno così riporta Emanuele Tesauro, torinese, storico, drammaturgo (scrisse, tra le altre cose, Il cannocchiale aristotelico). Da allora Torino è città magica, misteriosa, esoterica nel senso letterale del termine, ovvero nascosta ai più; come fa con i palazzi, belli e austeri, che racchiudono cortili da fiaba. Torino, al contrario di tantissime altre città, può essere raccontata anche da un punto di vista non razionale, anzi ci invita a farlo, perché è nel suo DNA. È nata così, 26 anni fa, quasi naturalmente, l’idea di un tour turistico alternativo, alla scoperta della Torino Magica,  di quella Sotterranea, e di altre Torino tutte da scoprire.

Torino Magica - La primavera la statua più a sinistra della fontana

La primavera la statua più a sinistra della fontana

Ma, nella città dal lessico esoterico, spesso gli aspetti più interessanti si trovano cambiando la prospettiva (magari mettendosi degli occhi da guida)

«Volevo diventasse un altro dei motivi per cui venire in città» ci ha confessato Laura Audi, direttrice di Somewhere Tour, ideale “Virgilio” a cui ci siamo affidati per questo viaggio con gli occhi di una guida attraverso la magia di Torino.

Il nostro tour comincia, a piedi, da piazza Solferino e dalla sua Fontana Angelica. In realtà questa fontana doveva sorgere di fronte al Duomo, ma quella allocazione non è mai stata permessa. Un divieto non casuale, che ben ci introduce alle straordinarie particolarità della fontana. Iniziamo a guardarla frontalmente (“e se no come?” direte voi; ma abbiate fede): davanti a noi quattro statue, due ai lati e due centrali. Chi sono? O meglio, cosa rappresentano? Doveva essere la fontana delle quattro stagioni, e invece non lo è.

Torino Magica - Dettaglio della Fontana AngelicaAll’estrema sinistra la primavera, ovvero la verità non ancora espressa che, nella figura del bambino, si sta dirigendo verso l’acqua. L’acqua di Talete, l’acqua simbolo massonico della conoscenza. All’altro capo, un’altra figura femminile, simboleggia l’estate, la consapevolezza, la magia che si è fatta scienza. Nel centro della fontana due giganti si guardano e sembrano fare la guardia a una “porta” creata dai getti d’acqua. Uno guarda il prima, l’altro il post, e custodiscono il “portale” che conduce all’oltre; a ciò che si ottiene una volta affrontato il percorso, una volta abbeverati alla fonte della conoscenza e dissetati. Ma, nella città dal lessico esoterico, spesso gli aspetti più interessanti si trovano cambiando la prospettiva (magari mettendosi degli occhi da guida).

Giriamo intorno alla Fontana Angelica e notiamo, nascoste, delle figure di bambini, che sicuramente non possono essere qui per caso. A sinistra uno di loro tiene in mano un pesce, in greco ΙΧΘΥΣ, ovvero ichthys, acronimo di “Gesù Cristo figlio di Dio salvatore”, che era il codice con cui i cristiani antichi nominavano Cristo; e questo bambino porge il pesce a un altro, che ha i capelli come un sole, e raffigura per questi elementi Cristo stesso. Un Cristo che erge sulla propria testa il Vello d’Oro, incarnazione della conoscenza assoluta, ponendo quindi la verità cristiana al di sotto di un certo tipo di completezza, sempre in divenire, mai giunta.

Torino Magica - Cambia la prospettiva, cambia il significato della Fontana Angelica

Cambia la prospettiva, cambia il significato della Fontana Angelica

La densità massonica di Torino è però abbastanza unica; tanti sono i riferimenti massonici in città quanti i giorni di pioggia a Bruxelles, in pratica sempre e ovunque. Infatti, a due passi da piazza Solferino, in via Alfieri al civico 19, incrociamo un portone Ottocentesco, di un legno meraviglioso, cosparso di simboli. Una squadra incrocia un compasso, sovrapponendo razionalità e creatività, misura e infinito. Qui c’era una loggia massonica, sotterranea, e ce lo raccontano anche i buchi a forma di occhi che ci spiano dal pavimento lungo l’isolato, sono gli Occhi di Horus. Con lo sguardo di una guida niente è casuale, possiamo assicurarvelo.

Torino Magica - I diavolacci di via dell'Arsenale 21

I diavolacci di via dell’Arsenale 21

Via Alfieri e vie limitrofe ci donano poi la bella possibilità di osservare, passeggiando, diversi mascheroni con volti terrificanti, posizionati sulle facciate dei palazzi. Mostri, creature bizzarre, diavolacci. Sono i Guardiani della Soglia. Posizionati per tenere lontani gli spiriti maligni. Ci sono loro a proteggere le case, impressionanti e combattivi, non gli angeli. Tra i più suggestivi ci sono sicuramente i due che proteggono l’entrata di un imponente palazzo in via dell’Arsenale 21. Reggono ciascuno una lampada, hanno le ali ormai solo di ossa, completamente scarnificate, con la coda attorcigliata attorno alle zampacce e la lingua aguzza tirata di fuori. Li hanno legati tanto tempo fa alle pareti, così che non volino via, e da allora fanno la linguaccia all’Arcivescovado di Torino, che è da sempre proprio qui di fronte.

Notiamo poi una bizzarra coincidenza: spesso questi palazzi, protetti dai guardiani, oggi sono banche e casse di risparmio. Molteplici le interpretazioni (e anche le provocazioni) possibili; ma mentre ragioniamo Laura prosegue con il suo tour privatissimo, e ci conduce prima in via Alfieri 7 (altri Guardiani spaventosi), poi in via XX Settembre (ancora gorgoni inquietanti) e infine alla Porta del Diavolo, in via Alfieri 40, un capolavoro di leggende e arte. Una porta dagli infiniti significati allegorici, tirata su in una notte sola, che incanta turisti da tutto il mondo. Noi la abbiamo già raccontata in un altro tour con occhi da guida, ma non potevamo proprio non farci un salto (voi fatevela raccontare da Somewhere).

Altra riflessione: Torino è bella perché ha un’identità sua e solo sua. Anche nel modo in cui è illuminata: lascia voce alle ombre, mantiene il fascino del semibuio, non svela mai tutto. Non lo fa neanche in piazza San Carlo, il suo salotto, che a quest’ora, con le luci soffuse, è semplicemente mozzafiato. Noi ci concentriamo però ancora sulle decorazioni che adornano praticamente ogni palazzo. Piazza San Carlo è il calderone della città (oltreché come detto il “salotto”), e mescola demonio e acquasanta. E quindi, se volete affrontare un’ardua sfida, provate a contare i diavoli raffigurati sui palazzi della piazza. Impossibile individuarli tutti, alcuni sono anche minuscoli, perché il motivo della loro presenza non era estetico, ma difensivo. Le luci oggi inquadrano i medaglioni simbolo della gloria dei Savoia, ma non illuminano mai (e non a caso) i volti dei diavoli posti poco sopra, che, dall’ombra, vegliano e osservano Torino da sempre. Li volevano lì i Savoia, ma non è mai stata decisione da enunciare ai quattro venti.

Torino Magica - I diavoli che ci osservano dall'ombra e i Guardiani della Soglia

I diavoli che ci osservano dall’ombra e i Guardiani della Soglia

Il tour prosegue poi in piazza Castello, perché qui ci attende il centro della magia bianca (quella nera è in piazza Statuto) e il fantasma di Maria Cristina di Francia, che i Savoia diedero in sposa a Vittorio Amedeo I; e che, come spesso capitava ai Savoia, rimase vedova (lei dice, e cito, “finalmente”) per ritrovarsi a governare da sola. Amata in parte, ma soprattutto non sopportata molto in quanto straniera, non fu trattata mai bene dai piemontesi, che la accusavano di essere, insomma, una poco di buono. In realtà le fonti (e lei stessa stasera) ci parlano sì di qualche “mistero”, ma soprattutto del grande amore per Filippo d’Agliè, amante, grande organizzatore di feste e poeta di poesie che dedicava proprio alla regina; firmandosi tra l’altro con lo pseudonimo (mica tanto) di Filindo il Costante. Salutata la “dama bianca”, raggiungiamo piazza del Municipio.

Torino Magica - Madama Cristina ci racconta la sua storia in piazzetta Reale

Madama Cristina ci racconta la sua storia in piazzetta Reale

In questa piazza, adornata da una delle “luci d’artista” più azzeccate della città, ci fermiamo per parlare di storie di streghe e altre gogne “particolari”. Qui infatti venivano punite le streghe, ma anche chi praticava, o ancora chi (e sia mai!) metteva a repentaglio la vita del re con trucchetti pericolosi come bambole voodoo o fantocci simili. I reali amavano la magia, soprattutto l’alchimia (si dice che sotto palazzo Reale ci fossero le grotte degli esperimenti alchemici commissionati dai Savoia; ci si arriva dopo tre giri intorno alla fontana dei Giardini, provateci), e quindi, rispettandola, la temevano anche moltissimo. Impiccagione, smembramento del corpo, suddivisione dei pezzi dello stesso in luoghi diversi… Chi praticava la magia per scopi maligni, non faceva una bella fine. E i casi, anche un po’ “artefatti”, sono diversi. Ma qui, in piazza del Municipio, v’era anche la punizione di coloro che operavano bancarotta. La pena? Legati con le mani dietro la schiena, venivano issati e fatti ricadere su di un masso con le natiche. Scusando in anticipo il francesismo: dire oggi “andare dal culo” viene proprio da questa pratica. Ma sai che alla fine gli avvocati…

Ultima tappa la meno conosciuta, lasciata appositamente in chiusura. Andiamo in via Bava 6. Cosa c’è? Oggi niente, ma 123 anni fa c’era la Bottiglieria Cinzano, locanda del signor Bartolomeo Fumero. Nel novembre 1900 tra queste mura si verificarono avvenimenti inspiegabili. Fenomeni di poltergeist, con sedie svolazzanti, tavoli ballanti e bottiglie rotte (lo riferisce anche la Gazzetta Piemontese in un articolo del 19 novembre). A investigare sul caso, come in una serie TV, fu chiamato il corpo di polizia, affiancato dal professor Lombroso, scienziato, studioso, positivista, padre dell’antropologia criminale. Lombroso condusse le indagini, interrogò i clienti abituali, fece allontanare a turno i titolari. I fenomeni continuarono in ogni caso, senza apparente motivazione, e poi cessarono improvvisamente. Lombroso documentò tutto in una relazione, ma non trovò mai una spiegazione razionale alla vicenda. In via Bava 6 una parte del suo pensiero cambiò per sempre.

Torino è sempre bella, lo è ancora di più vista con gli occhi di una guida; stavolta in salsa magica, un po’ noir, esotericamente affascinante. E lo è certamente di più quando ci raccontano, una fresca sera di novembre, di un Cesare Lombroso in formato detective, che indaga su fenomeni paranormali in una Torino mai davvero compresa fino in fondo. Che ci sia spazio per una serie Netflix? Noi diciamo di sì.

 

Per info su tutti i tour: www.somewhere.it

 

(foto CHIARA ARLOTTA)